Ong e associazionismo

Amnesty International sottolinea l’importanza della sentenza della Corte di cassazione olandese sul genocidio di Srebrenica

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La Corte di cassazione di Amsterdam ha riaffermato la responsabilità delle autorità statali olandesi per la morte di due uomini durante il genocidio di Srebrenica, avvenuto in Bosnia nel luglio 1995. Secondo Amnesty International, si tratta di una conquista storica nell’ambito del riconoscimento delle responsabilità dei singoli Governi per le violazioni dei diritti umani commesse dalle truppe nazionali impegnate in operazioni di pace sotto il mandato delle Nazioni Unite.

La Corte di cassazione olandese, confermando quanto era già stato affermato dalla Corte di appello nell'ambito del procedimento civile svoltosi per iniziativa dei parenti delle due vittime, ha riconosciuto che, durante gli eventi di Srebrenica, i soldati olandesi avrebbero spedito due bosniaci musulmani (padre e figlio) al di là dell’area protetta, consegnandoli, dunque, alle forze serbo bosniache. Per la prima volta, e a distanza di quasi un ventennio dal genocidio di Srebrenica, lo Stato olandese, già citato in giudizio in diversi casi, è stato ritenuto responsabile della condotta delle sue truppe e condannato a pagare un risarcimento.

Secondo quanto affermato da Amnesty, questa sentenza dovrebbe aprire le porte alla piena riparazione, compresi i risarcimenti, da parte del Governo olandese verso i familiari che hanno promosso la causa e altre famiglie di vittime del genocidio di Srebrenica. Si tratta, inoltre, di una pronuncia dal forte valore simbolico per le migliaia di altre vittime di crimini internazionali commessi in Europa dalla Seconda guerra mondiale.

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