Unione Europea: partecipazione culturale e apprendimento permanente
"Se si dovesse ricostruire l’Europa, si dovrebbe forse ricominciare dalla cultura”. Questa frase, attribuita a Jean Monnet, racchiude l’opinione di coloro che vedono nelle politiche culturali uno strumento fondamentale per l’avanzamento del processo di integrazione europea. Il riconoscimento del ruolo della cultura nel progetto europeo é chiaramente evidenziato nel Preambolo del Trattato di Lisbona in cui si afferma che “le eredità culturali, religiose e umanistiche dell’Europa” sono fonte d’ispirazione per lo sviluppo dei “valori universali dei diritti inviolabili e inalienabili della persona umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza e dello Stato di diritto”. L’articolo 3 del TUE riconosce, in questo senso, che “l’Unione rispetta la ricchezza della sua diversità culturale e linguistica e vigila sulla salvaguardia e sullo sviluppo del patrimonio culturale europeo”. A partire da queste premesse e dopo aver fornito dei cenni essenziali sulle basi giuridiche e le principali iniziative promosse dall’Unione Europea in ambito culturale, si cercherà di delineare, senza pretesa di esaustività, l’approccio portato avanti dalle istituzioni UE per la promozione della partecipazione culturale.
Cenni sulle basi giuridiche e le iniziative dell'UE in ambito culturale
Con l’art.128 del Trattato di Maastricht (1992) la cultura venne riconosciuta, per la prima volta nella storia del processo di integrazione europea, quale ambito d’azione di competenza comunitaria. Il contenuto di tale norma, che si presenta invariato all’art.167 del Trattato di Lisbona (2009) attualmente in vigore, stabilisce che “l’Unione contribuisce al pieno sviluppo delle culture degli Stati membri nel rispetto delle loro diversità nazionali e regionali, evidenziando nel contempo il retaggio culturale comune” attraverso azioni che riguardano il “miglioramento della conoscenza e della diffusione della cultura e della storia dei popoli europei”, la “conservazione e salvaguardia del patrimonio culturale di importanza europea”, gli “scambi culturali non commerciali” e la “creazione artistica e letteraria, compreso il settore audiovisivo”. Si tratta di una competenza sussidiaria, come definita dall’art.5 TUE. Nell’ambito culturale, dunque, l’UE può intervenire soltanto “se e in quanto gli obiettivi dell’azione prevista non possono essere conseguiti in maniera sufficiente dagli Stati membri”, con funzioni di coordinamento, integrazione e sostegno.
Alle fonti giuridiche si affiancano, poi, gli specifici programmi di finanziamento ideati a livello comunitario come strumenti di politica culturale. Il Programma Cultura 2000-2006 nasce con l’obiettivo di unificare i programmi Caleidoscopio, destinato a finanziare attività artistiche di dimensione europea, Raffaello, volto alla promozione del patrimonio culturale e Arianna, pensato per fornire sovvenzioni alle traduzioni letterarie. A questo segue il Programma Cultura 2007-2013 che, avendo come obiettivo generale quello di “contribuire alla valorizzazione di uno spazio culturale condiviso dagli europei e basato su un comune patrimonio culturale” declina negli obiettivi specifici la “promozione della mobilità transnazionale degli operatori culturali e della circolazione delle opere” e il “sostegno al dialogo interculturale”.
Primo vero documento strategico della politica culturale europea é rappresentato, però, dall’Agenda europea per la cultura (Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni, Comunicazione su un’agenda per la cultura in un mondo in via di globalizzazione, COM (2007) 242 definitivo). L’Agenda europea riconosce, infatti, la “promozione della diversità culturale e del dialogo interculturale”, la “promozione della cultura quale catalizzatore della creatività nel quadro della strategia di Lisbona per la crescita, l’occupazione e la competitività” e la “promozione della cultura quale elemento essenziale delle relazioni internazionali dell’UE” come gli obiettivi strategici della politica culturale europea.
A partire da tali linee guida e “nella convinzione che la cultura possa contribuire alla realizzazione degli obiettivi di Europa 2020, una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva” é stato formulato il Piano di lavoro per la cultura 2011-2014 (Conclusioni del Consiglio e dei Rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio sul piano di lavoro per la cultura 2011-2014, doc. 2010/C 325/01). In questo documento, gli obiettivi delle sette priorità individuate (diversità culturale, dialogo interculturale e cultura accessibile e inclusiva; industrie culturali e creative; competenze e mobilità; patrimonio culturale; cultura nelle relazioni esterne; statistiche culturali) vengono formulati nella volontà di realizzare congiuntamente le priorità stabilite nell’Agenda europea per la cultura e le finalità proposte nella Strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva (Comunicazione della Commissione Europea, Europa 2020, Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, COM (2010) 2020 final).
Obiettivi della politica culturale europea e partecipazione culturale
Nell'Agenda europea per la cultura, in modo trasversale alle tre priorità strategiche individuate, ci si riferisce esplicitamente alla necessità di promuovere la partecipazione culturale. Si riconosce, infatti, che “i cittadini sono tra i principali beneficiari dello sviluppo della diversità culturale (p.9) e che “la cultura é una risorsa in sè e l’accesso alla cultura dovrebbe essere considerato prioritario nelle politiche di sviluppo” (p.11).
Il richiamo alla partecipazione culturale come diritto umano risulta evidente, poi, nelle Conclusioni del Consiglio sul ruolo della cultura nella lotta alla povertà e all’esclusione sociale (doc. 15448/10, 18 novembre 2010) in cui si afferma che “ogni individuo ha il diritto di accedere e di partecipare alla vita culturale, di sviluppare il proprio potenziale creativo e di scegliere e di vedere rispettata la propria identità culturale nella diversità dei suoi modi di espressione”. Secondo questo documento, la partecipazione alla vita culturale ricopre un ruolo fondamentale nella lotta alla povertà e all’esclusione sociale perché favorisce “lo sviluppo personale, l’espressione, la consapevolezza, la libertà, l’emancipazione dell’individuo e la sua partecipazione attiva alla vita sociale”.
L’approccio dell’UE alla promozione della partecipazione culturale prende forma nel Piano di lavoro per la cultura 2011-2014 attraverso la priorità dedicata alla “diversità culturale, dialogo interculturale e cultura accessibile e inclusiva”. Secondo questo quadro strategico, il tema dell’accessibilità e della partecipazione alla vita culturale si lega strettamente allo sviluppo della competenza chiave “consapevolezza ed espressione culturale”. Tale competenza, definita nella Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente (doc. 2006/962/CE, 18 dicembre 2006), definisce la “consapevolezza dell’importanza creativa dell’espressione di idee, esperienze ed emozioni in un’ampia varietà di mezzi di comunicazione, compresi la musica, le arti dello spettacolo, la letteratura e le arti visive” ma anche la “conoscenza e comprensione del retaggio culturale locale, nazionale ed europeo [...] e dell’importanza dei fattori estetici nella vita quotidiana”.
Il diritto a prendere parte alla vita culturale, dunque, anche secondo quanto riportato nello studio condotto dal Gruppo di esperti istituito nell’ambito del Metodo di Coordinamento Aperto su questo tema, si lega fortemente alla promozione dell’apprendimento permanente e delle competenze necessarie a perseguirlo. Se la cultura viene considerata parte fondamentale delle “competenze chiave necessarie per la realizzazione personale, la cittadinanza attiva, la coesione sociale e l’occupabilità in una società della conoscenza” (doc. 2006/962/CE, 18 dicembre 2006) il tema della partecipazione culturale può risultare perfettamente coerente con la promozione della crescita intelligente, sostenibile e inclusiva e gli obiettivi della Strategia Europa 2020 (COM (2010) 2020 final).
Come si legge, infatti, nelle Conclusioni del Consiglio sulle competenze culturali e creative e il loro ruolo nella costruzione del capitale intellettuale europeo (doc.372/05, 20 dicembre 2011), “le competenze culturali e creative comprendono l’abilità di acquisire, utilizzare, modificare gli aspetti e gli elementi culturali”, sono di importanza vitale “affinché le diverse culture europee possano fiorire” e si pongono “alla base della creatività e dell’innovazione che a loro volta promuovono una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”. La promozione del diritto a prendere parte alla vita culturale può rientrare dunque, nel quadro delle politiche europee, nell’ambito della costruzione di quel “capitale intellettuale” immateriale, definito come “l’insieme delle risorse intangibili proprie delle persone, delle imprese, delle comunità, delle regioni e delle istituzioni che, se propriamente utilizzato, può essere la fonte del benessere presente e futuro di tutti i Paesi” (doc.372/05, 20 dicembre 2011).