Verso un’industria tessile human rights-friendly
Lo scorso 18 dicembre 2019 l’ONG Human Rights Watch ha pubblicato un report sulla recente tendenza positiva delle aziende a divulgare informazioni trasparenti sui fornitori e sulla catena di produzione. Il report fornisce uno sguardo su questa tendenza nell’industria tessile e propone alcune raccomandazioni al fine di accrescere pratiche due diligence sui diritti umani.
Questo trend si sta rivelando un passo importante per il contrasto di violazioni e abusi dei diritti dei lavoratori nel settore dell’abbigliamento e delle calzature. Conoscere i dettagli delle fabbriche di produzione permetterebbe infatti ai sindacati e alle organizzazioni in difesa dei diritti umani di intervenire prontamente su situazioni di abuso e faciliterebbe l’elaborazione di azioni collettive preventive.
Questa iniziativa è in perfetta linea con i Principi Guida su Imprese e Diritti Umani delle Nazioni Unite pubblicati nel 2011, in attuazione del Quadro dell’ONU “Proteggere, Rispettare, Rimediare”.
Nel 2016, nove organizzazioni per i diritti umani e i diritti dei lavoratori, insieme a sindacati globali, hanno formato una coalizione per migliorare la trasparenza nella catena di produzione indumenti e calzature. Questa iniziativa ha coinvolto più di 70 aziende, alle quali la coalizione ha richiesto di rendere note informazioni sulla catena produttiva, in linea con gli standard stabiliti nel “Transparency Pledge”, tra cui nomi, indirizzi e altri dettagli sugli stabilimenti coinvolti nelle fasi di assemblaggio, colorazione e rifinitura della merce, i così noti fornitori di primo livello.
In due anni c’è stata una significativa crescita del numero di aziende che ha pubblicato le informazioni richieste. Nel 2019 il Fashion Transarency Index (FTI) ha mostrato che il 35% delle 200 aziende intervistate ha reso nota la lista dei fornitori di primo livello. Questa percentuale è tre volte maggiore rispetto all’anno 2016.
Il report prosegue chiarificando che nonostante questo aumento sia un segnale positivo, non vi è omogeneità: mentre alcune aziende stanno compiendo passi importanti, stimolando una certa “competizione alla trasparenza” nell’ambito della produzione di abbigliamento e calzature, molte altre stanno opponendo resistenza.
Allo stesso tempo, recenti sondaggi, mostrano che la richiesta di trasparenza sta aumentando anche da parte dei consumatori.
Dal 2016 Human Rights Watch supporta la campagna #GoTransparent che chiede alle aziende di agire per migliorare le condizioni dei lavoratori nelle fabbriche e diffondere informazioni su dove gli indumenti vengono prodotti, e da chi.
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