29 novembre: Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese
Il 2 dicembre 1977, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con Risoluzione 32/40 B, ha chiesto a tutti gli stati membri di osservare la data del 29 novembre di ogni anno come Giornata internazionale della solidarietà con il popolo palestinese. Il 29 novembre 1947 veniva infatti adottata la Risoluzione 181 (II) sulla partizione della Palestina che prevedeva la creazione di due stati indipendenti, uno arabo e uno ebraico e l'istituzione di un regime internazionale speciale per la città di Gerusalemme.
In occasione di questa data vengono organizzate iniziative, tavole rotonde ed eventi di solidarietà in tutto il mondo. In quest'ambito si colloca il convegno internazionale che si svolgerà a Firenze martedì 29 novembre 2011 presso la Sala Luca Giordano del Palazzo Medici Riccardi.
La giornata si articolerà principalmente su due binari, un approfondimento sugli sviluppi della richiesta di riconoscimento della Palestina alle Nazioni Unite e il contributo che gli enti locali possono portare al compimento del processo di pace e sarà arricchito da testimonianze dal campo e interventi di esperti.
Il convegno è organizzato dalla Provincia di Firenze e dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani con il patrocinio dell'agenzia UNRIC, dell'Ambasciata Palestinese in Italia, della Regione Toscana e del Comitato Italiano per UNRWA.
In occasione di tale ricorrenza il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban ki-Moon, ha rilasciato il seguente messaggio:
"Sessantaquattro anni fa in questo giorno, l'Assemblea Generale adottava la Risoluzione 181, che prevedeva la divisione del territorio sotto mandato in due Stati. La creazione di uno Stato palestinese, che viva in pace e sicurezza accanto a Israele, è attesa da troppo tempo.
La necessità di risolvere questo conflitto è diventata ancora più urgente alla luce dei cambiamenti storici avvenuti nella regione. Esorto i dirigenti israeliani e palestinesi a dare prova di coraggio e determinazione nella ricerca di un accordo che preveda una soluzione a due Stati, che possa offrire un futuro più radioso alla gioventù palestinese e israeliana. Tale soluzione deve porre fine all'occupazione iniziata nel 1967, e rispondere alle legittime preoccupazioni legate alla sicurezza. Gerusalemme deve emergere dai negoziati come la capitale di due Stati, prevedendo delle diposizioni sui siti religiosi che possano soddisfare tutti. Occorre inoltre trovare una soluzione giusta e concertata per i milioni di rifugiati palestinesi sparsi nella regione
La realizzazione di questo obiettivo comporta molti problemi, ma permettetemi di sottolineare un risultato importante, in verità storico, ottenuto dall'Autorità palestinese durante l'anno trascorso. L'Autorità Palestinese ha ora le istituzioni necessarie ad assumersi le responsabilità di uno Stato, nel caso in cui uno Stato palestinese venisse creato.Numerosi membri della comunità internazionale lo hanno dichiarato lo scorso settembre, durante la riunione del Comitato di collegamento ad hoc. Mi congratulo con il Presidente Mahmoud Abbas e il Primo Ministro Salam Fayyad per questo notevole successo. Tali sforzi devono continuare ed essere sostenuti.
A tale proposito, la sospensione in corso da parte di Israele del trasferimento delle entrate doganali e fiscali dovuti all'Autorità palestinese rischia di minare questi risultati. Queste entrate devono essere trasferite immediatamente.
E' soprattutto necessario delineare un orizzonte politico. Sono profondamente preoccupato per la mancanza di negoziati israelo-palestinesi, mentre la fiducia tra le parti continua a dissiparsi. La loro collaborazione con il Quartetto per il Medio Oriente offre un barlume di speranza. Invito entrambe le parti a presentare delle proposte serie su frontiere e sicurezza, e a discuterne direttamente tra loro, con il sostegno del Quartetto, come parte di una volontà comune di trovare un accordo entro le fine del 2012.
Le parti hanno la particolare responsabilità di porre fine alle provocazioni e creare un ambiente favorevole a negoziati costruttivi. Il recente intensificarsi dell'attività di insediamento di colonie da parte di Israele a Gerusalemme Est e in Cisgiordania costituisce l'ostacolo maggiore. Le attività di insediamento sono contrarie al diritto internazionale a alla Roadmap e devono pertanto cessare.
Azioni unilaterali sul terreno non saranno accettate dalla Comunità internazionale. Per parte sua, l'Autorità Palestinese dovrebbe trovare modi per aiutare a ridurre la tensione e migliorare il clima di divisione che tende a prevalere, oltre ad essere pronta ad impegnarsi direttamente nella ricerca di una soluzione negoziata.
Sollecito inoltre i Palestinesi a superare le loro divisioni, sulla base degli impegni adottati dall'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, le posizioni del Quartetto e l'Iniziativa di pace araba. Prendo atto degli sforzi continui del Presidente Abbas in favore di un governo di transizione che prepari il terreno a elezioni presidenziali e legislative a maggio. Un fronte unitario palestinese che sostenga una soluzione negoziata basata sul principio dei due Stati è essenziale per la creazione di uno Stato Palestinese a Gaza e nella Striscia di Gaza.
Le Nazioni Unite continuano a essere fortemente impegnate in favore della popolazione di Gaza e dell'attuazione di tutti gli aspetti della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza 1860. Esprimo il mio apprezzamento per gli sforzi intrapresi da Israele per facilitare la chiusura, e continuo a chiedere la rimozione delle numerose misure ancora vigenti che riducono severamente il movimento di persone e beni e limitano la capacità delle Nazioni Unite di sostenere la ripresa economica e la ricostruzione di Gaza.
Colgo questa opportunità anche per rammentare a quanti da Gaza lancino razzi contro Israele o continuino a contrabbandare armi, che si tratta di atti inaccettabili, oltre che del tutto contrari agli interessi palestinesi. Chiedo dunque che sia posto fine al lancio di razzi da Gaza su Israele, e al tempo stesso ad Israele di contenere al massimo la propria reazione. Entrambe le parti dovrebbero fare esercizio di calma e rispettare il diritto umanitario internazionale.
Accolgo con favore il recente scambio di prigionieri che ha visto il rilascio di centinaia di prigionieri palestinesi e di un soldato israeliano. A tale significativo sviluppo umanitario dovrebbero fare seguito passi ulteriori per rafforzare lo stato di calma e porre un termine alla chiusura di Gaza.
Alle prese con queste numerose sfide alla realizzazione delle loro legittime aspirazioni alla statualità, il gruppo dirigente palestinese ha inoltrato una richiesta di adesione alle Nazioni Unite. Sta agli Stati Membri decidere. Qualunque punto di vista si adotti sul tema, non dovremmo comunque perdere di vista il fine ultimo di conseguire un accordo di pace negoziato su tutte le questioni relative allo status finale, tra cui frontiere, sicurezza, Gerusalemme e rifugiati.
Riaffermiamo dunque, in occasione di questa Giornata Internazionale, il nostro impegno volto a tradurre la solidarietà in azioni positive. La comunità internazionale deve concorrere a indirizzare il corso delle cose verso un accordo di pace dalla portata storica. Non riuscire a vincere diffidenze reciproche avrà solamente come conseguenza la condanna di altre generazioni di palestinesi e israeliani al conflitto e alla sofferenza.
Una pace giusta e durevole in Medio Oriente, basata sulle risoluzioni 242, 338, 1397, 1515 e 1850, e su accordi precedenti quali quelli di Madrid, la Road Map e l'Iniziativa di pace araba, è cruciale per evitare tale destino. Per quanto sta in me, mi impegno a continuare a perseguire i miei sforzi con tutti i mezzi a mia disposizione".
(Traduzione in italiano del messaggio a cura di UNRic)