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19/3/2019
Membri della commissione d'inchiesta sulle proteste nei territori palestinesi occupati
OHCHR

Consiglio diritti umani: la commissione d’inchiesta pubblica il rapporto sulle proteste nei territori palestinesi occupati

La Commissione d’inchiesta internazionale indipendente sulle proteste nei territori palestinesi occupati ha prodotto un rapporto sui fatti avvenuti lo scorso 30 marzo 2018, riguardo gli scontri che hanno avuto luogo a ridosso della barriera che separa Israele e Gaza nel corso di una protesta. Il rapporto è stato presentato il 18 marzo 2019 al Consiglio diritti umani.

Il mandato della Commissione è indagare su tutte le presunte violazioni e abusi del diritto internazionale umanitario e del diritto internazionale dei diritti umani nella Striscia di Gaza occupata, compresa Gerusalemme Est, nel contesto degli assalti militari alle proteste civili su larga scala iniziate il 30 marzo 2018. La commissione è composta da tre eminenti avvocati: Kaari Betty Murungi, Sara Hossain e Santiago Canton.

Nel rapporto, la commissione afferma d’aver ragione di credere che le Forze di Difesa Israeliane (IDF) abbiano ucciso e ferito gravemente dei civili che non stavano partecipando attivamente al conflitto e che non rappresentavano un pericolo imminente. Il bilancio finale delle vittime è di 183 persone morte sul colpo e 6106 feriti.

La Commissione afferma che le proteste erano di natura civile, con obiettivi politici e non rappresentavano uno scontro organizzato militarmente. Nonostante dei momenti di intensificazione delle violenze, non si è mai raggiunto un livello di pericolo tale da giustificare un uso letale della forza. L’uso letale della forza è permesso solo in caso di pericolo immediato per la vita, ragion per cui le forze israeliane hanno violato il diritto internazionale dei diritti umani e il diritto umanitario sparando a civili che non partecipavano direttamente alle ostilità.

La commissione ha fatto inoltre presente che 29 delle persone uccise facevano parte di gruppi armati organizzati, ma che al momento della protesta erano disarmati e che comunque non sarebbero potuti essere uccisi solo sulla base della loro appartenenza a suddetti gruppi.

Nel rapporto si fa anche riferimento alle regole di ingaggio nel conflitto delle forze di difesa israeliane che permettono di gambizzare civili solo sulla base di sospetti rispetto alla partecipazione alle proteste in modo violento. Questo regole hanno portato all’alto numero di vittime registrato nel caso oggetto dell'inchiesta. Tale comportamento rappresenta un crimine di guerra e le violazioni dei diritti umani riscontrate sono talmente gravi da poter essere considerate crimini contro l’umanità.

Infine, la Commissione ritiene che Hamas, essendo l’autorità di fatto a Gaza, è responsabile di non aver fermato le violenze che hanno causato significativi danni materiali all’interno di Israele e reputa che l’Autorità Palestinese e le autorità di Gaza siano responsabili di non aver rispettato il diritto di riunirsi pacificamente rispetto alle proteste di giugno 2018.

Per maggiori infromazioni consultare i link sottostanti.