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Mass destruction
© UN Photo/Pierre-Michel Virot

Armi di distruzione di massa, armi convenzionali e tutela dei diritti umani

Autore: Centro diritti umani

Il legame tra diritti umani e armamenti - in particolare armi di distruzione di massa  - sembra evidente anche da un’analisi superficiale. Basti osservare:

  • l’incompatibilità chiarissima tra l’esistenza di armi di distruzione di massa e i diritti alla pace e alla vita; 
  • il rischio reale di limitazione dei diritti umani (in particolare dei diritti civili e politici) da parte dei governi giustificata dalla paura che Stati e singoli individui possano avere accesso ad armi di distruzione di massa;
  • l’investimento da parte dei governi di risorse nel settore militare a discapito delle voci di spesa pubblica destinate all’attuazione dei diritti economici, sociali e culturali.

Diritto alla pace. La Risoluzione 39/11 adottata dall’Assemblea generale il 12 novembre 1984, costituisce il punto di riferimento essenziale per osservare il rapporto tra armamenti e diritto alla pace.

La Dichiarazione sul diritto dei popoli alla pace allegata alla Risoluzione proclama solennemente che i popoli della Terra hanno un sacro diritto alla pace e si dichiara che la salvaguardia del diritto dei popoli alla pace e la promozione di questo diritto costituiscono un obbligo fondamentale per ogni Stato.

Occorre quindi sottolineare che lo sviluppo, la produzione e la detenzione di armi di distruzione di massa sono comportamenti in evidente contrasto con l’obbligo fondamentale sancito dalla Dichiarazione.

Diritto alla vita. Nel 1982, il Comitato diritti umani delle Nazioni Unite, incaricato di monitorare il rispetto dei diritti sanciti dal Patto internazionale sui diritti civili e politici, ha emanato un Commento generale (n.14 del 1982) sulle armi nucleari e il diritto alla vita. In questo interessante documento, il Comitato ha dapprima preso atto che numerose delegazioni di Stati membri delle Nazioni Unite avevano osservato con preoccupazione “lo sviluppo e la proliferazione di armi di distruzione di massa sempre più terrificanti, le quali non solo minacciano la vita umana ma assorbono risorse che potrebbero essere invece destinate per finalità economiche e sociali di natura vitale, in particolare a beneficio dei Paesi in via di sviluppo, e dunque per la promozione e la garanzia di godimento dei diritti umani per tutti.” Dopo essersi associato a tale preoccupazione il Comitato ha dichiarato che “è evidente che progettare, sperimentare, produrre e possedere e dispiegare armamenti nucleari costituisce una tra le maggiori minacce al diritto alla vita che l’umanità affronta oggi”. Ha quindi concluso che l’esistenza stessa e la gravità della minaccia nucleare “generano un clima di sospetto e paura tra gli Stati, che è di per se stesso controproducente alla promozione del rispetto universale e della osservanza dei diritti umani e delle libertà fondamentali, riconosciuti nella Carta delle Nazioni Unite, nella Dichiarazione universale dei diritti umani e nei Patti internazionali”.

Infine, è sufficiente considerare il valore globale delle spese militari nel mondo nel 2023 che, stando quando dichiarato dall'Istituto Internazionale di ricerche sulla Pace di Stoccolma (SIPRI), è cresciuto per il nono anno consecutivo (2243 miliardi di $) per prendere coscienza dell’ammontare delle risorse sottratte alla promozione dei diritti alla salute, alla casa, all’istruzione, alla sicurezza sociale, sanciti nel Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali. Per non parlare degli effetti deleteri sul godimento di tali diritti causati dall’utilizzo dei sistemi di armamento.

Aggiornato il

25/3/2024