Nazioni Unite: il discorso di Papa Francesco all’Assemblea Generale, New York, 25 settembre 2015
Venerdì 25 settembre, Papa Francesco si è recato in visita al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, a New York. In tale occasione, ha tenuto un discorso dinanzi all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. E’ la quinta volta nella storia che tale avvenimento si verifica: l’ultima volta fu nel 2008 in occasione del discorso tenuto da Papa Benedetto XVI.
Il Papa, nel suo discorso, ha espresso una serie di rilevanti concetti relativi all’ambito dei diritti umani. Egli ha innazittuto ribadito l’appoggio e il sostegno della Chiesa Cattolica all’Organizzazione delle Nazioni Unite, che può annoverare, tra i principali successi ottenuti nei suoi 70 anni di storia, la codifica e lo sviluppo del diritto internazionale, la costruzione della normativa internazionale dei diritti umani e il perfezionamento del diritto umanitario. E’ stata inoltre auspicata una riforma degli organi dell’Onu finalizzata a concedere a tutti i Paesi "una partecipazione e un’incidenza reale ed equa" nei processi decisionali.
Tra i compiti principali dell’Organizzazione, è stata riaffermata l’importanza dello sviluppo e della promozione dello stato di diritto e il principio, ad esso legato, di limitazione del potere. Il Pontefice sostiene che solo attraverso l’implementazione dei diritti umani e la realizzazione di una reale giustizia redistributiva il potere può essere efficacemente limitatato, affinchè non leda in alcun modo alla dignità umana.
Il Papa ha poi sottolineato l’urgenza di combattere due pericolosi mali che minacciano il mondo moderno, intimamente connessi tra loro: l’esclusione e iniquità sociale ed economica da una parte; la distruzione dell’ambiente dall’altra. Queste due realtà hanno la stessa radice, essendo entrambe frutto della “cultura dello scarto”, più volte condannata dal Pontefice. Essa, fondata su una “brama egoistica e illimitata di potere e di benessere materiale”, induce l’uomo tanto ad abusare dei mezzi materiali disponibili nell’ambiente quanto ad escludere i deboli, i poveri e i meno abili. In particolare, i più poveri sono quelli che soffrono maggiormente perché scartati dalla società, obbligati a vivere di scarti e costretti a soffrire ingiustamente le conseguenze dell’abuso dell’ambiente.
Dall’esclusione e dall’iniquità scaturiscono molti dei problemi e dellle violazioni dei diritti umani che affligono la società moderna: tratta degli esseri umani, commercio di organi e tessuti umani, sfruttamento sessuale di bambini e bambine, lavoro schiavizzato, prostituzione, traffico di droghe e di armi, terrorismo e crimine internazionale organizzato.
Per porre rimedio a tali situazioni, secondo il Papa, è necessario riaffermare con forza i diritti umani delle persone vittime di esclusione ed elaborare un vero e proprio “diritto dell’ambiente”. Le istituzioni devono sapere prendere misure concrete e realmente efficaci per affrontare tali sfide. Il Papa, a tal proposito, esprime il proprio sostegno all’Agenda 2030 adottata dall’assemblea Generale delle Nazioni Unite, ai relativi Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) e alla Conferenza di Parigi sul Clima.
Egli sostiene che “uomini e donne concrete” devono essere i reali e principali attori del proprio sviluppo. Per questo è necessario che a tutti sia garantito il diritto all’istruzione. L’educazione dev’essere alla base delle risoluzione delle problematiche relative all’esclusione e al degrado ambientale. D’altra parte, i Governi devono impegnarsi affinché tutti possano disporre di una “base minima materiale e spirituale per rendere effettiva la loro dignità e per formare e mantenere una famiglia”, considerata “cellula primaria di qualsiasi sviluppo sociale”. Tale base minima, a livello materiale, è rappresentata dal diritto ad avere casa, lavoro e terra (accesso a cibo e acqua). A livello spirituale, invece, esse è costituita dalla “libertà dello spirito”, che comprende la libertà religiosa, il diritto all’educazione e gli altri diritti civili.
La radice di tali diritti è da ricercare nel diritto alla vita e, più in generale, al diritto all’esistenza della stessa natura umana. Il Papa ribadisce che la difesa dell’ambiente e la lotta contro l’esclusione esigono il riconoscimento di alcuni limiti etici naturali, di una legge morale inscritta nella natura umana, che comprende la distinzione naturale tra uomo e donna e il rispetto assoluto della vita in tutte le sue fasi e dimensioni.
Il Papa incoraggia inoltre l’impegno dell’Onu nella risoluzione dei conflitti armati, delle persecuzioni su base etnica e religiosa, del fenomeno del terrorismo e del narcotraffico.
Infine, il Pontefice afferma che la società internazionale deve “sorgere su una retta comprensione della fraternità universale, sul rispetto della sacralità di ciascuna vita umana, di ciascun uomo e di ciascuna donna", specialmente di coloro giudicati “scartabili” (poveri, anziani, bambini, ammalati, non nati, disoccupati, abbandonati), e sulla "comprensione di una certa sacralità della natura creata". Tale comprensione si fonda su un un “grado superiore di saggezza”, capace di accettare la trascendenza, rinunciare alla costruzione di élite onnipotenti e comprendere che “il senso pieno della vita individuale e collettiva si trova nel servizio disinteressato verso gli altri e nell’uso prudente e rispettoso della creazione, per il bene comune”. A tal proposito, la civiltà moderna, ricorda il Papa, deve reggersi su principi spirituali, capaci non solo di sostenerla, ma anche di illuminarla e di animarla dall’interno.