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Amnesty ribadisce preoccupazione per le possibili violazioni dei diritti umani nel Protocollo Italia-Albania

Foto di migliaia di persone con pacchi e valigie tentano di lasciare la Libia al confine con la Tunisia
© UNPhoto/UNHCR / A. Duclos

A partire dal 14 ottobre 2024, i due centri per le persone migranti creati dall’Italia in Albania sono entrati in funzione. La loro operatività, resa nota dal governo italiano, ha dato il via al piano stabilito nel Protocollo Italia- Albania firmato nel novembre 2023. Il Tribunale di Roma, però, non ha convalidato il trattenimento dei migranti all'interno del centro, richiedendo quindi il loro ritorno in Italia.
In questi centri, a Shengjin e Gjader, le domande di asilo dei migranti sarebbero esaminate applicando giurisdizione italiana ed europea pur essendo sul territorio albanese e saranno trattenute le persone in attesa di espulsione e rimpatrio con una forma di detenzione amministrativa extraterritoriale.

Amnesty International Italia è molto preoccupata per le possibili violazioni dei diritti umani che si possono verificare attuando il Protocollo. Sottolinea una potenziale violazione dell’Italia ai suoi obblighi internazionali, specialmente facendo riferimento altrattenimento generalizzato, alla detenzione automatica e alle operazioni di ricerca e soccorso in mare.

Queste misure, in realtà, fanno capo alla pratica di esternalizzazione che viene attuata per gestire i flussi migratori e controllare le frontiere, sia a livello nazionale che europeo tramite accordi bilaterali, come il Protocollo Italia-Albania, il MoU Ue-Tunisia e Italia-Libia.

Amnesty International segnala vari pericoli associati al rispetto dei diritti umani, quali il diritto alla vita, il divieto di detenzione arbitraria e i diritti dei minori, che si verificherebbero con l’applicazione di questi accordi. In particolare un’analisi di Amnesty pubblicata lo scorso gennaio ha rilevato i seguenti rischi:

  • Rischio di violazioni del diritto alla vita e all’integrità fisica delle persone in pericolo in mare.
  • Rischio di violazioni dei diritti di minori e persone vulnerabili, come le donne in stato di gravidanza, i sopravvissuti alla tratta e alla tortura e altri individui bisognosi di cure specifiche.
  • Rischio di violazioni del diritto alla libertà personale.
  • Altri rischi di detenzione arbitraria.
  • Rischio di violazione del diritto di asilo e delle relative garanzie procedurali.

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