Cessate il fuoco: ecco cosa può fare la politica. Documento del Comitato Promotore Marcia PerugiAssisi
Con Papa Francesco, rinnoviamo l’appello alla mobilitazione per ottenere il
Cessate-il-fuoco!
ECCO COSA PUÒ FARE LA POLITICA*
“In nome di Dio e in nome del senso di umanità che alberga in ogni cuore, rinnovo il mio appello affinché si giunga subito al cessate-il-fuoco. Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili. E tali saranno se fondate sul rispetto del sacrosanto valore della vita umana, nonché della sovranità e dell’integrità territoriale di ogni Paese, come pure dei diritti delle minoranze e delle legittime preoccupazioni.” Papa Francesco
Il vortice della guerra in Ucraina ci sta risucchiando. Rischiamo la distruzione di noi stessi. Siamo sulla soglia del punto di non ritorno.
Alla politica chiediamo di raccogliere l’appello di Papa Francesco e fare tutto ciò che è in suo potere per ottenere l’immediato cessate-il-fuoco.
Come?
La politica deve riconoscere che:
• è interesse degli ucraini ma anche dei russi e nostro che la guerra finisca al più presto e che si ricominci a costruire la pace con “soluzioni concordate, giuste e stabili”;
• la guerra alla guerra di Putin non lo sta fermando;
• l’invio nel campo di battaglia di armi sempre più potenti e sofisticate alimenta l’escalation militare, moltiplica gli orrori e innalza il livello dello scontro;
• l’escalation militare minaccia di trascinarci in guerra;
• i cittadini europei sono sempre più preoccupati per l’estensione della guerra e l’aumento della povertà e, in particolare, la maggioranza degli italiani è contraria ad ulteriori invii di armi e all’ingresso in guerra della Nato;
• è sempre più urgente decidere come impedire l’estensione della guerra al resto dell’Europa e del mondo con uno scontro aperto tra Russia e Nato e che le tensioni internazionali ci portino, come ha denunciato Papa Francesco, all’autodistruzione;
• dobbiamo fermare l’escalation delle uccisioni, delle distruzioni di decenni di lavoro di molte generazioni;
• ogni giorno che passa diventeremo più poveri e vulnerabili;
• ogni giorno che passa sarà più difficile trovare un accordo;
• la sola via di uscita dalla guerra totale è il negoziato politico;
• la politica ha il dovere (anche costituzionale) di assicurare la pace e di proteggere i cittadini;
• gli stati democratici devono contrastare la barbarie con il diritto e non avvallarne la distruzione;
• la nostra Costituzione ripudia la guerra e impegna l’Italia a promuovere un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni e a favorire le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo;
• la Carta delle Nazioni Unite vieta la guerra e obbliga gli stati e risolvere pacificamente le controversie internazionali;
• il Diritto internazionale dei diritti umani riconosce il diritto alla vita come diritto fondamentale della persona e dei popoli e obbliga gli stati a difendere la vita;
• il rispetto del diritto alla vita comporta la realizzazione di tutti i diritti umani;
• non c’è solo l’Ucraina: come da lungo tempo denuncia Papa Francesco, “il mondo è in guerra” ed è inaccettabile continuare a ignorare tutti i popoli martoriati da tante armi, guerre e violenze che implorano il nostro aiuto (**).
La politica deve, quindi, dare inizio e corpo ad un serio, ampio e intenso lavoro per la pace. Un lavoro lungimirante.
La pace “è una costruzione laboriosa, fatta di comportamenti e di scelte coerenti e continuative, non di un atto isolato”. Sergio Mattarella
Quale pace?
La pace che dobbiamo ricostruire comprende:
• il ritiro dell’esercito russo dall’Ucraina;
• il ripristino della legalità internazionale;
• il rispetto del diritto all’autodeterminazione dei popoli;
• il riconoscimento e rispetto dei diritti delle minoranze in Ucraina;
• il dispiegamento sul terreno di una Operazione di Pace delle Nazioni Unite istituita con Risoluzione del Consiglio di sicurezza e con il compito di svolgere un’azione di interposizione, monitorare la cessazione delle ostilità, verificare il ritiro delle truppe russe, assicurare l’accesso
umanitario alle popolazioni civili e il volontario e sicuro ritorno delle persone sfollate;
• la fine della corsa al riarmo e del traffico di armi e il disarmo generalizzato;
• un impegno di neutralità e rinuncia all'arma (o a una protezione) nucleare da parte dell'Ucraina in cambio di una garanzia internazionale della sua integrità territoriale;
• un impegno da parte del governo ucraino di ristrutturare il paese sulla base di uno Stato federale rispettoso delle culture locali in applicazione del principio di sussidiarietà sul modello svizzero;
• l’istituzione di una Commissione per la Verità e la Riconciliazione sotto l’egida delle Nazioni Unite (guerra 2014-2023);
• la ricostruzione di un sistema di sicurezza in Europa (il dialogo multilaterale dovrà portare ad una “Helsinki 2” come proposto dal Presidente Mattarella nel discorso pronunciato all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa il 27 aprile 2022);
• l’allestimento del sistema di sicurezza collettiva previsto dal capitolo VII dalla Carta delle Nazioni Unite.
Cessate-il-fuoco
Ottenere il “cessate-il-fuoco” vuol dire fermare i combattimenti e promuovere la de-escalation militare. Sappiamo che è difficile ma necessario. Per questo dobbiamo fare ogni sforzo per ottenerlo.
Per ottenere il “cessate-il-fuoco” servono autorità, visione, proposta (capace di offrire un domani migliore di ieri per tutte le parti in conflitto), volontà di collaborare e potere persuasivo.
Sarà necessaria la pressione di molti. Nessun paese può fare da solo ma ciascuno può e deve fare il massimo sforzo. L’Italia può essere il primo paese che promuove apertamente le proposte di Papa Francesco.
Per ottenere il cessate-il-fuoco, il Governo, il Parlamento, la Presidenza della Repubblica e le forze politiche possono:
1. promuovere, favorire, accettare trattative ad ogni livello e in ogni tempo;
2. promuovere una iniziativa politica dell’Unione Europea;
3. promuovere una iniziativa politica dell’Osce (investire sul dialogo e il negoziato multilaterale,…);
4. promuovere una iniziativa politica dell’Onu (tornare a investire sull’Onu, ricostruire credibilità e capacità di intervento per la pacificazione in tutti i drammatici conflitti che si susseguono nel mondo, Conferenza mondiale della pace..) e, a tal fine, promuovere un serio dialogo con la Cina;
5. avviare un serio confronto con tutti i paesi alleati;
6. costruire una coalizione internazionale di “Costruttori di Pace” con i paesi che intendono ottenere il cessate-il-fuoco;
7. “mettere al lavoro” statisti, premi Nobel, esperti, possibili mediatori internazionali… per ricercare, con creatività, soluzioni;
8. promuovere un’informazione che si prenda cura del vero e alimenti il dialogo anzichè l’odio;
9. … e molto altro…
Nel frattempo, continuiamo ad inviare armi?
Aiutare l’Ucraina è giusto. Ma siamo sicuri che lo stiamo facendo nel modo giusto?
Il continuo invio di armi occidentali (insieme ad una vasta assistenza militare) all’Ucraina ha contribuito a contenere l’avanzata dell’esercito russo, ma è un'illusione pensare che basterà a respingerlo oltre i confini.
Le armi che inviamo non bastano mai. Ora siamo arrivati ai carri armati. Ma gli ucraini già chiedono i cacciabombardieri, i missili a lungo raggio, ...
Quali altre armi siamo disponibili a inviare? Per quanto tempo ancora? Quale strategia politica e militare sta guidando i nostri invii di armi? Quanti soldi siamo pronti a spendere ancora? Quanti ne abbiamo spesi sino ad oggi? A quali servizi pubblici abbiamo sottratto questi fondi? A quali urgenze locali, nazionali o mondiali?
“Il tempo sta per scadere mentre il mondo si avvicina al collasso e i Paesi devono cambiare rotta prima che sia troppo tardi” António Guterres, Segretario generale dell’Onu, 6 febbraio 2023
Perugia, 8 febbraio 2023 - Comitato promotore Marcia PerugiAssisi
(*) Questo documento è volutamente incompleto perché la ricerca della via della pace è un processo collettivo, un cammino che dobbiamo fare in tanti.
(**) Ucraina, Siria, Yemen, Libia, Iraq, Palestina, Etiopia, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Kurdistan, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Camerun, Burkina Faso, Sahel, Mali, Costa d’Avorio, Niger, Nigeria, Costa D’Avorio, Mozambico, Sahara Occidentale, Afghanistan, Colombia, … la guerra è dappertutto e la facciamo anche contro i poveri, il clima, le donne, i rifugiati, …