Ong e associazionismo

Per una Costituente mondiale per la pace e lo sviluppo: appello dei giovani di Mani Tese

ASeS - Agricoltori Solidarietà e Sviluppo

Firenze, Palazzo Vecchio, novembre 1985: Risoluzione finale della Conferenza internazionale di Mani Tese “I giovani, lo sviluppo e la partecipazione dei popoli”

Il 1985 è stato proclamato dalle Nazioni Unite “Anno Internazionale della Gioventù”. Le parole scelte per rappresentare lo scenario nel quale i giovani dovrebbero muoversi sono: Pace, Sviluppo, Partecipazione.
Noi giovani di Mani Tese abbiamo deciso di accogliere questa provocazione e di confrontarci coi temi proposti.
Esprimerci, ne siamo fermamente convinti, non è soltanto un diritto, ma sostanzialmente un dovere verso noi stessi e verso tutti i giovani.
Le scelte che compiono le istituzioni della comunità internazionale incidono sul nostro futuro personale e collettivo, determinando le caratteristiche politiche, sociali ed economiche dell’ ordinamento internazionale e quindi il nostro modo di vivere all’interno di esso.
In questa situazione risulta fondamentale partecipare alla vita politica internazionale, oltre che nazionale. La politica rappresenta infatti la nostra vita quotidiana nel suo aspetto collettivo, essa influenza necessariamente le nostre scelte ed aspirazioni; non assumersene l’impegno significa dunque delegare alle istituzioni il controllo della nostra esistenza e di tutto il mondo.
Abbiamo così avviato una riflessione sull’ atteggiamento degli stati nazionali e delle organizzazioni internazionali inter-governative.

Si parla di pace, ma quale pace?
Una pace che consiste semplicemente nell’assenza di un conflitto mondiale, mentre vengono tollerati i cosiddetti conflitti locali che hanno provocato 20 milioni di morti dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi. Una pace che si permette di convivere con la vergognosa crescita della corsa agli armamenti convenzionali e nucleari. Una pace che consite nel mantenimento forzato di equilibri internazionali basati sulla divisione del mondo in aree di influenza dominate dalle “grandi potenze”, mentre il diritto dei popoli all’ auto determinazione resta clamorosamente disatteso.
Uno sviluppo che consiste nello sfruttamento dei paesi del cosiddetto Terzo Mondo da parte dei paesi industrializzati sotto forma di aiuti e cooperazione, di tecnologie, di ideologie finalizzate a stabilire una nuova forma di controllo e di neocolonialismo e quindi di dipendenza economica, politica e culturale.
Uno sviluppo che per i paesi poveri significa fungere da serbatoio di manodopera a basso costo o da laboratorio per l’installazione, da parte delle compagnie multinazionali, di strutture industriali particolarmente nocive.
Uno sviluppo che significa saccheggio indiscriminato delle risorse naturali senza alcuna preoccupazione per il loro prevedibile ed imminente esaurimento.

Si parla di partecipazione, ma quale partecipazione?
Una partecipazione che consiste nella “facoltà” delle organizzazioni non governative (Ong), le quali più direttamente rappresentano gli interessi della comunità degli uomini, di continuare a fare rapporti, indagini, denunce, e nel “diritto” da parte degli organismi internazionali ufficiali di continuare ad ignorarli.
Una partecipazione che permette ai Paesi in via di sviluppo di presentare alle Nazioni Unite il progetto di un Nuovo Ordine Economico Internazionale che dopo essere stato formalmente approvato, è rimasto appunto solo un progetto.
In un’ epoca di reale interdipendenza globale, tutti i grandi problemi dell’uomo nella società non possono non essere essi stessi mondiali.
I problemi della pace, dello sviluppo, dell’ ambiente, del disarmo, dei diritti umani interessano tutte le persone e tutti i popoli, al di là di qualsiasi divisione di razza, ideologia, nazione: essi “passano attraverso” le società nazionali e non coincidono quindi con il tradizionale, egoistico interesse nazionale.
Ci rendiamo conto che dire “pace, pace” non basta. Dire “sviluppo, sviluppo” non basta.
Occorre costruire la pace e fare lo sviluppo anche in termini politici ed economici, occorre cioè intervenire sulle condizioni strutturali, che impediscono o frenano la pace e lo sviluppo, per mutarle.
La nostra è una domanda di democrazia nelle relazioni internazionali, di partecipazione popolare alla politica internazionale, di creazione di un Nuovo Ordine Internazionale Democratico, NOID.
Se ci è riconosciuto il diritto di associarci liberamente all’interno dei nostri Paesi allo scopo di partecipare politicamente, perché non dobbiamo avere lo stesso diritto umano fondamentale anche sul piano internazionale, allo scopo di orientare umanamente e controllare democraticamente i santuari dove si annidano le premesse strutturali delle guerre, delle ingiustizie, della fame, dei disastri ecologici, delle violazioni dei diritti dell’uomo e dei popoli?

Cosa significa in concreto tutto questo?
Significa operare per una trasformazione radicale e nonviolenta delle relazioni internazionali verso l’instaurazione di un Nuovo Ordine Internazionale Democratico, al cui interno possano essere recuperate e soddisfatte le giuste istanze del progetto di un Nuovo Ordine Economico Internazionale.
Il primo passo di questa strategia nonviolenta può essere la creazione di una Costituente mondiale per la pace e lo sviluppo.
I soggetti di questa Costituente non possono essere gli stati-nazione né, da sole, le organizzazioni internazionali intergovernative (che sono pur sempre costrette a rappresentare gli interessi nazionali).
Gli stati, i governi, le diplomazie hanno finora dimostrato di capire soltanto l’interesse nazionale, la sicurezza militare, l’equilibrio, la ragion di stato. Quando invocano la pace, la giustizia sociale, la solidarietà, l’uguaglianza, dicono cose, enunciano valori, che strutturalmente non vogliono e non possono né capire, né mettere in pratica, giacché contraddicono la loro natura, la loro stessa ragione di essere.
Ebbene, il momento è giunto di asserire con la massima franchezza e decisione che la sovranità degli stati cessa laddove è questione di diritti e libertà fondamentali di persone e popoli appartenenti alla famiglia umana.
I soggetti della Costituente sono allora tutte quelle persone, riunite in associazioni, movimenti, comunità di base, organismi non governativi, che operano per valori ed obiettivi mondiali: pace, disarmo, sviluppo, giustizia, diritti umani, ecologia, nonviolenza. Non gli organismi burocratici e gerarchici, a fini di profitto, ma essenzialmente associazioni e movimenti a partecipazione popolare e a fini di promozione umana ovunque nel mondo.
La Costituente non può essere imposta dall’ alto, ma deve nascere dal basso, da tutti quei movimenti e quelle persone che appunto operano e lavorano per una vera pace - quella “positiva” - e per una vera giustizia - distributiva e re-distributiva -, dalla parte degli ultimi e degli oppressi.
Movimenti che non possono accettare l’attuale sistema politico ed economico internazionale e che lottano per una società più giusta attraverso la nonviolenza attiva: ce ne sono moltissimi nel Sud e, fortunatamente, anche nel Nord del mondo, all’Est così come all’Ovest.
Questi movimenti internazionali, espressione della famiglia umana, non possono continuare a fare soltanto rapporti, diagnosi, denunce, ma devono poter intervenire, devono fare azione politica internazionale.
Occorre creare un coordinamento fra tutti questi movimenti che promuova una partecipazione politica popolare direttamente a livello internazionale.
Questo coordinamento può essere assicurato dalla Costituente mondiale per la pace e lo sviluppo (Cos.Mo.Pa.Svi) orientata da una strategia chiara, operativa, che indichi obiettivi concreti per un nuovo ordine internazionale veramente umano, quali:

a. la cessazione delle guerre in atto, senza rinviare a tempi medi (perché nel frattempo la gente muore di guerra, “illegale” o “legale”, “giusta” o “ingiusta” che sia);

b. la cessazione della corsa al riarmo senza rinviare a tempi medi (perché nel frattempo il rischio di ecatombe aumenta e si sottraggono risorse al perseguimento di obiettivi vitali);

c. la ridistribuzione delle risorse, senza rinviare a tempi medi (perché nel frattempo la gente muore di fame);

d. l’interruzione del saccheggio di risorse e dello sfruttamento dell’ambiente senza rinviare a tempi medi (perché nel frattempo l’inquinamento sociale uccide la natura e gli uomini);

e. la promozione dello sviluppo di tutti i popoli, nel rispetto della loro autonomia culturale e decisionale, senza rinviare a tempi medi (perché nel frattempo il sottosviluppo genera miseria, malattie, analfabetismo, disoccupazione, militarizzazione, guerra).

L’azione che in concreto la Costituente mondiale per la pace e lo sviluppo dovrebbe svolgere è quella intesa a dare attuazione al principio della partecipazione popolare ai processi decisionali di politica internazionale.
Ciò può avvenire in due modi tra loro non necessariamente alternativi:

1. inserendosi nelle istituzioni ufficiali esistenti per trasformarle: per esempio tramite la creazione presso l’ONU e le sue Agenzie specializzate di assemblee permanenti formate da Ong, rappresentative quindi di interessi popolari mondiali e dotate di poteri “ufficiali” di proposta e di controllo nei confronti delle assemblee o conferenze generali degli stati e degli altri organi intergovernativi.
Se da parte di questi centri di potere non ci fosse risposta o si manifestasse comunque resistenza nei confronti della domanda politica avanzata dalla Costituente, allora i movimenti federati per il Nuovo Ordine Internazionale Democratico, dovrebbero insediarsi ugualmente negli stessi ambienti logistici che accolgono gli organismi ufficiali avvalendosi della legittimazione formale che a molti di essi deriva dal fatto di beneficiare di “status consultivo”. Se la resistenza dovesse continuare, si ricorrerà ad azioni dimostrative di delegittimazione nei confronti delle organizzazioni intergovernative.

2. Creando nuove strutture mondiali democratiche in grado di prendere decisioni autonome: per esempio, un Consiglio per la sicurezza panumana, che prontamente si attivi nei momenti di crisi e sostituisca l’ormai paralizzato Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Ribadiamo che il presupposto per la nascita della Costituente è il coordinamento mondiale degli organismi nongovernativi senza fini di lucro; tale coordinamento non può limitarsi solo alla creazione di una nuova struttura (la Costituente), ma deve trasformarsi in un “movimento costituente” che operi concretamente e continuativamente per la democratizzazione delle relazioni internazionali.
L’impulso alla Costituente deve venire dai giovani, dai loro movimenti. L’Anno Internazionale dei Giovani (1985) e l’Anno Internazionale della Pace (1986) costituiscono un’occasione di legittimazione e di mobilitazione.
La Costituente parte dai giovani, ma necessariamente è per tutti e mobilita tutti. Occorre pertanto che le Ong più significative e motivate, e cioè i movimenti di base che lottano a livello nazionale ed internazionale per rendere più umana la società, si incontrino per preparare un documento in cui si enuncino i valori, i principi, gli obiettivi e le azioni concrete della Costituente.
Invitiamo i giovani e tutte le persone di buona volontà ad organizzare insieme con noi una grande manifestazione che con la forza della nonviolenza attiva proponga all’opinione pubblica il progetto rivoluzionario di un Nuove Ordine Internazionale Democratico, basato sulla partecipazione e sulla giustizia a tutti i livelli della vita politica, dalle comunità di base al sistema globale.
E' questa la proposta che come giovani di Mani Tese lanciamo a conclusione di questo Convegno e dell’ Anno Internazionale della Gioventù.

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