Le spese militari in Italia e nel mondo

 

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Il SIPRI, l’Istituto Internazionale di Stoccolma per la Ricerca sulla Pace (www.sipro.org) ha di recente pubblicato il rapporto “SIPRI Yearbook 2007: Armaments, Disarmament and International Security” in cui vengono resi noti i dati relativi alla spesa militare mondiale negli ultimi anni.

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Secondo le stime fornite da questo Istituto, il totale delle spesa militare mondiale del 2006 ammonta a 1.158 miliardi di dollari, con un aumento del 3,5% rispetto al 2005. Questa cifra è pari a circa il 2,5 del PIL mondiale, e corrisponde ad una spesa media pro-capite di 177 dollari (rispetto ai 173 del 2005).

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Inoltre, dal 1997 al 2006, ed in modo più consistente a partire dalla fine del 2001 a causa delle operazioni militari in Afghanistan e Iraq, la spesa militare mondiale è aumentata complessivamente del 37%. Considerando i dati disaggregati per regione, gli aumenti più consistenti si sono registrati, nell’ordine, nei Paesi dell’Asia Centrale (+73%), dell’Europa dell’Est (+61%) e del Medio Oriente (+57%). I Paesi dell’Europa Occidentale hanno invece mantenuto un livello di spesa abbastanza costante nel tempo, mentre l’unica regione in cui si è verificata una diminuzione delle spese militari è l’America Centrale (-5%).

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Il trend della spesa militare mondiale è in gran parte influenzato dagli investimenti degli Stati Uniti: se tra il 2005 e il 2006 la spesa mondiale è aumentata di 39 miliardi di dollari, gli USA, che hanno incrementato la propria spesa di 24 miliardi di dollari, sono responsabili, da soli, del 62% di questo aumento. Nel 2006, quasi la metà della spesa militare mondiale è imputabile ai soli Stati Uniti che, dunque, rappresentano di gran lunga il maggior investitore mondiale in questo settore, seguiti, a notevole distanza, da Regno Unito, Francia, Cina e Giappone, con quote che si aggirano intorno al 4-5%. Questi primi 5 Paesi sono responsabili complessivamente di quasi 2/3 della spesa militare mondiale.

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L’Italia occupa l’ottavo posto di questa graduatoria, con una spesa di circa 29,9 miliardi di dollari (3% della spesa militare mondiale), pari a 24,5 miliardi di euro, circa il 2% del PIL, a fronte di uno 0,2% del PIL destinato alla cooperazione allo sviluppo.

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Nel 2007, il bilancio della Difesa http://www.difesa.it/approfondimenti/nota-aggiuntiva (che non copre tutte le spese militari italiane) ammonta a 20.194 milioni di euro, pari all’1,33% del PIL, con un aumento del 13,6% rispetto al 2006, quando il bilancio ammontava a 17.782 milioni di euro (1,23% del PIL) ed era in diminuzione rispetto al 2005 (- 6,5%).

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Alle voci in bilancio vanno aggiunti i costi per il mantenimento delle 25 operazioni militari all’estero (Testo coordinato del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4) che, nel 2007, hanno raggiunto 1.050 milioni di euro (387 milioni per la missione UNIFIL in Libano; 318 milioni per le missioni ISAF e Active Endeavour in Afghanistan, 144 milioni per le missioni nei Balcani)

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L’Italia figura anche tra i principali esportatori mondiali di armi. Secondo i dati pubblicati nell’ultima Relazione del Governo sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali d’armamento, nonché dell’esportazione e del transito dei prodotti ad alta tecnologia, presentata in Parlamento nel marzo 2007 ai sensi della Legge 185/90, nel 2006 sono state rilasciate 1183 autorizzazioni (erano 1065 nel 2005) per l’esportazione di materiali di armamento, per un valore di oltre 2 miliardi di euro, con un aumento del 61% rispetto al 2005, quando il valore delle esportazioni di materiale d’armamento era di circa 1.360 milioni di euro (dato che, a sua volta, era  in flessione rispetto al 2004 del 9,49%).

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Per quel che riguarda invece le armi leggere e di piccolo calibro, sottoposte alla normativa della Legge 110 del 1975, le Nazioni Unite (www.comtrade.un.org) segnalano l’Italia come il terzo Paese al mondo nel 2006, dopo Stati Uniti e Regno Unito, per esportazione di armi e munizioni e loro parti ed accessori, per un valore di circa 513 milioni di dollari, che rappresentano il 7,3% del totale delle esportazioni mondiali.

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Se si considera, infine, il settore costituito dalle sole pistole e revolvers (le due principali categorie di armi che fanno parte delle c.d. small arms), per lo meno dal 2003 l’Italia occupa stabilmente il secondo posto (dietro alla Germania) nella graduatoria mondiale delle esportazioni, per un ammontare complessivo, nel quadriennio 2003-2006, di circa 115 milioni di dollari (una media di circa 40 milioni di dollari all’anno), pari al 15,3% delle esportazioni mondiali.

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