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Rendicontazione sulla sostenibilità e due diligence aziendale: il Parlamento Europeo retrocede sugli obblighi della direttiva europea

Illustrazione di persone che collaborano per la protezione dell'ambiente e la sostenibilità
© Elenabsl

A novembre 2025, il Parlamento Europeo ha approvato l’Omnibus 1, una proposta volta a semplificare gli obblighi di rendicontazione sulla sostenibilità e sugli obblighi di due diligence per le imprese. L’obiettivo è ridurre il carico burocratico e amministrativo per le piccole imprese, offrendo loro maggior protezione dalle aziende partner più grandi, che non dovranno più dipendere dalle informazioni fornite dalle realtà minori.

La proposta è di limitare l'obbligo di rendicontazione sulla sostenibilità, in base alla regola tassonomica (classificazione degli investimenti sostenibili), alle aziende con almeno 1.750 dipendenti e un fatturato annuo netto di 450 milioni di euro. I requisiti di due diligence si applicheranno solo alle grandi corporazioni con oltre 5.000 dipendenti e un fatturato annuo netto superiore a 1,5 miliardi di euro. L'intento è consentire alle imprese di adottare un approccio basato sul rischio per monitorare e identificare il loro impatto su persone e ambiente, senza dipendere dalle informazioni dei partner minori.
Inoltre, non sarà più richiesto alle aziende di preparare un piano di transizione per allineare il loro modello di business all'Accordo di Parigi, mentre vengono previste multe per il mancato rispetto dei requisiti di due diligence. Sono previste sanzioni per il mancato rispetto dei requisiti di due diligence, con le aziende inadempienti responsabili a livello nazionale anziché UE, tenute a risarcire integralmente le vittime per i danni causati.

Queste modifiche alterano significativamente l’impianto originario della direttiva europea Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD). In particolare: 

  1. Viene eliminato l'obbligo per le imprese di dotarsi di un piano di riduzione delle emissioni, segnalando un allentamento dell’impegno europeo nella lotta al cambiamento climatico.
  2. Si indebolisce la responsabilità civile armonizzata in Europa, creando potenziali disparità nella tutela delle vittime di danni causati dalle aziende.
  3. L’applicazione della CSDDD, già limitata allo 0,05% delle aziende europee, viene ulteriormente ridotta, esentando la maggioranza delle imprese.

I negoziati con i governi membri dell’UE, che hanno già adottato la loro posizione, sono iniziati il 18 novembre, con l’obiettivo di finalizzare la legislazione entro fine 2025. Numerosi richiami sono giunti da istituzioni autorevoli come la Banca Centrale Europea e da oltre 30 ex leader europei, che hanno messo in guardia contro i rischi di una tale deregolamentazione. 

Nel frattempo, Oxfam e le organizzazioni della Campagna Impresa 2030 continuano la loro attività di lobbying richiedendo:

  • Regole comuni che garantiscano l’accesso alla giustizia;
  • Piani climatici vincolanti e non volontari;
  • Un campo di applicazione che non lasci spazio allo sfruttamento.

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Parole chiave

sostenibilità ambiente Parlamento europeo Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici