Gerusalemme “Distretto Mondiale” (World District). Capitale mondiale della Pace. Proposta di Odine del giorno per Consigli di Comuni, Province, Regioni

Il Comune (la Provincia, la Regione) …
- vivamente preoccupato/a per le indicibili sofferenze e umiliazioni che la situazione di Gerusalemme e di altri territori della Palestina infligge alle persone, le famiglie, le comunità civili e religiose ivi insediate, e per la sicurezza, la stabilità politica e lo sviluppo economico e sociale in Israele e in Palestina,
- raccogliendo il grido di dolore e l’ansia di pace che salgono da donne e uomini di buona volontà di Palestina e di Israele,
- deplorando che, nonostante i ripetuti tentativi di mediazione esperiti da singoli Stati e dalle Istituzioni internazionali, le parti più direttamente interessate non abbiano voluto trovare l’accordo necessario per risolvere una volta per tutte, nel rispetto della legalità internazionale e degli inalienabili diritti dei palestinesi e degli israeliani a vivere in pace, un conflitto il cui persistere minaccia gravemente la pace nel Mediterraneo, nel Medio Oriente e nel mondo intero,
- denunciando con forza gli atti di sopraffazione che Israele continua a compiere con la realizzazione di insediamenti in territori palestinesi illegalmente occupati e la costruzione di muri che la Corte Internazionale di Giustizia ha dichiarato palesemente illegali,
- deplorando la pervicacia con cui lo Stato di Israele continua a disattendere le innumerevoli Risoluzioni delle Nazioni Unite e di altre istituzioni internazionali, in particolare dell’Unione Europea e della Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, OSCE, che urgono per il ritiro dai territori occupati e per la pacifica convivenza di due popoli in due distinti Stati,
- richiamando l’attualità di quanto prevede l’articolo 6 dell’Accordo di Ginevra dell’1 dicembre 2003: “a) le Parti riconoscono il valore universale storico, religioso, spirituale e culturale di Gerusalemme e il suo carattere di luogo sacro per la religione giudaica, cristiana e islamica. Nel riconoscimento di questo status, le Parti riaffermano il loro impegno per la salvaguardia del carattere sacro e per la libertà di culto nella città e per il rispetto della divisione esistente delle funzioni amministrative e delle pratiche religiose fra le differenti fedi. b) Le Parti daranno vita a un Gruppo inter-religioso costituito da rappresentanti delle tre religioni monoteistiche, che funzioni come gruppo consultivo per le parti su materie connesse al valore religioso della città e per promuovere la comprensione interreligiosa e il dialogo”,
- ricordando che lo stesso articolo 6 prevede l’insediamento di “una Presenza multinazionale nell’area”, con funzioni di garanzia per la sicurezza e la pace,
- ricordando che la III Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera dei Deputati, con Risoluzione n.8-00028 del 10 ottobre 2002 ha affermato che il “Bacino Sacro di Gerusalemme necessita di un ordinamento forte e stabile, non soggetto al mutare delle maggioranze e delle congiunture politiche, capace di garantire in permanenza l’esercizio pieno dei diritti sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, in particolare del diritto di accesso ai luoghi sacri per esercitarvi il culto in piena libertà e sicurezza, nonchè il mantenimento della pluralità delle presenze religiose e di rispetto fisico dei luoghi sacri e delle persone che vi accedono e vi risiedono” e che “ soltanto uno Statuto speciale garantito internazionalmente può assicurare all’interno del ‘Bacino Sacro’ il pieno raggiungimento degli obiettivi di garanzia della libertà di culto e di rispetto fisico dei luoghi sacri e delle persone che vi accedono e vi risiedono”,
- ricordando che il Consiglio Mondiale delle Chiese nel documento “Lettera aperta sullo status di Gerusalemme” del 31 marzo 2005 afferma che “le alterazione riguardanti confini, popolazioni e insediamenti che cambiano il carattere religioso, culturale e storico di Gerusalemme costituiscono violazione della Quarta Convenzione di Ginevra (Diritto internazionale umanitario) e che urge per la realizzazione di “una Gerusalemme aperta e inclusiva, una città di sovranità e cittadinanza condivise, una città di due popoli e tre fedi, dei cristiani, dei musulmani e degli ebrei”,
- richiamando l’Appello lanciato dal Comitato Esecutivo di Pax Christi International il 14 novembre 2006 che fa propria la richiesta dei 13 Leaders religiosi cristiani di Gerusalemme del 29 settembre dello stesso anno affinchè la Città sia riconosciuta quale “Città aperta” e afferma in particolare che “in ragione della sua importanza pluralistica e religiosa Gerusalemme richiede uno status speciale che le assicuri una definitiva stabilità e che non sarà più fonte di guerra tra popoli e tra religoni”, che “in ragione del significato universale di Gerusalemme, la comunità internazionale, comprese le Nazioni Unite, devono impegnarsi a salvaguardare la stabilità e la permanenza di questo status”, che “Gerusalemme è troppo preziosa per dipendere soltanto da autorità politiche municipali o nazionali”, e che “l’esperienza dimostra che la garanzia internazionale è indispensabile: Gerusalemme esige uno status unico nel suo genere, che la distingua da tutte le città del mondo”,
- ricordando l’appassionata militanza di Giorgio La Pira per il riconoscimento di Gerusalemme quale Capitale della Pace,
- ricordando che questo messaggio è stato fatto proprio dal Movimento per la pace e i diritti umani, in particolare dalla Tavola della Pace in occasione della Marcia della Pace Perugia-Assisi e delle collegate sessioni dell’Assemblea dell’ONU dei popoli realizzate dal 1995 al 2007,
- richiamando quanto ha scritto John N. Tleel nel libro “I am Jerusalem” (Io sono Gerusalemme), 2000: “ Se Gerusalemme è unica ciò non è perchè è una città o una capitale di uno stato o di due stati. Città e capitali sono ordinarie istituzioni politiche diffuse in ogni parte del mondo. Soprattutto Gerusalemme è un unicum religioso al di là di ogni parallelismo e comparazione”,
- consapevoli che nella mente e nel cuore dei credenti delle tre grandi Religioni del Libro risuonano forti le parole d’amore e di speranza del profeta Isaia: “Dice il Signore Dio: ecco io pongo una pietra in Sion, una pietra scelta, angolare, preziosa, saldamente fondata: chi crede non vacillerà. Io porrò il diritto come misura e la giustizia come una livella (20, 2-4). Per amore di Sion non mi terrò in silenzio, per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finchè non sorga come stella la sua giustizia, e la sua salvezza non risplenda come lampada. Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, nè la tua terra sarà più detta Devastata, ma tu sarai chiamata Mio compiacimento e la tua terra, Sposata, perchè il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo”,
- convinti che “diritto come misura e giustizia come livella” siano metafora del vigente Diritto internazionale dei diritti umani, in particolare dell’articolo 28 della Dichiarazione Universale che proclama che “ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possono essere pienamente realizzati”: Opus Iustitiae Pax,
- richiamando l’articolo 18 della Dichiarazione Universale che proclama che “Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione e il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti”,
- convinti che i credenti delle tre Religioni del Libro rivendicano legittimanente il loro Ius Fidei, un Diritto di fede, su Gerusalemme, cioè sulla Città dove sono le loro radici storiche, un “diritto di cittadinanza religiosa”, non meno forte per chi crede nei tradizionali parametri di cittadinanza anagrafica costituiti dal discriminatorio Ius sanguinis (diritto di sangue) e dallo Ius soli (diritto di terra): Ius fidei da esercitare in una Città la cui speciale identità deve essere internazionalmente riconosciuta e garantita,
- convinti che la cittadinanza a Gerusalemme è fondamentalmente cittadinanza universale, una cittadinanza civica trascendente, un superiore grado di consapevolezza civica e di responsabilità sociale, esempio di cittadinanza plurale per il mondo intero, di dialogo interreligioso e interculturale, di alleanza fra le civiltà,
- richiamando la Carta delle Nazioni Unite, in particolare gli articoli 1 e 2,
- richiamando la Dichiarazione Universale che proclama che “il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, eguali e inalienabili, cotituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace” e ammonisce che “il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità, e che l’avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell’uomo”,
- considerando tuttora valido e attuale quanto raccomandato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la Risoluzione n.181 del 29 marzo 1947 che contiene un Piano per lo status internazionale di Gerusalemme inteso a “proteggere e preservare la unicità degli interessi spirituali e religiosi nella città delle tre grandi fedi monoteistiche: cristiana, ebraica, mulsumana” e a garantire che “l’ordine e la pace, spcialmente la pace religiosa, regnino a Gerusalemme”, – ricordando che tale Piano prevede che il territorio con status internazionale, comprendente la Città di Gerusalemme, Betlemme e altri comuni limitrofi, “goda di ampi poteri di autonomia locale”, sia demilitarizzato, neutrale, dotato di una speciale forza di polizia a composizione transnazionale, garantito dalle Nazioni Unite,
- ricordando altresì che tale Piano prevede la creazione di una “Unione economica” tra Israele e Palestina,
- sottolineando che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha successivamente ribadito l’idea di uno speciale regime internazionale per Gerusalemme, in particolare con la Risoluzione A/RES/ES-10/2 del 25 aprile 1997 che raccomanda di rispettare “la libertà di religione e di coscienza degli abitanti di Gerusalemme, insieme con il libero e incondizionato accesso ai Luoghi Santi per i credenti di tutte le religioni e nazionalità”,
Il Comune (la Provincia, la Regione) …
fa appello a tutti gli stati, in particolare a Israele e Palestina, all’Organizzazione delle Nazioni Unite, all’Unesco, all’Unione Europea, all’Unione per il Mediterraneo, alla Lega degli Stati Arabi, all’Unione Africana, alla Organizzazione della Conferenza Islamica, all’Associazione delle Nazioni dell’Asia del Sud Est, Asean, alle supreme autorità delle Religioni del Libro, ai governi locali e alle organizazioni di società civile di ogni parte del mondo perchè sostengano la proposta intesa ad attribuire alla Città di Gerusalemme, con formale atto dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, lo status di “Distretto Mondiale” (World District) internazionalmente garantito.
- Le ragioni per l’attribuzione di questo speciale status, tali da rendere Gerusalemme patrimonio dell’umanità (World Heritage), sono molteplici: antro-pologiche, religiose, spirituali, artistiche, monumentali, storiche, ambientali.
- Il territorio di Gerusalemme-Distretto Mondiale è parte integrante e condivisa degli stati di Israele e di Palestina, i quali vi insediano le rispettive capitali.
- Lo statuto del Distretto Mondiale si fonda sui principi e le norme del Diritto internazionale dei diritti della persona e dei popoli, con puntuale rife-rimento ai principi di universalità, eguaglianza, interdipendenza e indivisibilità di tutti i diritti umani, compresi i diritti umani delle donne e delle bambine universalmente riconosciuti
- Il Governo di Gerusalemme-Distretto Mondiale è assicurato da un’Alta Autorità Universale formata, oltre che dai rappresentanti di Israele e Palestina, anche dell’ONU e dell’UNESCO, e presieduta dal Rappresentate delle Nazioni Unite, con personale amministrativo fornito dai due stati citati e dalle Nazioni Unite.
- Il territorio di Gerusalemme-Distretto Mondiale è demilitarizzato e la sua sicurezza è garantita da un Corpo di polizia transnazionale composto da personale fornito dai due Stati, dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni internazionali.
- Nel Distretto Mondiale è istituita una Commissione distrettuale per i diritti umani, con la composizione e le funzioni previste per le Istituzioni nazionali dei diritti umani dalla Risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite n. 48/134 del 20 dicembre 1993.
Il Comune (la Provincia, la Regione) …
fa appello agli enti di governo locale, soprattutto alle autorità locali di Israele e Palestina, alle associazioni transnazionali dei governi locali, in particolare a “United Cities and Local Governments”, a “Mayors for Peace”, a “Città dei diritti umani”, a “Città interculturali”, ai partners di UN-Habitat, al Network Euromediterraneo per i diritti umani, al Movimento federalista mondiale, nonchè al Movimento transnazionale della “City Diplomacy” perchè si uniscano in una corale mobilitazione e idealmente, con delibera formale, procedano a proclamare Gerusalemme quale World District-Capitale Mondiale della Pace.