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30/1/2013
Foto panoramica della sede del Palazzo dei diritti umani che ospita la Corte europea dei diritti umani, Strasburgo.
© Consiglio d'Europa

Corte europea dei diritti umani: doppia condanna per l’Italia nei casi Lombardo e Cirillo

Con due sentenze datate 29 gennaio 2013, la II Camera della Corte europea dei diritti umani (CtEDU) ha condannato lo Stato italiano per aver violato le norme della Convenzione europea dei diritti umani (CEDU) nei casi Lombardo c. Italia (ricorso n. 25704/11) e Cirillo c. Italia (ricorso n. 36276/10).

Per quanto riguarda il caso Lombardo, la Corte ha riscontrato una violazione dell’art. 8 CEDU (diritto alla vita privata e familiare) nella misura in cui lo Stato italiano non aveva saputo garantire con strumenti efficaci il diritto di visita di un padre alla figlia, malgrado l’esistenza di numerosi provvedimenti giudiziari volti a riconoscere il diritto di quest’ultimo a visite regolari. Rilevato dunque come l’inerzia e i ritardi delle autorità nazionali nell’assicurare il diritto di visita avessero violato il diritto alla vita familiare del ricorrente, lo Stato italiano è condannato a versare un indennizzo per danni non patrimoniali pari a 15mila euro a cui si aggiungono 10mila euro per le spese processuali sostenute.

Nel caso Cirillo, l’Italia viene condannata per aver violato l’art. 3 CEDU (divieto trattamenti inumani o degradanti) in relazione alla carenza di trattamenti medici adeguati al precario stato di salute di un detenuto affetto da paralisi parziale del braccio sinistro. In particolare, nell’esaminare le circostanze del caso, la CtEDU precisa come l'alto numero di domande ricevuto dall'amministrazione sanitaria del carcere di Foggia e il sovraffollamento carcerario non possono in nessuna circostanza giustificare un accesso sporadico e incostante a trattamenti medici adeguati. Il fallimento dell’Italia nel garantire al ricorrente un trattamento adatto alla sua patologia costituisce quindi un trattamento inumano e degradante. Oltre alle spese processuali, l’Italia dovrà versare un indennizzo per danni non patrimoniali pari a 10mila euro.