Il diritto all'educazione dei prigionieri. Un rapporto del relatore speciale per il diritto all'educazione

È stato recentemente presentato al Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite un nuovo rapporto sull'accesso all'educazione nelle prigioni del Relatore speciale per il diritto all'educazione, Vernor Muñoz.

Nel rapporto, Muñoz si riferisce ai Principi basilari per il trattamento dei prigionieri, una Risoluzione (A/RES/45/111) adottata dall'Assemblea Generale della Nazioni Unite nel 1990, che afferma che le persone in carcere conservano i diritti umani e le libertà fondamentali enunciati nella Dichiarazione Universale del 1948, compreso il diritto di “prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici” (Articolo 27, Dichiarazione Universale dei diritti umani).

Secondo il Relatore speciale, “la dignità umana, cuore dei diritti umani, implica rispetto per l'individuo nella sua attualità e anche nel suo potenziale. Dal momento che l'educazione si occupa unicamente e preminentemente dell'apprendimento e di soddisfare il potenziale e lo sviluppo della persona, dovrebbe quindi essere una preoccupazione fondamentale non semplicemente un accessorio funzionale se le risorse lo consentono”.

Uno degli ostacoli maggiori all'educazione dei prigionieri identificata da Muñoz è l'indifferenza pubblica e l'ignoranza favoreggiate da “media mal informati e mal consigliati che pongono l'attenzione esclusivamente su eventi violenti di individui non rappresentativi.   Ciò contribuisce a creare una riluttanza generale ad includere il diritto all'educazione dei prigionieri nelle legislazioni nazionali.

Gli stessi istituiti correttivi spesso collegano le opportunità di educazione alla gestione della prigione piuttosto che trattare l'educazione come un diritto fondamentale. Anche nelle istituzioni che hanno programmi di formazione ci sono molti problemi che vengono descritti nel rapporto dagli stessi carcerati.

Si stima che globalmente ci siano più di 9 milioni di persone in prigione, sia in condizione di detenuti in attesa di un processo, sia in condizione di condannati. Nella maggioranza dei paesi la popolazione carceraria è in crescita.

Il numero delle donne in prigione è di molto inferiore a quello degli uomini, attorno ad una media del 4% del totale. Sono generalmente giovani, povere, disoccupate, con uno scarso livello di educazione e poche capacità.

Bambini e giovani fanno parte di questa popolazione: statistiche mondiali stimano che in tutto il mondo ci siano almeno un milione di minori in stato di detenzione, la maggior parte maschi.

Il Relatore speciale ha fatto diverse raccomandazioni specifiche nel suo rapporto per aiutare i governi ad affrontare questi problemi e sviluppare le buone pratiche. In più il rapporto raccomanda che: l'educazione della popolazione in stato di detenzione debba essere garantita e stabilita in strumenti costituzionali o in leggi; che i progrmmi per l'educazione dei prigionieri siano finanziati con fondi pubblici e che almeno il curriculum dell'educazione primaria obbligatoria venga offerto.

Maggiori informazioni presso la pagina del Relatore speciale per il diritto all'educazione.


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