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9/3/2013
Foto panoramica della sede del Palazzo dei diritti umani che ospita la Corte europea dei diritti umani, Strasburgo.
© Consiglio d'Europa

Corte europea dei diritti umani: una coppia italiana chiede il riconoscimento del diritto al cognome materno

Il 7 febbraio 2013 il Governo italiano è stato invitato dalla Corte europea dei diritti umani (CtEDU) a formulare le proprie osservazioni sul caso Cusan e Fazzo c. Italia. Si tratta di un ricorso presentato nel dicembre 2006 da una coppia di cittadini italiani che reclamano il diritto di attribuire anche il cognome materno, oltre a quello paterno, al proprio figlio nato durante il matrimonio.

I due coniugi, dopo essersi rivolti all'ufficio anagrafe e ad aver esaurito tutte le possibili vie di ricorso interne, hanno affermato che il divieto imposto dalla legislazione italiana di attribuire anche il cognome materno al figlio nato durante il matrimonio è contrario al rispetto della vita privata e familiare, come garantito dall'art. 8 della Convenzione europea dei diritti umani (CEDU).

Nel loro ricorso, che pone l’Italia al centro di un nuovo dibattito sui diritti familiari, si reclama infatti sia una violazione dell’art. 8 della CEDU letto congiuntamente all’art. 14 (divieto di discriminazione), sia una violazione dell’art. 5 del Protocollo n. 7 della Convenzione, che stabilisce l’uguaglianza tra i coniugi.