Pubblicato il rapporto di ActionAid “La crisi alimentare globale. Le responsabilità dei paesi membri del G8”

 

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In occasione del summit G8 di Hokkaido (Giappone), l’organizzazione ActionAid ha pubblicato il rapporto “La crisi alimentare globale. Le responsabilità dei paesi membri del G8”, in cui si analizzano le cause che hanno prodotto un aumento drammatico della povertà in tutto il mondo, e si richiede ai membri del G8 di intraprendere misure urgenti per impedire un’ulteriore escalation della crisi alimentare.

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Appena tre anni dopo la promessa fatta in sede G8 di “far diventare storia la povertà” (Make Poverty History), la crisi alimentare globale sta facendo assumere alla povertà dimensioni allarmanti. A fine 2008, il numero dei poveri rischia di raggiungere i 950 milioni rispetto agli 850 milioni attuali. Complessivamente i prezzi globali del cibo sono cresciuti dell’83% nei 36 mesi fino a febbraio 2008. Dal 2006, il prezzo del frumento è aumentato del 107%, il prezzo del riso del 38%, e quello del mais del 76%. I prezzi internazionali dei raccolti oscillano in base a quelli delle materie prime e questo causa un aumento nei prezzi della vendita al dettaglio di beni basilari come pane, pasta, carne e latte.

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Il risultato? Un decennio di progressi fatti per mandare a scuola più bambini, abbassare la mortalità infantile, ridurre la malnutrizione e combattere l’AIDS potrebbero venire letteralmente vanificati dall’aumento dei prezzi del cibo – che, secondo una stima della Banca Mondiale, porterà 100 milioni di bambini al di sotto della soglia di povertà di un dollaro al giorno nel solo 2008. Uno studio del 2001 ha mostrato che per ogni punto percentuale di aumento del prezzo del cibo, il consumo dello stesso nei paesi più poveri decresce dello 0,75%. Allo stesso modo, gli economisti dell’Università del Minnesota prevedono che per ogni punto percentuale di aumento del prezzo del cibo, il numero delle persone affamate nel mondo crescerà di 16 milioni. Su queste basi, ActionAid stima che, con i trend attuali, il numero di persone affamate e a rischio fame potrà arrivare a 1,7 miliardi, ovvero il 25% della popolazione mondiale.

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Le persone povere nei paesi in via di sviluppo già spendono approssimativamente dal 50 all’80% del proprio reddito in cibo. Le donne portano il peso maggiore di questa situazione in quanto responsabili di gran parte della produzione alimentare globale.

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Per contrastare queste dinamiche, ActionAid propone di:

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1. FERMARE I REATI VERSO L’AGRICOLTURA

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·        Gli Stati Uniti e l’UE dovrebbero rimuovere immediatamente tutte le sovvenzioni per la produzione di etanolo da mais e revocare gli obiettivi per un maggiore uso dei biocarburanti che stanno facendo aumentare i prezzi del mais e di altre materie prime.

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·        I leader del G8 dovrebbero sostenere una moratoria quinquennale sulla trasformazione delle terre coltivabili in monoculture dei biocarburanti.

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·        Invece di sovvenzionare i biocarburanti, i paesi del G8 dovrebbero aumentare la ricerca, gli investimenti e gli incentivi per sviluppare su scala industriale fonti alternative di energia rinnovabile.

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·        Il G8 dovrebbe sviluppare misure idonee per rafforzare la regolamentazione del commercio delle materie prime.

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2. PREVENIRE I CRIMINI CONTRO IL CLIMA

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ActionAid si appella ai leader del G8 affinché:

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·        Si impegnino a contenere i futuri aumenti delle temperature globali al di sotto dei 2 gradi Celsius, accettando degli obiettivi temporali vincolanti per ridurre entro il 2020 i propri livelli di emissione almeno del 25-40% rispetto a quelli del 1990.

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·        Forniscano almeno 55 miliardi di dollari degli stimati 67 miliardi annuali necessari alla lotta ai cambiamenti climatici.

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·        Il G8 deve impegnarsi ad assistere i paesi in via di sviluppo nell’accesso alle tecnologie ecosostenibili.

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·        I paesi membri del G8 devono anche fare dei passi avanti presso l’Executive Board della Banca Mondiale ponendo fine al sostegno ai carburanti fossili. Come sostiene la valutazione indipendente del 2004 sulle attività delle industrie estrattive (petrolio, gas e carbone) portata avanti dallo stesso Board, la Banca Mondiale a partire dal 2008 dovrebbe “ritirare gradualmente gli investimenti nella produzione del petrolio e destinare le sue scarse risorse agli investimenti nello sviluppo di fonti di energia rinnovabili, a progetti di riduzione delle emissioni, a tecnologie ecosostenibili, alla conservazione e all’efficienza dell’energia e ad altri progetti in cui l’uso di energia non sia legato ad emissioni di gas serra.”

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3. PORRE FINE AI FALLIMENTI DEL SETTORE AGRICOLO

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Per consentire ai paesi in via di sviluppo di ricostruire i settori della propria agricoltura, i paesi del G8 devono:

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·        Smettere di imporre regole commerciali e politiche economiche che rendono difficile per i governi del paese in via di sviluppo sostenere l’agricoltura e i piccoli agricoltori.

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·        Concordare un piano per aumentare l’aiuto all’agricoltura del G8 entro il 2012, per fornire almeno 21 miliardi di dollari oltre ai 30 miliardi che la Fao sostiene siano necessari affinché l’agricoltura dei paesi in via di sviluppo riprenda a funzionare. Questo può essere fatto se tutti i paesi del G8 stanziassero lo 0,7% del Pil entro il 2012, e lavorassero con i governi per assicurare che almeno il 10% degli aiuti e della spesa pubblica venga investito nel raggiungere la sicurezza alimentare e invertire la dipendenza dalle importazioni.

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·        Investire di più nella ricerca e nello sviluppo agricolo pubblico.

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·        Spingere per la cancellazione del 100% dei debiti insoluti di tutti i 65 paesi IDA (International Development Association) senza condizionalità economiche. In più, il G8 dovrebbe esaminare i prestiti passati per scoprire e cancellare tutti i debiti ingiusti, inclusi quelli non solvibili. Se i paesi fossero liberati dal pagamento di centinaia di milioni di dollari di debiti ai creditori del Nord, ogni anno potrebbero investire questi risparmi per la riduzione della povertà, concentrando maggiori investimenti pubblici nell’agricoltura.

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·        Abolire gli aiuti umanitari e sostituirli con donazioni in denaro al World Food

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Programme o ai governi locali per comprare cibo a livello locale o regionale, facendo

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un uso più efficiente delle risorse scarse e supportando lo sviluppo di mercati locali e

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regionali.

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 “Gli Stati membri dovrebbero mettersi in moto per rispettare il godimento del diritto al cibo negli altri paesi, per proteggere quel diritto, per facilitare l’accesso al cibo e per fornire l’aiuto necessario dove richiesto”.

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(Comitato delle Nazioni Unite sui diritti economici, sociali e culturali, General Comment n. 12The right to adequate food (art. 11 of the International Covenant on Economic, Social and Cultural Rights”), maggio 1999).

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Il rapporto di ActionAid è disponibile in lingua inglese all’idirizzo: http://www.actionaid.org/assets/pdf%5CJapan_G8.pdf;

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La sintesi in italiano è disponibile all’indirizzo: http://www.azioneaiuto.it/fileViewAction.do?xclass=Multimediafile&field=file&width=0&height=0&mime=application/pdf&id=23800  

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Per ulteriori informazioni:

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http://www.g8summit.go.jp/eng/

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http://www.actionaid.org/

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http://www.azioneaiuto.it/

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Cfr. anche il rapporto 2008 “L’Italia e la lotta alla povertà nel mondo