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29/4/2015
sfondo blu, scritta bianca, tre volti di profilo a comporre una mano
© Consiglio d'Europa

Comitato europeo dei diritti sociali: in tema di punizioni corporali nei confronti dei bambini l'Italia è conforme alla Carta sociale europea

Con la decisione adottata in data 5 dicembre 2014, e resa pubblica il 15 aprile, in merito al reclamo collettivo n. 94/2013 (APPROACH c. Italia), il Comitato europeo dei diritti sociali (ECSR) del Consiglio d’Europa ha concluso che l’Italia non ha violato l’art. 17 sui diritti e la dignità del bambino della Carta sociale europea riveduta.

Il reclamo, presentato dall’ONG internazionale Association for the Protection of All Children (APPROACH), chiamava il Comitato a pronunciarsi sulla compatibilità con la Carta sociale europea del quadro normativo e giurisprudenziale italiano in materia di proibizione di ogni tipo di punizione corporale nei confronti delle persone minori d’età.

Secondo le doglianze dei ricorrenti, infatti, in Italia manca una chiara ed effettiva proibizione di tutte le forme di punizione corporale. In particolare, l’art. 571 del codice penale (abuso dei mezzi di correzione o di disciplina) implica la possibilità di ricorrere a mezzi di punizione che comportino anche un certo grado di violenza, ravvisando un reato soltanto laddove tale correzione abbia come risultato danni fisici o psicologici. Benchè con una sentenza della Suprema Corte (Cassazione n. 4904 del 1996) si fosse stabilito che l’uso della violenza per scopi educativi non possa mai considerarsi lecito, secondo l'organizzazione Approach, tale pronunciamento non può dirsi da solo sufficiente a sanzionare il divieto di punizioni corporali.

Il Comitato, pur notando che nessuno dei riferimenti normativi italiani riporta in maniera chiara e comprensiva siffatta proibizione, ritiene che la sentenza della Cassazione del 1996 sia stata coerentemente seguita dalla giurisprudenza successiva, concludendo quindi che il quadro giuridico e giurisprudenziale di riferimento non possa considerarsi in violazione con l’art. 17 della Carta sociale europea riveduta.

Il Comitato, nell'esaminare un reclamo analogo (OMCT c. Italia n. 19/2003), aveva già rilevato la non violazione dell'art. 17 da parte dell'Italia.

Il Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa ha il compito di determinare se la normativa e la pratica degli Stati parte sia in conformità con le norme previste dalla Carta Sociale europea, dei suoi Protocolli e della Carta sociale europea (riveduta) del 1996. Esso esamina rapporti periodici presentati dagli Stati Parte e può ricevere reclami collettivi.