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Il Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite e l’accesso dei minori alla giustizia

Ritratto di una ragazza haitiana durante la distribuzione del cibo da parte dei peacekeepers peruviani dell' ONU a Port-au-Prince, Haiti. 2008
© UN Photo

Il Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite ha più volte preso in considerazione la questione dell’incontro dei minori con la giustizia, specialmente per quanto riguarda i minori in conflitto con la legge (Risoluzioni “Amministrazione della giustizia e dei diritti umani” n. 10/2 del 2009, n. 18/12 del 2011, n. 24/12 del 2013); ma anche rispetto ad altri temi affini come i giovani privati della libertà personale (Risoluzione n. 21/26 del 2012). Nel 2014 poi, durante la sua 25a sessione, il Consiglio  ha tenuto una riunione sui diritti dell'infanzia sul tema dell'accesso alla giustizia per i minori. Ai sensi delle risoluzioni 22/32 e 25/6 del Consiglio, l'Ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani ha preparato un rapporto sintetico delle discussioni, incentrato sulle norme e gli standard internazionali sull'accesso alla giustizia per i minori, sulla giustizia sensibile ai minori e sulla possibilità per i minori di rivendicare i propri diritti, e lo ha presentato durante la 27a sessione del Consiglio nel settembre 2014. In seguito, con la risoluzione 69/157 del 18 dicembre 2014, l'Assemblea generale ha invitato il Segretario generale a commissionare uno studio approfondito sui minori privati della libertà. Lo studio, condotto dall'esperto indipendente austriaco Manfred Nowak e pubblicato nel 2019, si è concentrato sulla privazione della libertà dei minori in sei contesti: (a) l'amministrazione della giustizia; (b) nelle carceri con i loro assistenti primari; (c) la detenzione legata alla migrazione; (d) la privazione della libertà negli istituti; (e) la detenzione nel contesto di conflitti armati; e (f) per motivi di sicurezza nazionale. Dalle 19 raccomandazioni generali di tale studio emerge chiaramente il ruolo fondamentale degli stati nell’ideare e implementare misure volte a prevenire la detenzione minorile, tramite, ad esempio, la riduzione delle disuguaglianze tra famiglie e investimenti nel sistema di welfare.

Altro passaggio decisivo verso una razionalizzazione di questa ampia tematica si è avuto con l’istituzione della Giornata annuale di discussione sui diritti dei bambini. Le “giornate annuali di discussione” rappresentano l’impegno che si è dato il Consiglio diritti umani di dedicare almeno un giorno di lavoro all’anno alla discussione di tematiche specifiche sui diritti del bambino, ricomprendendo anche l’identificazione delle sfide da affrontare e le buone prassi di cui gli Stati possono dotarsi (Risoluzione n. 7/29 del 2008).
Nel 2021, la giornata di discussione si è concentrata nello specifico sul tema dell’accesso dei minori alla giustizia in relazione all’ “alternative care”, ovvero quel complesso di misure di inserimento temporaneo dei minorenni in un contesto diverso da quello della loro famiglia.

Il punto C delle raccomandazioni richiama infatti gli stati alla necessità di garantire l'accesso alla giustizia e alla responsabilità per i bambini e i giovani in affidamento alternativo e le loro famiglie e gli adulti che sono cresciuti in affidamento. Gli Stati dovrebbero quindi, da un lato, essere responsabili per le violazioni dei diritti dei bambini commesse nel contesto dell'accoglienza alternativa e dovrebbero agire per prevenire future violazioni. Dall’altro, qualora si verifichino violazioni, sistemi giudiziari a misura di bambino dovrebbero essere disponibili per i bambini che hanno avuto contatto con il sistema di accoglienza alternativo. 

Appare quindi evidente che il tema dell’accesso dei minori alla giustizia sia ricorrente anche in documenti di cui non è l’oggetto principale. Il più recente documento incentrato totalmente su tale questione è il report preparatorio dell’Alto Commissario per i diritti umani, presentato in occasione della 25a sessione del Consiglio dei diritti umani (3-28 marzo 2014).
In tale report, adottato con la risoluzione A/HRC/25/35 del 16 dicembre 2013, l’accesso alla giustizia è ritenuto un diritto fondamentale di per sè, ma anche un prerequisito essenziale per la protezione e promozione di tutti i diritti umani. L’accesso alla giustizia si riferisce alla capacità di ottenere un equo e tempestivo rimedio per violazioni di diritti stabiliti da norme nazionali e internazionali. Il termine si applica agli ambiti civili, amministrativi e penali della giustizia, inclusa la giustizia tradizionale informale, nonché alle forme alternative di risoluzione delle dispute con modalità riconciliative e di mediazione. Inoltre, l’accesso alla giustizia riguarda tutti i procedimenti che vedono coinvolti minori sospettati, accusati e riconosciuti colpevoli di aver infranto la legge penale, vittime e testimoni, nonchè i minori venuti in contatto con il sistema giudiziario per altre ragioni, come ad esempio per procedimenti riguardanti la presa in carico e l’affidamento.
L’accesso alla giustizia ha come requisito l’empowerment giuridico per tutti i bambini e ragazzi: la possibilità di accedere a tutte le informazioni rilevanti e ai rimedi effettivi per reclamare i propri diritti, attraverso l’educazione ai diritti umani, la consulenza e l’assistenza legale ed il supporto di adulti esperti, tenendo conto della loro maturità e capacità di discernimento in evoluzione.
Il report prosegue dando una definizione di child-sensitivegiustizia child-friendly: si tratta di due termini che riconducono ad un approccio che bilancia il diritto ad essere protetti e prende in considerazione i bisogni individuali e le opinioni dei bambini. Inoltre, una giustizia child-friendly è una giustizia accessibile, appropriata all’età, rapida, responsabile, adattata e focalizzata sui bisogni e sui diritti del bambini, incluso il diritto all’equo processo, alla partecipazione e alla comprensione dei procedimenti, al rispetto della vita privata e familiare, all’integrità e alla dignità.

Successivamente, dopo aver preso in considerazione il quadro giuridico di norme vincolanti e non vincolanti, nella terza parte il report evidenzia come l’accesso alla giustizia rimanga tuttora una sfida per diverse ragioni:

- Il sistema di giustizia è di difficile comprensione per i bambini e quindi di per sè discriminatorio;
- Il sistema di giustizia è intimidatorio: i minori possono temere di presentare reclami per paura di aggressioni, stigmatizzazione e abbandono. Inoltre, possono nutrire poca fiducia sul fatto che il loro reclamo venga preso seriamente e valutato correttamente;
- La possibilità di accedere alla giustizia dipende dal supporto offerto dagli adulti di riferimento e dalla loro comprensione dei diritti dei bambini;
- Difficoltà aggiuntive che discendono dall’appartenere a gruppi particolarmente vulnerabili di minori: minori collocati in struttura, ragazzi di strada, disabili, migranti, etc.

La quarta parte del documento fa una raccolta di buone prassi per il superamento delle difficoltà rilevate: tra queste, figura per esempio la creazione di una serie di misure extra-giudiziarie per i minori autori di reato, le quali possono includere mediazione, giustizia riconciliativa e riparativa.

Il Consiglio diritti umani, a seguito dell’annuale giornata di discussione e tenendo in considerazione il report sottopostogli dall’Alto Commissario per i diritti umani, nel corso della 25a sessione ha adottato una risoluzione sul tema (A/HRC/25/L.10).
L’Organismo esprime forte preoccupazione per il fatto che i minori sono ancora raramente consultati e coinvolti con serietà nelle questioni che li riguardano, a causa di diverse costrizioni e impedimenti, e che quindi il diritto del bambino di esprimere la propria opinione non è ancora pienamente realizzato. Con riferimento a tale diritto, Il Consiglio diritti umani sollecita gli Stati ad assicurare che a bambini e ragazzi sia data la possibilità di essere ascoltati in ogni procedura giuridica e amministrativa che li riguarda - in accordo con l’articolo 12 della Convenzione sui diritti del bambino - e di assumere iniziative appropriate per assicurare che:

- A tutti i bambini in grado di formarsi una propria opinione sia data l’opportunità di esprimersi direttamente e indirettamente, di persona o attraverso un rappresentante, in un modo appropriato al livello di discernimento, e che a tale espressione sia prestata la giusta considerazione;
- I bambini ricevano informazioni rispetto ai procedimenti nei quali sono coinvolti e sulle decisioni prese, con modalità adatte alla loro età, maturità e alle circostanze, comunicate in un linguaggio che possano comprendere e in maniera adatta al genere e all’appartenenza culturale;
- I metodi utilizzati per chiedere o ottenere informazioni da bambini e ragazzi siano rispettosi dei loro diritti, a misura di bambino e adattati alle condizioni personali del singolo bambino.

Il tema dell’accesso dei minori alla giustizia sembra quindi essere recentemente passato in secondo piano rispetto a tematiche più stringenti, come l’impatto del cambiamento climatico sul pieno godimento dei diritti del bambino o la necessità che tali diritti vengano garantiti in situazione di conflitto o di emergenza umanitaria. 

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