FOCSIV: pubblicato il rapporto 2019 sul land grabbing
FOCSIV ha pubblicato il rapporto 2019 “I padroni della terra”, che affronta il tema del “land grabbing”, l’accaparramento della terra guidato da interessi economici e politici di poteri sovrani ed imprenditoriali che si svolgono al di sopra dei diritti, dei bisogni e delle speranze delle comunità locali. Il fenomeno del “land grabbing” si concretizza attraverso l’acquisto, l’affitto sottocosto o l’espropriazione dei terreni alle popolazioni locali per grandi coltivazioni, spesso a monocultura, e per lo sfruttamento di risorse naturali. Il rapporto contiene una serie di informazioni e dati sul tema, raccolti attraverso la fonte Land Matrix, e riporta alcune storie di sopraffazione delle comunità più povere, che non hanno più diritto neanche alla loro terra, alla loro sopravvivenza.
Il fenomeno del “land grabbing” riguarda oltre 1800 contratti che grandi imprese e Stati hanno siglato per l’investimento e lo sfruttamento della terra, per la produzione in larga scala di monocolture, piantagioni, per l’estrazione di minerali, la realizzazione di infrastrutture e zone industriali; per una superficie totale di oltre 70 milioni di ettari (fonte Land Matrix), pari a due volte e mezzo l’Italia. Ma su queste terre vivono popolazioni indigene, comunità di pastori e piccoli agricoltori, comunità che curano le risorse naturali e custodiscono una grande biodiversità indispensabile per la vita di tutto il pianeta.
Il rapporto parte da una considerazione: la globalizzazione ha reso il nostro Pianeta un unico grande villaggio governato dalla finanza mondiale, e sempre più spesso ci dimentichiamo che questo mondo è anche finito, limitato, e le sue risorse, in particolare quelle non rinnovabili, sono sempre più scarse. In questo quadro globale, i padroni della terra non sono più i suoi custodi ma ristrette élite politiche, finanziarie ed economiche che decidono dello sviluppo di tutti, sfruttando ed esaurendo beni comuni insostituibili (terra e acqua in primis).
In sintesi il rapporto contiene i seguenti messaggi:
- L’accaparramento mostra una grande differenza di potere: da una parte il connubio Stati-imprese, che possono contare su grandi risorse finanziarie e forti organizzazioni; dall’altra, in posizione di evidente debolezza piccole comunità e popoli indigeni. Il gioco è diseguale e ingiusto fin dal principio e quindi si sa già chi sarà il vincitore. È la storia di Davide contro Golia. Ma purtroppo in molti casi vince Golia.
- In diversi casi l’impatto dell’accaparramento degrada terre, acqua, risorse naturali, e la vita delle popolazioni locali. I casi paese di Congo, Mali, Etiopia, Madagascar, Amazzonia peruviana, illustrati nel rapporto, mostrano i danni arrecati a livello ambientale, con lo sversamento di materiali tossici, l’inquinamento, la riduzione della biodiversità, il degrado del suolo, e a livello sociale con l’espulsione delle comunità, la violenza e gli omicidi perpetrati contro i difensori dei diritti umani.
- Le regole del gioco molte volte non sono rispettate. Esistono i principi guida dell’ONU su imprese e diritti umani che raccomandano una serie di azioni di trasparenza, consenso informato, accesso alla giustizia, compensazioni adeguate. Questi principi sono però applicati in modo assolutamente insufficiente. Le vittime dei soprusi non sono sostenute nell’avere accesso alla giustizia e a indennizzi adeguati. Oltre 300 persone sono state uccise nel 2018.
- Nonostante ciò, è possibile cambiare. Grazie alla pressione dei comitati di difesa delle popolazioni indigene e delle organizzazioni non governative, alcune imprese e Stati assumono comportamenti responsabili e diligenti. Ad esempio, il governo del Mali ha emanato una nuova legge fondiaria per la formalizzazione dei diritti consuetudinari sulla terra, riforma salutata positivamente dalla Convergenza Maliana contro gli Accaparramenti di Terre.
- Ma, i grandi investimenti portano vantaggi al Paese che li ospita? L’accaparramento delle terre rientra nei grandi piani di trasformazione economica che alcuni governi, come quello etiope, promuovono per attrarre investimenti esteri, aumentare le esportazioni e pagare il debito. Certamente, secondo la misura del Prodotto Interno Lordo, la crescita è evidente. Non vi è altrettanta evidenza rispetto al benessere sociale e soprattutto alla salvaguardia della biodiversità. Anzi, nei Paesi analizzati nel rapporto le tensioni e i conflitti aumentano.
- L’accaparramento delle terre è una questione politica, di rapporti di forza sociali ed economici. Alcuni governi, come nel caso del Madagascar e recentemente in Etiopia, sono caduti. In Congo la situazione politica è incandescente. In Brasile il nuovo governo sta facendo crescere l’opposizione dei popoli indigeni. Sulla terra non si scherza. Gli interessi economici sono potentissimi ma si scontrano con la resistenza delle popolazioni locali. È lotta politica che purtroppo diverse volte diventa violenta.
- Più a fondo la questione è culturale e antropologica. L’accaparramento delle terre evidenza il contrasto tra una visione culturale ridotta agli aspetti materiali, e una concezione integrale dove l’uomo non è un agente esterno alla natura ma ne è completamente parte e avvolto. Si tratta di accaparramento di identità, storie, rapporti umani con la madre terra e con lo spirito che tutto pervade. Il fenomeno del land grabbing assume una forma più sottile e indiretta: la devastazione dell’ambiente equivale alla soppressione socio-culturale delle comunità locali.
- L’ONU è impegnata su vari fronti con il Forum permanente sulle questioni indigene, il Relatore speciale per i diritti dei popoli indigeni, l’Expert Mechanism sui diritti dei popoli indigeni, il Comitato per la sicurezza alimentare. Ma questi impegni sono di carattere volontario e purtroppo infruttuosi. È importante, quindi, sostenere il processo di negoziazione del nuovo Trattato ONU vincolante su imprese e diritti umani e riformare i trattati commerciali e sugli investimenti.
- Papa Francesco, con la “Laudato Si’”, continua a condannare la mercificazione della terra e il ladrocinio contro i popoli indigeni. Il prossimo Sinodo sull’Amazzonia impegnerà ancora di più la Chiesa a contrastare un’economia che uccide e degrada, proponendo nuovi stili di vita ed un’economia sobria, giusta e sostenibile. L’adozione dei principi dell’agroecologia sostiene i movimenti dei contadini e dei popoli indigeni che custodiscono la terra.
- Nuovi stili di vita e cambiamento collettivo dal basso sono promossi dalla FOCSIV con i suoi membri a fianco delle comunità locali in oltre 40 paesi del mondo. La cooperazione allo sviluppo sostenibile ha un ruolo fondamentale nell’appoggiare i movimenti dei contadini e dei popoli indigeni, e nel rendere tutti i cittadini più consapevoli del diritto a una vita dignitosa e rispettosa dell’ambiente.
Sulla base di quanto analizzato, emergono alcune raccomandazioni che si rivolgono al Governo e al Parlamento italiano per:
- partecipare in modo proattivo al negoziato sul Trattato ONU vincolante sulle imprese e i diritti umani e rafforzare il piano nazionale su imprese e diritti umani;
- riconsiderare l’astensione, recepire e applicare la Dichiarazione ONU per i diritti dei contadini tanto in Italia quanto nei Paesi in via di sviluppo;
- lavorare con la Commissione europea affinché vengano soppressi gli articoli dei trattati commerciali e di investimento che prevedono la ISDS e cioè la Risoluzione delle controversie tra investitore e Stato;
- impegnare l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e la Cassa Depositi e Prestiti (CDP) a sostenere l’agricoltura contadina nei Paesi in via di sviluppo, creando due programmi speciali: uno a sostegno dei difensori dei diritti umani, e uno per appoggiare le vittime degli abusi ad avere accesso a un processo equo per sostenere i propri diritti;
- Sia AICS che CDP dovrebbero adottare criteri e un piano di azione per applicare concretamente i Principi Guida su Imprese e Diritti umani dell’ONU sulle operazioni condotte da imprese italiane con finanziamenti pubblici.