Il ruolo dell'ONU nella gestione e risoluzione delle crisi internazionali: recenti sviluppi
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In queste settimane, le situazioni di violenza e di emergenza umanitaria in diverse parti del mondo riportano l’attenzione al possibile e auspicabile ruolo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite nel perseguire gli obiettivi di pace e sicurezza internazionali. Occorre sottolineare che il Consiglio di sicurezza ha reagito a tali eventi in maniera no uniforme, a testimonianza delle difficoltà in cui versa il sistema di sicurezza collettiva. In queste pagine saranno presentate le ultime attività dell’Organizzazione in relazione alla crisi irachena, alla situazione ad Haiti, all’emergenza in Sudan e con riferimento alla minaccia posta dalle armi di distruzione di massa in possesso di attori non-statali.
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Iraq
- Il 27 aprile, il Consigliere speciale delle Nazioni Unite, Lakhdar Brahimi, ha espresso al Consiglio di sicurezza l’intendimento di riprendere i negoziati con gli iracheni per raggiungere un accordo intorno alla composizione del governo che succederà all’Autorità provvisoria, ponendo così formalmente fine all’occupazione, alla data del 30 giugno 2004.
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- Brahimi ha riferito nel suo intervento al Consiglio di Sicurezza della missione in Iraq, nella quale, per 11 giorni, è stato impegnato in consultazioni con diversi esponenti della società irachena. Brahimi non ha mancato di esprimere la preoccupazione per la situazione di emergenza e di continue violenze in alcune zone dell’Iraq, in particolare a Falluja.
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- Il Consiglio di sicurezza, in una dichiarazione della Presidenza, ha manifestato apprezzamento per il lavoro di Brahimi e per le proposte da egli formulate intorno alla formazione del governo iracheno dopo il 30 giugno.
- Negli ultimi giorni il Segretario generale è intervenuto sia sulle accuse di corruzione in relazione alla gestione del programma ‘Oil for Food’ - sul quale Annan ha istituito una commissione di inchiesta -, sia ancora per esprimere la sua preoccupazione e lo sdegno per le immagini televisive delle torture inferte dagli eserciti americano e britannico ai prigionieri iracheni.
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Attori non-statali e impiego di armi di distruzione di massa
- Dopo circa sei mesi di negoziati e un dibattito pubblico che il 22 aprile ha visto intervenire al Consiglio di sicurezza numerosi rappresentanti degli Stati membri, il Consiglio di Sicurezza ha adottato il 28 aprile un’importante risoluzione (S/RES/1450) sulla non proliferazione di armi di distruzione di massa (15 voti a favore, nessun astenuto, nessun contrario).
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- Agendo sulla base del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, il Consiglio di sicurezza ha affermato in primo luogo che la proliferazione di armi nucleari, chimiche e biologiche costituisce una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale. Sulla scia della precedente ris.1373 (2001) in materia di lotta al terrorismo internazionale, il Consiglio di sicurezza esercita funzioni di carattere essenzialmente legislativo, imponendo a tutti gli Stati membri una serie di obblighi di carattere generale e astratto in relazione al traffico e al possesso da parte di attori non-statali di armi di distruzione di massa. Gli Stati pertanto dovranno anzitutto astenersi dal fornire qualsiasi forma di appoggio ad attori non-statali che tentino di acquisire, trafficare, sviluppare e, infine, usare armi nucleari, chimiche e biologiche.
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- Ai paragrafi operativi 2 e 3 agli Stati è fatto obbligo di adottare e attuare provvedimenti legislativi che proibiscano a singoli e gruppi di acquisire, sviluppare e commercializzare tali armi, in particolare a fini terroristici; gli Stati dovranno inoltre porre in essere adeguate misure di controllo volte a prevenire qualsiasi rischio di proliferazione di armi di distruzione di massa.
- Ai sensi del paragrafo 4, è istituito, per una durata non superiore a due anni, un Comitato che riferirà al Consiglio di sicurezza sull’attuazione delle misure contenute nella risoluzione. A tal fine, gli Stati dovranno presentare entro sei mesi dall’adozione della risoluzione un primo rapporto.
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- Vale la pena in conclusione osservare, che il Consiglio di sicurezza ha ritenuto di dover precisare che gli obblighi contenuti nella risoluzione non siano in alcun modo da interpretarsi come confliggenti con i diritti e gli obblighi contenuti in precedenti accordi internazionali: il Trattato di non proliferazione nucleare, la convenzione sulla armi chimiche e la Convenzione sulle armi biologiche.
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La situazione ad Haiti: invio di una missione di peacekeeping
- Il 30 aprile il Consiglio di Sicurezza ha adottato la ris.1452 (2004) nella quale si decide l’invio di una missione di peacekeeping ad Haiti, al fine di fornire un aiuto a stabilizzare il Paese, costituire istituzioni democratiche e indire libere elezioni. Ai sensi della risoluzione, la Missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite ad Haiti (MINUSTAH) che a partire dal primo giugno succederà alla forza multinazionale guidata dagli Stati Uniti, la quale era stata autorizzata dal Consiglio nella precedente ris.1529 (2004). Nell’esercizio del suo mandato iniziale di sei mesi, la Missione, composta da una truppa di 6700 elementi e da 1622 agenti di polizia, coordinerà le sue operazioni con l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) e la Comunità caraibica (CARICOM).
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La catastrofe di Darfur in Sudan
- Da diversi mesi la situazione del Darfur in Sudan è particolarmente critica. Gli scontri tra l’esercito di Khartoum e i gruppi ribelli (Movimento per la Liberazione del Sudan – SLM - e del Movimento per la Giustizia e l’Uguaglianza – Jem ) hanno causato una vera catastrofe umanitaria: morti, devastazioni e saccheggi hanno colpito la popolazione civile. Nemmeno il cessate il fuoco dell’8 aprile, a sancire una tregua di 45 giorni ha posto fine delle ostilità: le uccisioni sono continuate, secondo fonti delle Nazioni Unite, a centinaia.
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- Tra il 28 e il 30 Aprile una Missione di alto livello delle Nazioni Unite, guidata dal Direttore esecutivo del World Food Programme (WFP), James Morris, ha effettuato una ricognizione della situazione umanitaria nella regione. La missione, di cui faceva parte l’Inviato speciale del Segretario generale per gli affari umanitari in Sudan, Tom Eric Vraalsen, ha incontrato membri del governo e delle istituzioni internazionali, rappresentanti delle organizzazioni non governative e della società civile.
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- I componenti della Missione, nel riferire della catastrofe, delle uccisioni e dell’altro numero di profughi e di rifugiati nel vicino Ciad, hanno espresso l’urgenza di disporre di nuove risorse affinché le Nazioni Unite possa aumentare la propria capacità operativa nella regione, per far fronte con nuovi mezzi e personale all’impegno umanitario.
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