10 anni dalla ratifica dell'UE della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD)
La Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD) è entrata in vigore dieci anni fa, a livello di Unione Europea (UE) . L’Unione Europea è l’unica organizzazione di integrazione regionale ad aver ratificato il CPRD. La Convenzione ha apportato profondi cambiamenti nell’approccio ai diritti delle persone con disabilità, a livello nazionale, dell’UE ed internazionale. E’ opinione largamente condivisa che ratificare una convenzione non basti, perché le persone con disabilità riescano a vivere in modo indipendente e si sentano incluse nella comunità, per questo c’è ancora lavoro da fare. La prossima strategia dell’UE sui diritti dei disabili è, in questo senso, un’opportunità per gettare le basi per la piena attuazione della CRPD a livello dell’UE.
Il presidente di European Disability Forum EDF, Yannis Vardakastanis afferma «L’impatto del COVID-19 sulle persone con disabilità ha cambiato tutto. La discriminazione, l’esclusione e l’impoverimento delle persone con disabilità in Europa sono stati messi al centro dell’attenzione. Tutte le persone con disabilità che hanno perso la vita, i loro familiari, i loro mezzi di sussistenza, i contatti con gli amici, la famiglia e la loro rete di sostegno richiedono da noi, dalle istituzioni dell’UE, di trasformare completamente il nostro lavoro includendo le persone con disabilità. Non ci saranno più scuse. Il CRPD è in vigore da 10 anni: è tempo di assicurarsi che le leggi vengano adottate, che le leggi vengano applicate, che le persone abbiano il potere e che vengano investiti i fondi. L’imminente strategia sui diritti dei disabili dovrebbe porre le basi per una vera uguaglianza per le persone con disabilità in Europa».
«I principi della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità costituiscono un manifesto ideale per la Federazione e per la rete associativa che vi si riconosce», commenta il presidente della Fish, Vincenzo Falabella: «devono per questo costituire il faro per chi elabora le politiche, a livello nazionale ed internazionale. Perché da allora, sono passati dieci anni, diventa sempre più necessario la riforma dell’attuale sistema di welfare, basato principalmente sul sistema di protezione, che deve essere profondamente modificato in favore di un nuovo modello basato sui diritti umani, civili e sociali».
La Federazione Italiana Superamento Handicap (Fish) chiede chiarimenti sui principi di etica alla base del nuovo piano pandemico adottato in Italia. Nella teoria, il nuovo piano pandemico dice di ispirarsi ai principi di equità, solidarietà, fiducia. Particolare attenzione si richiama al dovere di cura, ritenendolo un caposaldo della deontologia medica. Allo stesso tempo, però, «riteniamo ambiguo quando si riferisce che in caso di disparità tra risorse disponibili e necessità, si dovranno affrontare sfide rilevanti per l’allocazione delle risorse», conclude il presidente della Federazione nazionale che raggruppa la maggior parte delle associazioni italiane a tutela delle persone con disabilità: «Il ministro Speranza, dunque, è questo il nostro invito, spieghi con chiarezza quali sono realmente i principi di etica che ispirano il nuovo piano pandemico».