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Amnesty International: Rapporto “Israele-Gaza. Operazione “Piombo Fuso”: 22 giorni di morte e distruzione”

Copertina del Rapporto di Amnesty International “Israele-Gaza. Operazione "Piombo Fuso": 22 giorni di morte e distruzione”. Foto di una strada coperta di macerie circondata da edifici semi-distrutti.
Nel Rapporto, pubblicato agli inizi di luglio, Amnesty International afferma che durante i 22 giorni del recente conflitto a Gaza e nel sud d'Israele le forze israeliane hanno ucciso centinaia di civili palestinesi disarmati e distrutto migliaia di abitazioni, mediante attacchi che hanno violato le leggi di guerra. -

"L'assenza di adeguate indagini sul comportamento delle proprie forze a Gaza, crimini di guerra inclusi, e il continuo rifiuto di cooperare con la missione di accertamento dei fatti dell'Onu, diretta da Richard Goldstone, sono la prova dell'intenzione da parte di Israele di evitare un confronto pubblico e di riconoscere le proprie responsabilità" - ha dichiarato Donatella Rovera, che ha guidato la missione di ricerca di Amnesty International a Gaza e nel sud d'Israele durante e dopo il conflitto. "La comunità internazionale, a partire dal Consiglio di sicurezza, deve esercitare tutta la sua influenza per ottenere che Israele cooperi pienamente con l'inchiesta di Goldstone, che risulta attualmente lo strumento migliore per stabilire la verità". Hamas e altri gruppi armati palestinesi hanno lanciato centinaia di razzi contro il sud d'Israele, uccidendo tre civili israeliani, ferendone decine e costringendo migliaia di persone a lasciare le proprie case. "Questi attacchi illegali costituiscono crimini di guerra e sono inaccettabili" - ha precisato Rovera.

Il rapporto, lungo 117 pagine e basato su prove raccolte dai delegati di Amnesty International (tra i quali anche un esperto militare) a gennaio e febbraio, documenta l'uso da parte di Israele di armi da campo aperto contro la popolazione civile di Gaza, intrappolata e senza possibilità di fuga.

La scala e l'intensità degli attacchi contro Gaza sono state senza precedenti: il totale di 1400 palestinesi uccisi dalle forze israeliane comprende circa 300 bambini e altre centinaia di civili che non stavano minimamente prendendo parte al conflitto.

Amnesty International ha riscontrato come le vittime degli attacchi su cui ha condotto le indagini non siano rimaste uccise nel fuoco incrociato tra miliziani palestinesi e soldati israeliani e non stessero nascondendo miliziani o altri obiettivi militari. Molte sono state uccise durante il bombardamento delle loro case, nel sonno, mentre sedevano in cortile o stendevano il bucato. Bambini sono stati colpiti mentre giocavano sul letto o sul tetto delle case oppure all'esterno delle abitazioni. Personale medico e mezzi di soccorso sono stati presi di mira mentre cercavano di soccorrere i feriti o recuperare le vittime.

"La morte di così tanti bambini e di altri civili non può essere semplicemente liquidata come 'danno collaterale', come sostenuto da Israele" - ha commentato Rovera. "Molte domande rimangono ancora in attesa di risposta, sulle modalità degli attacchi così come sul fatto che questi sono andati avanti senza sosta, nonostante il numero delle vittime civili continuasse a salire".

Gli attacchi israeliani hanno distrutto oltre 3000 abitazioni e ne hanno danneggiate altre 20.000, riducendo in macerie intere zone di Gaza e mandando in rovina una situazione economica già critica. Molte distruzioni sono state indiscriminate e non motivate da alcuna "necessità militare". L'esercito israeliano non ha risposto alle richieste di Amnesty International, presentate più volte negli ultimi cinque mesi, di fornire informazioni sui casi specifici citati nel rapporto, né ha accettato di incontrare esponenti dell'organizzazione per discuterne le conclusioni.

“Dal canto suo, Hamas ha continuato a giustificare il lancio quotidiano di razzi, da parte dei suoi miliziani e di altri gruppi armati palestinesi, contro città e villaggi del sud d'Israele per tutti i 22 giorni del conflitto" - ha proseguito Rovera. "Sebbene meno letali, questi attacchi mediante razzi privi di guida, che non possono essere diretti contro obiettivi specifici, violano il diritto umanitario e non possono essere giustificati in alcuna circostanza".

"Cinque mesi dopo, nessuna delle due parti ha mostrato la minima inclinazione a modificare la propria condotta e ad aderire al diritto umanitario, facendo in questo modo prospettare il rischio che i civili subiscano ancora una volta le conseguenze peggiori, in caso di ripresa del conflitto" - ha osservato Rovera. Sulla base del diritto internazionale, agli Stati compete la responsabilità di esercitare la giurisdizione universale e avviare indagini penali nei tribunali nazionali, laddove vi siano prove sufficienti di crimini di guerra e di altri crimini di diritto internazionale, nonché di procedere ad arresti e portare di fronte alla giustizia i presunti responsabili. "Agli autori di crimini di guerra e altre gravi violazioni dei diritti umani non può essere consentito di evadere le proprie responsabilità ed evitare la giustizia" - ha concluso Rovera.

Tra le varie raccomandazioni, il rapporto di Amnesty International chiede agli stati di sospendere tutti i trasferimenti di munizioni, equipaggiamento e assistenza militare a Israele, ad Hamas e ad altri gruppi armati palestinesi, fino a quando vi sarà il rischio sostanziale che dette forniture potranno essere usate per commettere gravi violazioni del diritto internazionale.

Il rapporto, inoltre, chiede a Israele d'impegnarsi a non condurre attacchi diretti, indiscriminati o sproporzionati contro i civili, a non usare artiglieria, mortai e fosforo bianco in aree densamente popolate e a porre termine al blocco nei confronti della Striscia di Gaza, che rappresenta una punizione collettiva contro l'intera popolazione.

Infine, il rapporto sollecita Hamas a porre fine al lancio di razzi contro i centri abitati israeliani e a impedire ad altri gruppi armati palestinesi di compiere attacchi del genere.


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