conflitto israelo-palestinese

Si fermi subito il massacro a Gaza, prevalga la legalità internazionale con ruolo attivo delle Nazioni Unite. Appello del Centro Diritti Umani dell'Università di Padova.

Un gruppo di bambini posano per una foto in un rudimentale campetto da calcio nella Striscia di Gaza nel 1990
© UNESCO

Si fermi subito il massacro a Gaza. La coscienza dei membri della famiglia umana si ribella contro la spietatezza di chi sta agendo, da una parte e dall'altra, nella barbarica logica del farsi giustizia da sé: homo homini lupus.

La "sicurezza" di cui hanno bisogno indilazionabile il popolo israeliano e il popolo palestinese, deve essere "sicurezza umana" internazionalmente garantita.

In ossequio al principio della "responsabilità di proteggere", la Comunità Internazionale, e per essa l'Organizzazione delle Nazioni Unite e le altre legittime istituzioni multilaterali in accordo con l'ONU,intervenga subito a Gaza con una adeguata forza di interposizione, con mandato chiaro e con tutta la legittimazione che discende dal vigente Diritto internazionale, basato sulla Carta delle Nazioni Unite e sulla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che assume a proprio fondamento "la dignità di tutti i membri della famiglia umana e i loro diritti eguali e inalienabili", cioè il binomio vita/pace.

Se l'ONU è in ritardo, la responsabilità è di chi ne determina la volontà, cioè degli stati che ne fanno parte, in particolare di quelli che usano e abusano del potere di veto.

"Il male ha sempre un volto e un nome: il volto e il nome degli uomini e delle donne che lo scelgono" (Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2005). Condanniamo con forza il comportamento di quei governanti che violano la legalità internazionale e l'etica universale coinvolgendo intere popolazioni in operazioni belliche, in comportamenti terroristici e in spirali di odio.

I governanti che si dichiarano per la legalità hanno l'obbligo giuridico, morale e politico di porre le Nazioni Unite nella condizione di adempiere al proprio mandato in ossequio alla sua sempre valida e attuale Carta statutaria. Vengano positivamente allo scoperto e si assumano fino in fondo la nobilissimaresponsabilità-legittimazione di costruttori di pace.

Insistiamo: a Gaza deve subito operare, sul terreno, la Comunità Internazionale. Nessun governo, tanto meno quelli che violano la legalità, possono invocare la sovranità nazionale e la non-ingerenza negli affari interni per impedire che l'ONU intervenga per proteggere le popolazioni e creare terreno fertile per l'attività della diplomazia e della politica del dialogo e della cooperazione. La stessa Carta delle Nazioni Unite, all'articolo 2 par.7, stabilisce che per quanto attiene al mantenimento della pace e della sicurezza l'autorità delle Nazioni Unite prevale sulla sovranità degli stati.

Siamo nell'anno 60° della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, 20° della Convenzione Internazionale sui Diritti dei Bambini, 20° del crollo del Muro di Berlino, è altresì iniziato l'Anno Internazionale "per l'apprendimento dei diritti umani" proclamato dall'ONU. Sono altrettanti segnali di civiltà del diritto e di civiltà dell'amore che devono spronare tutti, a cominciare dai governanti obbligati a dare l'esempio pena la loro de-legittimazione, a impegnarsi per portare avanti la costruzione di un ordine di pace e di giustizia sociale nel mondo, secondo i principi del vigente Diritto internazionale.

Nel 2007 la spesa militare nel mondo è stata di 1.339 miliardi di dollari, negli anni dal 1998 al 2007 l'incremento su scala mondiale è stato del 45%, con punte del 53-63% in alcune regioni del mondo. Il vigente Diritto internazionale obbliga a disarmare e a far funzionare un efficace ed efficiente sistema di sicurezza internazionale collettiva, sotto autorità delle Nazioni Unite e con la collaborazione delle legittime istituzioni multilaterali regionali.

La via dell'unilateralismo, del farsi giustizia da sé e imporre la legge della forza, dissennatamente perseguita negli ultimi anni, ha dimostrato di essere una via senza uscita. Il mondo è sulla soglia di un baratro.

Per fermare questa deriva e riprendere la via della costruzione della pace secondo quanto proclama l'articolo 28 della Dichiarazione Universale – "Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale tutti i diritti e le libertà enunciati nella Dichiarazione possono essere pienamente realizzati": pace nella giustizia -, urge che governanti illuminati -volto e nome scoperti - si facciano avanti, spendano fino in fondo la loro probità e la loro capacità, certi di avere dalla loro parte moltitudini di persone di retta coscienza e di buona volontà in ogni parte del mondo.

E' un'occasione, in particolare per i governanti dell'Unione Europea che hanno promosso la Unione per il Mediterraneo, di imboccare una volta per tutte la via della "unica voce" per asserire nel mondo il ruolo dell'UE quale attore globale di pace.

Padova, 7 gennaio 2009

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