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6 febbraio - Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili

insegnante giovane e studentesse anziane in una scuola femminile in Asia
© © UNESCO

Le Nazioni Unite hanno proclamato il 6 febbraio Giornata Mondiale di lotta alle mutilazioni genitali femminili.

Le mutilazioni genitali sono un fenomeno vasto e complesso, che condiziona pesantemente la vita delle bambine e delle donne di molti Paesi africani, ma anche di alcuni del Medio Oriente e, all’interno delle comunità immigrate, questo problema si presenta oggi anche in Europa e negli Stati Uniti.

Il tipo di mutilazione, l’età e le modalità in cui viene effettuata, dipendono da molti fattori di natura diversa. Le mutilazioni genitali femminili vengono praticate in alcune zone dell'Africa appena dopo la nascita, ma generalmente l'intervento viene effettuato in un'età compresa tra i 4 e gli 8 anni.

Gli sforzi internazionali per sradicare la mutilazione genitale femminile hanno una lunga storia, ma è solo grazie alla crescente pressione delle organizzazioni femminili africane che, da pochi decenni, si sono raggiunti risultati concreti.

Il problema fu sollevato nel 1952, ed in seguito discusso e considerato all'interno del sistema diritti umani delle Nazioni Unite dalla Commissione Diritti Umani e dalla Commissione sulla condizione della donna. Per una classificazione delle mutilazione gentiali femminili internazionalmente riconosciuta, si fa riferimento all'Organizzazione mondiale della sanità, organismo da decenni impegnato sul versante della prevenzione di questo fenomeno e della sensibilizzazione circa la ricadute sulla salute fisica e psichica presenti nei soggetti che hanno subito le pratiche mutilatorie.

Nel 1984 dopo un seminario a Dakar, in Senegal, fu istituito il Comitato interafricano sulle pratiche tradizionali pregiudizievoli per la salute delle donne e dei bambini (IAC). Si tratta di una organizzazione internazionale non governativa con la finalità di predisporre un nucleo di attivisti locali, preparati dal punto di vista medico ed autorevoli nella loro comunità, per contrastare culturalmente il fenomeno. Il Comitato ha visto inizialmente l'adesione di 20 Paesi africani. Ad oggi, l'organizzazione dispone di una rete di Comitati Nazionali in 28 paesi africani e ha affiliati in 8 paesi europei, negli Stati Uniti, in Canada, Giappone e Nuova Zelanda.

Ma è solo dagli anni ’90 che le mutilazioni genitali femminili vengono dichiarate una grave violazione dei diritti delle donne e delle bambine, in particolare con la proclamazione della Dichiarazione sulla violenza contro le donne del 1993, dove la pratica è riconosciuta come una forma di violenza nei confronti della donna. 

La questione della violenza nei confronti della donna è stata oggetto di specifica considerazione anche nel corso dei lavori della quarta Conferenza mondiale di Pechino del 1995. A questo tema la piattaforma d'azione dedica una specifica area entro la quale viene richiamata la questione della lotta alle mutilazioni genitali femminili.

Delle mutilazioni genitali femminili si è occupato, a livello Nazioni Unite, anche il Comitato per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne nella General Recommendation n. 14 (1990) nonchè il Comitato per i diritti dell'infanzia nella General Discussion del 1995, "The girl child".

Per quanto concerne l'impegno più recente in materia di mutilazioni genitali femminili va segnalata l'attenzione dedicata a questo tema nel rapporto del Segretario Generale all'Assemblea Generale dell'ONU del luglio 2006 dal titolo: "In-depth study on all forms of violence against women".

Le mutilazioni vengono vietate anche dall’art.21 della Carta Africana sui diritti e il benessere del fanciullo (1990) e sono espressamente vietate dal Protocollo sui diritti delle donne (Protocollo di Maputo, 2003) alla Carta Africana sui diritti dell'uomo e dei popoli (1981).

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