Adottata la "Dichiarazione sui diritti delle minoranze religiose nei Paesi a maggioranza musulmana", Marrakesh, 27 gennaio 2016
Il 27 gennaio 2016 è stata firmata da 250 eminenti studiosi islamici, riuniti a Marrakech (Marocco) e provenienti da oltre 120 nazioni, una Dichiarazione sui diritti delle minoranze religiose nei Paesi a maggioranza musulmana, contenente un appello volto a sviluppare una giurisprudenza islamica sul concetto di cittadinanza, inclusiva di tutti i gruppi religiosi.
L’incontro si è tenuto su invito del Ministero della Promozione e degli Affari Islamici del Regno del Marocco e del Forum per la Promozione della Pace nelle società islamiche, con sede negli Emirati Arabi Uniti. All’evento hanno partecipato cinquanta leader di altre religioni e rappresentanti delle organizzazioni islamiche e internazionali.
La Dichiarazione chiede agli studiosi e agli intellettuali islamici di sviluppare un nuovo concetto inclusivo di cittadinanza nella giurisprudenza islamica e lancia un appello alle istituzioni educative per “una coraggiosa revisione dei programmi educativi, per eliminare ogni argomento che istiga all’aggressione e all’estremismo, portando alla guerra e al caos” e ai politici perché “stabiliscano un contratto costituzionale tra i cittadini”. Si chiede infine ai diversi gruppi religiosi di ricordarsi che per secoli hanno condiviso la stessa terra, vivendo insieme, e di respingere ogni forma di denigrazione dell’altro. La Dichiarazione di Marrakech conclude affermando che è “inconcepibile usare la religione per colpire i diritti delle minoranze religiose in Paesi musulmani”.
La Dichiarazione di Marrakech riprende la Carta di Medina, della quale quest’anno ricorrono i 1.400 anni della stipulazione, “un contratto costituzionale tra il Profeta Muhammad e il popolo di Medina che garantiva la libertà religiosa per tutti, indipendentemente dalla fede”.
Viene di seguito riportata la traduzione della Dichiarazione (fonte: www.asianews.it):
In nome di Dio, il Misericordioso, il Compassionevole,
Sintesi della Dichiarazione di Marrakesh sui diritti delle minoranze religiose nei Paesi a maggioranza musulmana
25-27 gennaio 2016
Considerato che le condizioni in molte parti del mondo musulmano si sono deteriorate in modo pericoloso negli ultimi tempi a causa dell’uso della violenza e della lotta armata come mezzo per dirimere i conflitti e imporre il proprio punto di vista;
Considerato che questa situazione ha inoltre indebolito l’autorità dei governi legittimi e permesso a gruppi criminali di emanare editti attribuiti all’islam ma che, nei fatti, distorcono in modo allarmante i suoi principi fondamentali e gli obiettivi, in modo tale da mettere in pericolo l’intera popolazione;
Considerato che quest’anno si celebrano i 1400 anni della Carta di Medina, un contratto di natura costituzionale fra il Profeta Maometto (“la pace sia su di lui”) e la popolazione di Medina, che garantiva libertà religiosa per tutti, a dispetto della fede professata;
Considerato che centinaia di studiosi e intellettuali musulmani provenienti da oltre 120 nazioni, assieme a rappresentanti delle organizzazioni islamiche e internazionali, così come i leader di diversi gruppi religiosi e nazionalità, si sono dati appuntamento a Marrakesh in questi giorni per riaffermare i principi della Carta di Medina nel corso di un’importante conferenza;
Considerato che questa conferenza si è tenuta sotto gli auspici benevoli di sua Maestà, il re Mohammed VI del Marocco, e organizzata in collaborazione fra il Ministero degli Affari islamici e della dote nel regno del Marocco e il Forum per la Promozione della pace nelle società musulmane negli Emirati Arabi Uniti;
Ed evidenziando la gravità di questa situazione che colpisce i musulmani, così come le persone di altre fedi religiose in tutto il mondo, e al termine di discussioni e delibere, gli intellettuali e gli studiosi musulmani qui riuniti;
Dichiariamo di comune accordo il nostro fermo impegno nel rispetto dei principi articolati nella Carta di Medina, le cui direttive contengono una serie di direttive che regolano il contratto di cittadinanza sul piano costituzionale. Fra queste vi sono la libertà di movimento, il diritto alla proprietà, la solidarietà reciproca e la difesa, così come i principi di giustizia ed eguaglianza davanti alla legge; e, per questo,
Gli obiettivi della Carta di Medina forniscono un quadro adeguato per le costituzioni nazionali nei Paesi a maggioranza musulmana; la Carta delle Nazioni Unite e i relativi documenti, fra i quali la Dichiarazione universale dei diritti umani, sono in armonia con la Carta di Medina, ivi compreso il punto in cui si prende in considerazione il problema dell’ordine pubblico.
Osservando inoltre che la riflessione profonda sulle varie crisi che affliggono l’umanità sottolineano il bisogno urgente e inevitabile di cooperazione fra gruppi religiosi, noi
Affermiamo dunque che questa collaborazione deve essere fondata su una “parola comune”, e che questa collaborazione vada oltre la tolleranza e il rispetto reciproco, affinché garantisca piena protezione ai diritti e alle libertà di tutti i gruppi religiosi, in un’ottica civile che rifugga la coercizione, il biasimo e l’arroganza.
Basandoci su quanto detto sinora, con la presente:
Invitiamo gli studiosi e intellettuali musulmani di tutto il mondo a sviluppare una giurisprudenza fondata sul concetto di “cittadinanza”, che sia inclusivo dei diversi gruppi. Questa giurisprudenza deve essere radicata nella tradizione islamica e nei principi e negli elementi frutto dei cambiamenti globali.
Invitiamo gli istituti educativi musulmani e le autorità preposte a condurre una revisione coraggiosa dei curriculum educativi, che affrontino in modo onesto ed efficace ogni argomento che fomenti l’aggressione e l’estremismo, che conduca alla guerra e al caos, e comporti la distruzione delle nostre società condivise;
Esortiamo i politici e decision maker a intraprendere passi politici e giuridici volti a stabilire un contratto di cittadinanza fra le persone, sostenendo tutte le formule e le iniziative che rafforzino le relazioni e la comprensione fra i vari gruppi religiosi nel mondo musulmano;
Ci rivolgiamo agli artisti, agli educatori, ai creativi delle nostre società, così come alle organizzazioni della società civile, per la nascita di un più ampio movimento che regoli il trattamento delle minoranze religiose nelle nazioni musulmane, affinché contribuisca ad aumentare la consapevolezza dei loro diritti, e lavori insieme a loro per assicurare il successo di questi sforzi.
Invitiamo anche i vari gruppi religiosi, uniti dal medesimo tessuto nazionale, ad affrontare il loro stato reciproco di amnesia selettiva che blocca il ricordo di secoli di unione e di vita comune sulla stessa terra; ci rivolgiamo a loro per ricostruire il passato, rilanciando questa tradizione di convivialità, ripristinando la nostra fiducia reciproca erosa da estremisti che hanno compiuto atti di aggressione e di terrore;
Invitiamo i rappresentanti delle varie religioni, sette e denominazioni a contrastare tutte le forme di fanatismo religioso, diffamazione e denigrazione di ciò che le persone ritengono sacro, così come tutti i discorsi che promuovono odio e fanatismo. E, infine,
Affermiamo che è inconcepibile usare la religione allo scopo di aggredire i diritti delle minoranze religiose nelle nazioni musulmane.
Marrakesh
27 gennaio 2016