Democrazia e pace per la politica internazionale. Riflessioni di Giorgio Napolitano, Giulio Andreotti, Dom Hélder Camara alla vigilia del 1989 in occasione della presentazione del libro di Antonio Papisca Democrazia internazionale via di pace. Per un nuovo ordine internazionale democratico, presso la sede de "La Civiltà Cattolica", Roma, 28 novembre 1987. A cura del Centro interdipartimentale di ricerca e servizi sui diritti della persona e dei popoli dell'Università di Padova
Introduzione
Antonio Papisca
Alla notizia che l'11 novembre 2010 il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sarebbe venuto a Padova in occasione del conferimento della Laurea honoris causa in "Istituzioni e politiche dei diritti umani e della pace" a 'Medici con l'Africa, Cuamm' nella persona di Mons. Luigi Mazzucato, la prima laurea del genere in Italia, sono andato a reperire il nastro contenente la registrazione di quanto Egli ebbe a dire, il 28 novembre del 1987, insieme con l'onorevole Giulio Andreotti, allora Ministro degli Esteri, e con Dom Hélder Camara, Arcivescovo emerito di Olinda e Recife, presentando il mio libro "Democrazia internazionale, via di pace. Per un nuovo ordine internazionale democratico", Franco Angeli Editore, 1986.
La presentazione avvenne a Roma nella storica sede della Rivista dei Gesuiti "La Civiltà Cattolica", diretta da Padre Gianpaolo Salvini. L'evento fu organizzato con la collaborazione di "Mani Tese", la benemerita associazione di volontariato che era allora presieduta da Graziano Zoni e beneficiava dell'assistenza sapienziale di personalità del calibro di Dom Hélder Camara e dell'Abbé Pierre.
Il salone era gremito, presenti anche numerosi Ambasciatori accreditati presso la Repubblica Italiana e presso la Santa Sede, attirati evidentemente dalla fama dei relatori.
In quegli anni facevo parte del Consiglio direttivo di Mani Tese, con sede a Milano, e partecipavo alle attività formative dell'associazione: si trattava allora di fare opera di 'coscientizzazione', oltre che di informazione, riguardo ai problemi della cooperazione allo sviluppo e, più in generale, dell'aiuto ai più bisognosi. Un evento importante di Mani Tese fu il Convegno internazionale organizzato a Firenze, a Palazzo Vecchio, nell'autunno del 1985, sul tema "I giovani, lo sviluppo e la partecipazione dei popoli", al termine del quale fu lanciato l'appello per l'attivazione di un movimento transnazionale denominato "Costituente per la pace e lo sviluppo".
Questo è l'humus culturale, di società civile impegnata in percorsi di promozione umana, in cui scrissi il libro sulla democrazia internazionale, uno dei primi specificamente dedicati a questo tema, almeno in Italia. La notizia che sarebbe stato presentato a Roma in un contesto di così alto prestigio culturale e politico, mi colse di sorpresa.
La sera del 28 novembre mi recai trepidante al numero 1 di Via di Porta Pinciana: cosa avrebbero detto gli illustri relatori riguardo ad un tema di frontiera quale quello della democratizzazione del sistema delle relazioni internazionali, di un sistema che rimaneva, ancora, in regime bipolare? Mi avrebbero accusato di utopismo, come era avvenuto, sempre su questo tema, nel corso di un'assemblea della Società Italiana di Scienza Politica riunita a Padova nel 1985?
Conoscevo già Dom Hélder Camara, anche nella sua qualità di membro del Comitato scientifico del Centro diritti umani dell'Università di Padova, di cui avevo promosso la costituzione nel 1982. Sapere della sua presenza mi dava un certo conforto: potevo sperare che almeno uno dei tre relatori non avrebbe stroncato le tesi sostenute nel libro. Ma Andreotti e Napolitano?
Padre Gianpaolo Salvini mi fece sedere in prima fila, davanti al tavolo dei relatori ed ascoltai.
Quanto gli illustri relatori dissero del libro è riprodotto nel presente volumetto, trascrizione fedele del vecchio nastro.
Si noterà in particolare la lucidità dell'analisi di Napolitano e di Andreotti nel cogliere i segnali di mutamento che avrebbero portato, di lì a poco in Europa, alla caduta del Muro e alla fine della contrapposizione Est- Ovest: sistema dell'Atto Finale di Helsinki, sviluppo dell'integrazione europea, movimenti transnazionali per il disarmo e la pace, entrata in scena di Gorbacev ...1.
Il tema della democrazia internazionale è, oggi, divenuto familiare al vocabolario della politologia internazionalistica. Le pubblicazioni scientifiche sono sempre più numerose. È utile ricordare che lo stesso Segretario Generale delle Nazioni Unite, Boutros Boutros-Ghali, dopo "An Agenda for Peace" e "An Agenda for Development", rese pubblica "An Agenda for Democracy". La triade valoriale 'diritti umani, stato di diritto, principi democratici' ricorre oggi nei documenti delle principali istituzioni internazionali, da quelli delle Nazioni Unite a quelli dell'Unione Europea e dell'Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico, Asean.
"Democrazia internazionale, via di pace. Per un nuovo ordine internazionale democratico" porta la dedica "Ai giovani di Mani Tese e a tutti i costruttori di pace".
La tesi di fondo del libro presentato ventitre anni fa a Roma è che per la costruzione di un nuovo ordine internazionale più giusto e pacifico è indispensabile democratizzare le istituzioni multilaterali e il sistema della politica internazionale nel suo complesso, dunque: democrazia internazionale quale variabile indipendente di pace. Per questo processo, l'attenzione è posta sul ruolo delle organizzazioni non governative di promozione umana, quali attori di mutamento umanocentrico, anzi quali protagonisti di rivoluzione internazionale nonviolenta. La democrazia internazionale è concepita nel suo significato genuino di 'potere di popolo' nello spazio dilatato di un mondo sempre più interdipendente, da esercitarsi per ottenere maggiore legittimità rappresentativa delle istitutioni multilaterali e maggiore partecipazione politica popolare al loro funzionamento.
Per gli attori del mutamento si ipotizzano due strategie, tra loro distinte ma sinergiche: lo 'incuneamento interstiziale' e la 'costituente di un nuovo ordine internazionale democratico, Noid'. Attraverso il primo, si tratta di individuare e profittare degli 'interstizi' di mutamento umanocentrico che già esistono nel sistema internazionale: diritto internazionale dei diritti umani, embrioni di sopranazionalità, embrioni di democrazia internazionale presenti in varie istituzioni internazionali, a cominciare dalle Nazioni Unite e dal sistema dell'integrazione europea. La strategia 'costituente di Noid' è ipotizzata esprimersi in uno spazio di creatività progettuale esercitata autonomamente dalle formazioni transnazionali di società civile globale.
Nel libro si sottopone a critica radicale l'autoreferenzialità dell'intergovernativismo, praticata sia dentro le istituzioni multilaterali sia, al di fuori di esse, attraverso la prassi dei 'Vertici', e si argomenta sulla necessità di 'iniettare' soggettualità autenticamente democratica direttamente dentro i santuari della politica internazionale.
Quando fu scritto il libro c'erano molti interessanti segnali in questa direzione. In particolare, Giovanni Paolo II, fin dall'inizio del suo pontificato, attirò l'attenzione sulla necessità di un 'nuovo ordine delle relazioni internazionali', seguito, pochi anni dopo, da Gorbacev che rilanciava il ruolo dell'Onu e la necessità di dare piena attuazione al sistema di sicurezza collettiva stabilito dalla Carta delle Nazioni Unite. In quegli stessi anni, operavano i dissidenti di 'Charta 77' e aumentavano di numero e intensità i movimenti per la pace, il disarmo, lo sviluppo, i diritti umani. In questo clima nasceranno poi la 'Helsinki Citizens Assembly', il 'Forum sociale mondiale', la 'Tavola della pace' con la campagna per 'l'Onu dei popoli' e la proposta di creare una Assemblea parlamentare delle Nazioni Unite.
Per la comprensione del contesto tematico
in cui si collocano le riflessioni di Andreotti, Napolitano e Dom Hélder Camara, ritengo utile farle seguire dalla Premessa alla prima edizione del mio libro2 e dalle Note alle edizioni che si sono succedute fino alla quinta, nel 19943, che offrono sintetiche segnalazioni di eventi politici che rendevano sempre più impellente l'esigenza di costruire un nuovo ordine internazionale democratico.
Note
1 Tra gli Ambasciatori presenti c'era anche quello di Ungheria presso la Repubblica italiana, Gyorgy Misur. Pochi giorni dopo la presentazione del libro, fui raggiunto da una telefonata di Alceste Santini, illustre e indimenticabile 'vaticanista' de L'Unità, il quale mi disse che l'Ambasciatore avrebbe desiderato incontrarmi. Pochi giorni dopo incontrai l'Ambasciatore a Roma e appresi che in Ungheria si stava preparando il terreno per l'adozione di leggi sul pluralismo associativo e partitico: siamo nel 1987. Mi chiese consigli ed io fui felice di avanzare qualche suggerimento. Lo scambio di idee in tema di democrazia andò avanti per quasi un anno. Traccia di questo è nel saggio "Antonio
2 Indice della prima edizione
Premessa
Cap. I - Cultura e scienza di paceCap. Il - Sistema politico internazionale e rivoluzione internazionale nonviolenta
Cap. III - La democrazia internazionale
Cap. IV - La strategia di incuneamento interstiziale
Cap. V - La Costituente per un Nuovo Ordine Internazionale Democratico, Noid
Cap. VI - Costituzione italiana e valori di pace
3 Nella prima edizione, il capitolo 'Costituzione italiana e valori di pace' contiene il testo della relazione che, su tema suggeritomi da Giuseppe Lazzati, uno dei padri costituenti, io tenni al Convegno promosso dall'Università Cattolica di Milano e dalla Università di Udine il 6-7 luglio 1966 'Dalla Costituente alla Costituzione". Nell'edizione del 1995 questo capitolo è sostituito da "Per i diritti di cittadinanza: dallo stato confinario allo stato sostenibile", saggio che avevo in precedenza pubblicato nella rivista "Democrazia e diritto", 2, 1994, trimestrale del Centro di studi e di iniziative per la riforma dello stato.