migrazione

UNHCR: il rapporto "Viaggi Disperati"

E' stato pubblicato dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR)  il Rapporto “Viaggi Disperati” che illustra il cambiamento dei modelli di flussi migratori.

Dal Rapporto emerge un cambiamento notevole nella gestione dei flussi e nelle rotte di navigazione. Ad esempio, solo in Italia il tasso di mortalità tra coloro che partono dalla Libia è salito a 1 decesso ogni 14 persone (rispetto a 1 decesso ogni 29 persone nello stesso periodo del 2017). Molto spesso, inoltre, la salute dei migranti è precaria dato che molti di loro mostrano segni di estrema debolezza e magrezza quando arrivano alla frontiera.

Oltre a questo è risultato esserci un aumento degli sbarchi in Spagna e Grecia soprattutto da parte di siriani, marocchini ed algerini (Spagna) ed iracheni e afgani (Grecia). I richiedenti asilo sbarcati in Grecia hanno affrontato lunghi periodi di permanenza sulle isole greche in condizioni drammatiche e di sovraffollamento.

Il viaggio in Europa sembra sempre più pericoloso: molte persone perdono la vita durante l’attraversata o alle frontiere esterne. Si stima che oltre 3.100 persone abbiano perso la vita in mare l’anno scorso lungo le rotte verso l’Europa ed altre 501 persone sono morte o risultano disperse dall’inizio del 2018. Il rapporto dell’UNHCR sottolinea anche gli abusi e le estorsioni subite da rifugiati e migranti per mano di trafficanti, contrabbandieri o gruppi armati lungo varie rotte verso l’Europa.

Vi sono tuttavia dei progressi nel numero di persone reinsediate in Europa lo scorso anno con un aumento del 54% dal 2016.
Un altro sviluppo positivo si è registrato alla fine dello scorso anno, quando l’UNHCR ha iniziato a favorire l’evacuazione dei rifugiati vulnerabili dalla Libia al Niger e dalla Libia verso l’Italia.

L’UNHCR è la principale organizzazione al mondo impegnata in prima linea a salvare vite umane, a proteggere i diritti di milioni di rifugiati, di sfollati e di apolidi, e a costruire per loro un futuro migliore. Lavora in 127 Paesi del mondo e si occupa di oltre 60 milioni di persone.

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