Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla Palestina: Le pratiche carcerarie illegali di Israele nei territori palestinesi occupati si sono trasformate in una prigione a cielo aperto
Il rapporto presentato da Francesca Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla Palestina, al Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU nel giugno scorso denuncia l'uso da parte di Israele di vari mezzi, tra cui fisici, burocratici, militari e di sorveglianza, per "de-palestinizzare" il territorio occupato, mettendo così in pericolo l'esistenza dei palestinesi come popolo.
Albanese fornisce una visione dettagliata del sistema di controllo composto da livelli multipli e interconnessi di confinamento, che ha trasformato la vita dei palestinesi in un continuum carcerario, assimilabile a una prigione a cielo aperto costantemente sorvegliata. Il rapporto documenta diverse azioni di Israele, come il sequestro arbitrario di terra e lo sfollamento forzato dei palestinesi, che rientrano nel quadro del colonialismo di insediamento.
La relatrice speciale sottolinea l'importanza che la comunità internazionale riconosca l'illegalità dell'occupazione israeliana e dell'apartheid, e afferma che non basta affrontare solo alcune delle conseguenze più gravi di queste azioni, ma è necessario porvi fine per ripristinare lo stato di diritto e la giustizia.
Il rapporto affronta anche la questione delle violazioni del diritto internazionale da parte delle autorità palestinesi, che contribuiscono a rafforzare il regime imposto dall'occupazione.
Uno degli aspetti rilevanti del rapporto è la descrizione della sorveglianza digitale da parte di Israele, che rinforza il controllo sul territorio occupato. I palestinesi sono costantemente monitorati tramite telecamere a circuito chiuso e altre tecnologie di sorveglianza, con intrusioni anche nei loro spazi privati tramite il monitoraggio delle attività online e dei telefoni cellulari. Albanese sostiene che l'occupazione ha incentivato lo sviluppo di potenti tecnologie di sorveglianza da parte di Israele, come il riconoscimento facciale, i droni e il monitoraggio dei social media. Queste pratiche di sorveglianza, secondo la relatrice speciale, servono a facilitare la colonizzazione del territorio palestinese.
Il rapporto di Albanese aggiorna la documentazione delle Nazioni Unite riguardante le politiche e le pratiche israeliane, evidenziando detenzioni arbitrarie, incursioni notturne con arresto di minori e il sistema legale a due livelli in Cisgiordania, dove i cittadini israeliani sono sotto la giurisdizione dei tribunali civili, mentre i palestinesi sono soggetti all'amministrazione e al sistema giudiziario delle forze di occupazione.
Infine, il rapporto cita diversi modi per raggiungere le raccomandazioni: la prima è l'abolizione del sistema israeliano che priva arbitrariamente i palestinesi della loro libertà nel territorio occupato, e la seconda invita il Procuratore della Corte Penale Internazionale a esaminare la possibile perpetrazione di crimini internazionali descritti nel rapporto.
Albanese ha dovuto condurre il suo studio a distanza, essendo stato rifiutato l'ingresso nel territorio occupato da Israele. Il suo rapporto ha suscitato aspre critiche, ma è anche stato difeso da esperti di diritto internazionale, che apprezzano la sua applicazione immediata e specifica delle norme internazionali in una situazione complessa e controversa.
Gli appelli per una pace giusta sottolineano l'importanza di diffondere il rapporto della Relatrice Speciale, in modo da sensibilizzare i rappresentanti politici e i media locali sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi.