Le ragioni dell’obiezione di coscienza alla guerra nel Golfo, 17 gennaio 1991
Le ragioni con cui gli stati hanno formalmente giustificato l’uso della violenza bellica nel Golfo sono in palese contraddizione con la lettera e lo spirito della Carta dell’ONU.
La Risoluzione 678 del Consiglio di sicurezza non può essere invocata a legittimazione di azioni di guerra perché viziata di eccesso e abuso di potere.
L’articolo 42 della Carta stabilisce che a decidere e intraprendere misure di “dimostrazione e blocco” e altre a titolo di ordine pubblico internazionale debba essere il Consiglio di sicurezza in quanto tale, nell’esercizio cioè di autorità sopranazionale.
Con la Risoluzione citata, il Consiglio ha delegato tale potere ai singoli stati, venendo così meno alle sue responsabilità istituzionali.
Le azioni del Consiglio di sicurezza devono essere realizzate in conformità alla lettera dell’intero capitolo VII e allo spirito dell’intera Carta delle Nazioni Unite, quindi in termini di autorità sopranazionale ONU e non di coordinamento multinazionale, per evitare che uno o più stati esercitino supremazia sugli altri e per mantenere l’esercizio dell’autorità internazionale nei limiti tracciati dagli articoli 1 e 2 della Carta: l’ONU in quanto tale non può fare la guerra e gli stati non possono farsi scudo dell’ONU per fare la guerra.
Oltre a questa parte del diritto internazionale, i governi hanno violato anche il nuovo diritto internazionale dei diritti umani, quello che antepone i diritti innati, inalienabili e inviolabili delle persone e dei popoli ai diritti degli stati.
L’unico leader mondiale che si è assunta la responsabilità di ricordare al mondo lo spirito di pace, e non di guerra, dell’ONU è Giovanni Paolo II: a lui va la riconoscenza della società civile internazionale.
Gli uomini di governo che, operando nel segreto, sfacciatamente mistificando norme giuridiche ed etiche, con l’ausilio anche di strumenti di comunicazione di massa da loro controllati e orientati, sono ampiamente delegittimati in punto di diritto – costituzionale e internazionale – e in punto di etica di fronte alla coscienza della gente comune.
L’obiezione di coscienza all’uso della violenza bellica e alle spese militari che la permettono, deve suonare non soltanto esplicita delegittimazione ma anche, contestualmente, volontà della società civile di porre sotto controllo democratico il comportamento delle istituzioni statali in materia di politica estera e internazionale.
Vuole altresì significare l’inizio di una efficace partecipazione politica popolare dal quartiere all’ONU, nell’esercizio di diritti umani internazionalmente riconosciuti.
I diritti su cui si fonda l’obiezione di coscienza sono tra quelli che l’articolo 4 del Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966 sancisce debbano essere rispettati anche in situazioni eccezionali come l’attuale. Associazioni, movimenti e chiese, insieme con enti territoriali locali e regionali, università e scuole, devono cooperare fra loro per costruire strutture di società civile in grado di fermare e imbrigliare una volta per tutte il comportamento di élites politiche, rivelatesi colpevolmente incapaci di rispondere alle sfide dell’interdipendenza planetaria nel rispetto dei valori umani.
Dichiarazione di obiezione di coscienza all’uso della violenza per la soluzione delle controversie internazionali Allo Stato italiano.
Io sottoscritto _______________ nato a _______________ abitante a ______________ nell’esercizio dei diritti innati e inviolabili riconosciutimi dalla Costituzione italiana (articoli 2 e 3) e dalla Convenzione internazionale sui diritti civili e politici del 1966, ratificata dall’Italia nel 1977;
in virtù, tra le altre, delle norme contenute negli articoli 6 (diritto alla vita) e 18 (diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione) di detta Convenzione, per nessuna ragione e in nessuna circostanza derogabili come espressamente disposto dall’articolo 4 della stessa Convenzione;
in virtù dell’articolo 1 della Legge della Regione Veneto 18/1988 per la promozione di una cultura di pace;
in piena comunione con S.S. Giovanni Paolo II che ha dichiarato la guerra “avventura senza ritorno”:
manifesto piena e incondizionata obiezione di coscienza all’uso della violenza per la soluzione delle controversie internazionali;
manifesto altresì piena e incondizionata obiezione di coscienza alle spese militari;
rifiuto pertanto ogni collaborazione a quelle istituzioni e persone che ricorrano all’uso della violenza per la soluzione delle controversie internazionali in violazione della legalità e in disprezzo dei diritti inviolabili delle persone e dei popoli sanciti dalla legge internazionale.