Appello per la pace in Kosovo promosso dalla Tavola della Pace e dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace, Perugia, 25 marzo 1999
In queste ore, segnate da una profonda solidarietà con le popolazioni colpite da questa tragedia e da un’altrettanto profonda amarezza per le gravi responsabilità dell’Europa e dell’ONU, lanciamo un nuovo appello alla pace e alla difesa dei diritti umani.
Chiediamo ai governi della Nato di mettere fine ai bombardamenti e di ridare la parola alle Nazioni Unite, al negoziato e all’intervento umanitario. Nessuno si può sottrarre a questa prospettiva, a cominciare dal Presidente Jugoslavo, Milosevic.
Chiediamo il rispetto e l’applicazione integrale della Carta delle Nazioni Unite, del Diritto internazionale dei diritti umani e della Costituzione che impegna il nostro paese e tutte le sue istituzioni ad operare per la pace e la giustizia nel mondo. Al governo italiano chiediamo inoltre di convocare urgentemente un “Tavolo di coordinamento per il Kosovo” per valutare insieme alle organizzazioni della società civile, alle regioni e agli enti locali le iniziative da assumere.
La logica della guerra non può risolvere alcuna controversia internazionale. Anzi, come dimostra anche la storia più recente, finisce con aggravarle. L’Italia la ripudia e, oggi, ha non solo il dovere ma l’interesse ad evitare la sua prosecuzione. L’ONU è stata fondata per prevenirla ma appare chiaro che se non si giungerà presto ad una vera riforma democratica che abolisca il potere di veto e crei una forza di polizia internazionale è destinata a consumarsi nell’ipocrisia.
La pace non è il contrario della guerra, ma il frutto possibile di un impegno incessante per la giustizia e i diritti umani. Nel Kosovo, come nell’intera regione dei Balcani, può essere raggiunta solo rompendo la spirale che da otto anni sta mettendo tutti contro tutti. Non ci riusciranno le bombe ma coloro che aiuteranno quei popoli a ricostruire il proprio futuro in Europa. Per questo, chiediamo all’Unione Europea e al Presidente designato della Commissione Europea, Romano Prodi, l’immediata convocazione di una Conferenza internazionale sui Balcani che affronti le numerose crisi aperte e definisca un progetto di integrazione e sicurezza comune.