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30/11/2014
Amnesty International UK, durante una dimostrazione di fronte a Downing Street, esorta il governo britannico a non chiedere gli occhi di fronte alla tortura
© Amnesty International

Nazioni Unite: annunciata la visita del Sottocomitato per la prevenzione della tortura in Guatemala, Italia, Nauru e Filippine nel 2015

Il 26 novembre a Ginevra è stato reso noto dalle Nazioni Unite che Guatemala, Italia, Nauru e Filippine sono tra i paesi che il Sottocomitato delle Nazioni Unite per la prevenzione della tortura (SPT) pianifica di visitare nel 2015.

Compito del SPT è di prevenire ed eliminare la tortura, i trattamenti crudeli, disumani o degradanti a danno di detenuti e di tutti gli individui privati della libertà personale. L'organo, composto da esperti indipendenti, collabora con i governi dei paesi che hanno ratificato il Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura (OPCAT). Ad oggi sono 76 gli Stati che hanno ratificato il protocollo. L'Italia ne ha depositato lo strumento di ratifica nell'aprile del 2013.

Ratificando l'OPCAT gli Stati si sono impegnati, tra le altre cose, a creare entro un anno dalla ratifica del Protocollo appositi organismi indipendenti, i c.d. Meccanismi nazionali di prevenzione (NPMs). L'Italia, in una nota al Sottocomitato del 28 aprile 2014, ha comunicato che il meccanismo nazionale di prevenzione  italiano sarà costituito dal sistema di garanti locali, coordinati dal neo istituito (ma non ancora nominato) Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale.

Il prossimo anno, oltre a visitare Italia, Guatemala, Nauru e Filippine, gli esperti indipendenti del SPT torneranno in Azerbaijan, per portare a termine una missione interrotta nel settembre 2014, ed effettueranno visite di consulenza nei Paesi Bassi e in Turchia per quanto riguarda i loro meccanismi nazionali di prevenzione.

L'SPT prevede anche due visite di follow-up in Paesi visitati in precedenza. In missione in un paese, la delegazione del SPT visita i luoghi in cui le persone sono private della libertà. Alla fine della visita, gli esperti comunicano le loro raccomandazioni e osservazioni allo Stato in un rapporto confidenziale. Lo Stato è incoraggiato a chiedere il documento sia reso pubblico.