«Europa 2020»: quale bussola, quale anima, quale tipo di architettura per la governance dell’UE? La necessità del mainstreaming dei diritti umani
Antonio Papisca
L’autore analizza la Comunicazione della Commissione Europea intitolata Europa 2020. Una strategia per una crescita intelligente, durevole e inclusiva del 3 marzo 2010, documento che si propone di tracciare le linee strategiche di sviluppo dell’Unione Europea per i prossimi dieci anni. Vi si afferma che per ottenere risultati occorre una più forte governance economica. L’autore ritiene che gli strumenti del «coordinamento » e del «monitoraggio», come proposto nel documento, non siano sufficienti per garantire la governance prospettata dalla Commissione, e che occorra invece un più deciso «governo» sopranazionale della materia.
Questo comporta evidentemente che si compia un ulteriore passo in avanti sul terreno dell’unificazione politica, come d’altronde esigito dalla scelta della «economia sociale di mercato» fatta dal Trattato di Lisbona.
L’autore argomenta che la messa in opera di appropriate forme di intervento pubblico nell’economia è resa ancor più obbligata dal fatto che, con il Trattato di Lisbona, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione è divenuta pienamente vincolante e che la stessa Unione è tenuta ad accedere alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali. L’Unione Europea deve conseguentemente svilupparsi nella forma istituzionale dello stato di diritto e dello stato sociale, quali facce di una stessa medaglia, e farsi carico della protezione e della promozione dei diritti umani sia civili e politici sia economici, sociali e culturali in ossequio al principio della loro interdipendenza e indivisibilità. La Comunicazione «Europa 2020» sottolinea la necessità di «idee innovative». Al riguardo, l’autore sostiene che queste possono nascere e svilupparsi soltanto in un contesto in cui ricerca ed educazione siano strettamente interconnesse. Una importante variabile indipendente di crescita «intelligente, durevole e inclusiva» dell’Unione è costituita da una classe governante europea sensibile al paradigma dei diritti umani e quindi all’etica universale. L’autore si sofferma sulla figura di Herman Van Rompuy, Presidente dell’UE, e ne mette in evidenza la cultura di umanesimo integrale espressa in alcuni significativi discorsi.