Operazione Colomba: i volontari italiani in Libano denunciano una pericolosa escalation di violenza
I volontari italiani di Operazione Colomba, Corpo Nonviolento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, denunciano l’escalation di violenza alla quale stanno assistendo in Libano.
E’ dallo scorso 24 ottobre 2014 che si svolgono violenti scontri tra l’esercito libanese e gruppi armati affiliati al Fronte Al-Nusra e all’ISIS, in diverse zone della città. Interi quartieri sono stati evacuati e le violenze si sono spostate anche nella zona nord del Paese. Dopo tre giorni di scontri si contano 42 morti (23 miliziani, 11 soldati, 8 civili) e 150 feriti. Sono già 300 gli arrestati, sia libanesi sia siriani (sospettati di appoggiare i gruppi armati) e nei campi profughi siriani nella zona a nord di Tripoli continuano i raid dell'esercito alla ricerca dei miliziani fuggiti dalla città. Inoltre in diverse occasioni anche civili libanesi armati hanno minacciato dei campi e dato fuoco alle tende. Sulla base delle testimonianze raccolte, Libanesi e Siriani temono lo scoppio di una nuova guerra.
Dal 2013 i volontari di Operazione Colomba vivono nei campi profughi presenti nel nord del Libano (regione di Aakkar), per facilitare la convivenza tra profughi siriani e popolazione locale libanese, per creare occasioni di dialogo e per abbassare con la propria presenza il rischio di attacchi e violenze, in collaborazione con l’UNHCR- Alto Commissariato ONU per i Rifugiati. In particolare i volontari rappresentano una presenza internazionale, nonviolenta e neutrale che, sia per gli stessi profughi siriani sia per la comunità locale libanese, è fonte di maggiore sicurezza. Attraverso la condivisione della quotidianità, i volontari favoriscono il collegamento tra i reali bisogni dei profughi e chi può soddisfarli (ONU, Istituzioni...), sono chiamati a mediare le tensioni che si sviluppano con la comunità locale libanese ed elaborano, dal basso, proposte per soluzioni nonviolente al conflitto.