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23/9/2009
Foto di due bambini che giocano con delle taniche gialle a Gaza, nei Territori Occupati Palestinesi. Foto tratta dal rapporto della Croce Rossa "GAZA 1.5 million people trapped in despair".
© ICRC

Nazioni Unite: presentato il rapporto della Missione di fact-finding sui fatti di Gaza.

Il 15 settembre 2009 la Missione di fact-finding sul conflitto a Gaza guidata da Richard Goldstone ha presentato l'atteso rapporto su quanto accaduto lo scorso inverno nella Striscia di Gaza.

Il rapporto conclude che ci sono prove che Israele abbia commesso gravi violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario durante il conflitto a Gaza commettendo azioni equivalenti a crimini di guerra e a crimini contro l'umanità.

Inoltre, il rapporto conclude che ci siano prove che anche i gruppi armati palestinesi abbiano commesso tanto sia crimini di guerra, sia crimini contro l'umanità attraverso il ripetuto lancio di razzi e mortai nella parte meridionale di Israele.

I quattro membri della Missione (Goldstone, Chinkin, Jilani, Travers) sono stati designati dal Presidente del Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite lo scorso 3 aprile (ai sensi della Risoluzione S-9/1 del 12 gennaio 2009) con il mandato di “investigare tutte le violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario che potrebbero essere state commesse in qualsiasi momento nel contesto delle operazioni che sono state condotte a Gaza durante il periodo compreso tra il 27 dicembre 2008 e il 18 gennaio 2009, prima, durante e dopo”.

Il rapporto (di 574 pagine) include analisi dettagliate di 36 incidenti specifici ed è basato su un'enorme mole di informazioni derivate da 188 interviste individuali, 10000 pagine di documentazione, 1200 fotografie, circa 30 video e ulteriori testimonianze.

Durante lo svolgimento della Missione, il Governo Israeliano ha negato l'accesso in Israele e Cisgiordania ai 4 esperti indipendenti e non ha risposto ad una lista di domande poste dalla stessa Missione. Le autorità palestinesi sia a Gaza, sia in Cisgiordania hanno cooperato con la Missione.

Il rapporto constatata che, nel periodo che ha portato all'assalto militare Israeliano a Gaza, Israele ha imposto un blocco equivalente ad una punizione collettiva e ha portato avanti una politica sistematica di progressivo isolamento e privazione della Striscia di Gaza.

Durante l'operazione, denominata “Piombo Fuso”, case, fabbriche, pozzi, scuole, ospedali, stazioni della polizia e altri edifici pubblici sono stati distrutti; le famiglie vivono ancora in mezzo alle macerie delle loro case molto tempo dopo la fine dell'attacco dal momento che la ricostruzione è diventata impossibile per via del blocco continuo. Più di 1400 persone sono state uccise durante l'operazione militare.

Il rapporto continua affermando che la popolazione di Gaza ha sofferto e continua a soffrire traumi significativi, sia nell'immediato che a lungo termine, specialmente tra i bambini: la Missione ha infatti notato tra la popolazione minorile della Striscia di Gaza segnali di profonda depressione, insonnia e altre effetti, quali l'enuresi.

Il rapporto conclude che l'operazione militare israeliana è stata diretta nei confronti della popolazione di Gaza nella sua totalità, promuovendo una politica continua e complessiva finalizzata a punire la popolazione in quanto tale e in una deliberata politica di forza sproporzionata nei confronti della stessa popolazione civile: la distruzione di installazioni per la fornitura del cibo, sistemi per la pulizia dell'acqua, fabbriche di cemento ed edifici residenziali sono stati il risultato di una politica deliberata e sistematica che ha reso più complesso, per la popolazione della Striscia di Gaza, condurre una vita quotidiana dignitosa.

Il rapporto afferma che tali azioni, oltre a quelle che privano i palestinesi della libertà di movimento e del loro diritto di lasciare il proprio Paese e farvi ritorno, e a quelle che impediscono l'accesso ad una corte di giustizia e ad un mezzo di ricorso potrebbero condurre una corte competente a dichiarare che è stato commesso il crimine di persecuzione, un crimine contro l'umanità

Inoltre, il rapporto afferma che altri incidenti analizzati dalla Commissione (ad esempio la distruzione dell'ospedale “Al Quds”), potrebbero essere riconosciuti come crimini di guerra.

La Missione analizza anche le violazioni avvenute attraverso il trattamento da parte israeliana di palestinesi in Cisgiordania, tra cui uso eccessivo della forza contro dimostranti palestinesi che è talvolta risultato in: uccisioni, incremento ulteriore del sistema di chiusure, restrizioni alla libertà di movimento (anche nei confronti di membri del Consiglio Legislativo Palestinese) e demolizioni di case.

Per quanto riguarda il lancio di razzi da parte dei gruppi armati palestinesi, il rapporto sostiene che tali attacchi ripetuti costituiscono crimini di guerra e potrebbero risultare crimini contro l'umanità, dal momento che non sono in grado di distinguere tra obiettivi militari e la popolazione civile.

A tale proposito la Missione conclude che gli attacchi ripetuti mediante razzi e mortai hanno causato terrore nelle comunità colpite nel sud di Israele oltre a comportare perdite di vite umane, danni mentali e fisici ai civili e danneggiare case, edifici religiosi e proprietà, erodendo quindi la vita ed i diritti economici e culturali delle comunità colpite.

La Missione esorta inoltre i gruppi armati che tengono in prigionia il caporale israeliano Gilad Shalit di rilasciarlo per ragioni umanitarie, e, in attesa del suo rilascio, riconoscergli i pieni diritti accordati ai prigionieri di guerra secondo le Convenzioni di Ginevra, inclusa la possibilità di ricevere visite dal Comitato internazionale della Croce Rossa.

Il rapporto nota inoltre gravi violazioni dei diritti umani (ad esempio arresti arbitrari ed esecuzioni extra-giudiziarie) dei palestinesi compiute dalle autorità palestinesi sia a Gaza sia in Cisgiordania.

Il rapporto parla di una situazione di impunità che ha creato una crisi di giustizia nei territori occupati palestinesi e constata che il Governo di Israele non ha effettuato alcuna investigazione credibile sulle presunte violenze.

Infine, la Missione raccomanda al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di richiedere ad Israele di fare rapporto entro sei mesi sulle investigazioni e le azioni giudiziarie che dovrebbe effettuare in relazione alle violenze identificate nel rapporto e domanda allo stesso Consiglio di sicurezza di istituire un organismo di esperti indipendenti per fare rapporto sull'avanzamento di tali investigazioni e azioni legali. Se dopo sei mesi non staranno avendo luogo procedimenti indipendenti in buona fede, il Consiglio di Sicurezza dovrebbe quindi fare rapporto al procuratore della Corte penale internazionale. Parallelamente, la Missione raccomanda all'organismo indipendente di fare rapporto al Consiglio di sicurezza anche per quanto riguarda i crimini commessi da parte palestinese, prevedendo le stesse conseguenze se non avranno luogo, nei prossimi sei mesi, procedimenti indipendenti e in buona fede per tali crimini.

Il Governo israeliano, attraverso una comunicazione ufficiale del Ministero degli Affari esteri si è dichiarato “sconvolto” e “deluso” dal rapporto della Missione di fact-finding su Gaza, affermando che il documento ignora di fatto il diritto all'autodifesa di Israele e fa affermazioni non comprovate riguardo gli intenti israeliani e sfida i valori democratici e lo stato di diritto in Israele.

Allo stesso tempo, dichiara il Governo israeliano, il rapporto ignora totalmente la strategia di Hamas di operare all'interno e dietro la popolazione civile che consiste nel trasformare aree ad alta densità di popolazione in un campo di battaglia.