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6/6/2022

Amnesty International: pubblicato il Rapporto sulla pena di morte 2021

Il recente rapporto di Amnesty International sull’utilizzo della pena di morte nel 2021 ha riportato un trend preoccupante di aumento del 40% nel numero di esecuzioni capitali rispetto al 2020.
L’aumento riguarda soprattutto Arabia Saudita (il numero di esecuzioni capitali del 2021 è più del doppio di quelle del 2020, con un picco di 81 esecuzioni nello stesso giorno nel mese di marzo) e Iran (numero di esecuzioni più alto dal 2017), seguiti da Bangladesh, India e Pakistan.

Nel corso del 2020, soprattutto grazie ai ritardi e impedimenti burocratici portati dalla pandemia, il numero di esecuzioni era calato drasticamente. I report considerano solo i dati ufficiali, tuttavia si ritiene che il numero di sentenze ed esecuzioni arbitrarie sia più alto, vista la non disponibilità o non completezza dei dati per Cina, Corea del Nord e Vietnam.

Uno degli elementi allarmanti del fenomeno di aumento dell’uso della pena di morte sta nella ragione stessa dell’uso della pena di morte, ossia come strumento di repressione contro manifestanti e giornalisti (in Myanmar) e contro le minoranze (in particolare, contro le minoranze religiose in Iran).
Un altro elemento preoccupante è il fatto che la maggior parte delle condanne sono avvenute per reati di droga, in contrasto con il diritto internazionale che permette l’uso della pena di morte soltanto per il reato di omicidio internazionale.

D’altra parte, si può notare anche un aumento del numero di Stati che progresivamente si muovono verso l’abolizione legale della pena di morte o una pratica di non utilizzo nonostante sia prevista dalla legislazione nazionale.

La Segretaria Generale di Amnesty International, Agnès Callamard, ha sottolineato come un mondo senza pena di morte sia non solo immaginabile ma anche possibile, e come ci sia bisogno di lavorare fino alla sua completa abolizione.

 

Il rapporto completo è consultabile qui.