Commissione d’inchiesta internazionale indipendente delle Nazioni Unite sull’Ucraina: le azioni dell’esercito russo costituiscono due crimini contro l’umanità
Secondo la Commissione d’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite sull’Ucraina, le azioni delle forze armate russe configurano due crimini contro l’umanità: l’uccisione e il trasferimento forzato di civili, nonché la deportazione e lo spostamento di persone dalle aree occupate, alcune delle quali sarebbero state sottoposte a tortura.
La Commissione d’inchiesta internazionale indipendente sull’Ucraina è stata istituita dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite il 4 marzo 2022, in virtù della Risoluzione 49/1. Il suo mandato consiste nell’indagare su tutte le presunte violazioni e abusi dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario derivanti dal conflitto in corso, iniziato con l’aggressione della Federazione Russa contro l’Ucraina. Il mandato della Commissione è stato rinnovato più volte, l’ultima nel aprile 2025, consentendole di proseguire le proprie indagini e di riferire regolarmente i risultati al Consiglio dei diritti umani e all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Dal giugno 2024, le forze russe hanno condotto ripetuti attacchi con droni nella regione di Kherson e in altri territori sotto controllo ucraino. La Commissione ha documentato quasi 300 video pubblicamente disponibili sugli attacchi, verificati tramite immagini satellitari, testimonianze locali e analisi di dati provenienti dai social media. I modelli osservati indicano che gli attacchi non sono stati casuali, ma eseguiti in modo sistematico e premeditato, coerente con una politica statale coordinata.
L’indagine ha accertato che tali attacchi hanno colpito civili – donne, uomini e bambini – durante le normali attività quotidiane, oltre a servizi di emergenza, come le ambulanze intervenute in seguito ai primi bombardamenti. In diversi casi, veicoli medici sono stati colpiti, ostacolando le operazioni di soccorso e aumentando il numero delle vittime.
La Commissione ha identificato almeno 150 morti civili riconducibili a questi attacchi con droni, oltre a numerosi feriti. Le aree colpite si estendono oltre Kherson, comprendendo sedici comunità minacciate. L’impatto umano non riguarda solo la perdita di vite, ma anche la distruzione di abitazioni, la compromissione dei servizi essenziali e un diffuso clima di paura tra la popolazione. A causa della persistente intensità degli attacchi e dei gravi danni alle infrastrutture, molti abitanti sono stati costretti a fuggire. Il rapporto sottolinea che tali spostamenti non possono essere considerati volontari, ma presentano caratteristiche di coercizione.