Alberto Trentini, cooperante arrestato in Venezuela: la società civile esprime preoccupazione per la violazione dei diritti umani
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Il 15 novembre 2024, Alberto Trentini, cittadino italiano e operatore umanitario in Venezuela, è stato fermato dalle autorità venezuelane mentre svolgeva il suo lavoro per una ONG internazionale. Da quel giorno, Trentini è in isolamento totale, senza contatti con la sua famiglia, avvocati o rappresentanti consolari. A quasi tre mesi dal fermo, le sue condizioni di detenzione e di salute fisica e mentale rimangono sconosciute.
I motivi dell'arresto non sono mai stati chiariti, quel che è certo è che Trentini è stato subito affidato alle autorità della Direzione generale del controspionaggio militare (Dgcim), con destinazione finale Caracas.
Il ministro degli Affari esteri Antonio Tajani ha dichiarato che l’Italia è attivamente coinvolta nel seguire il caso, tuttavia finora mancano progressi significativi, la situazione di Alberto rimane invariata.
In questi tre mesi, la società civile si è mobilitata con forza attraverso varie iniziative di solidarietà come flashmob, digiuni a staffetta e l’esposizione di striscioni per sensibilizzare l’opinione pubblica e fare pressione sulle autorità. Inoltre, è stata lanciata una petizione per sollecitare le istituzioni italiane, europee e alle Nazioni Unite il massimo impegno e di agire con urgenza per:
- ottenere il suo rilascio immediato e la piena tutela dei suoi diritti fondamentali;
- assicurare regolare assistenza consolare, legale e medica;
- permettere contatti regolari con i familiari, avvocati e rappresentanza consolare.
Trentini si trovava in Venezuela per svolgere la sua attività di operatore umanitario sul campo, una missione in cui si impegna con professionalità e dedizione da oltre vent’anni.
La protezione degli operatori umanitari ovunque nel mondo è un principio fondamentale. E’ quindi un dovere civico mantenere alta l’attenzione e unirsi all'appello per la sua immediata liberazione.