Ascoltare oltre le parole: la forza silenziosa dei giovani ucraini in fuga dalla guerra
Sommario
- Il progetto YoU Decide
- L’importanza dell’ascolto e della partecipazione
- Identità, adattamento e il significato dell’appartenenza
- Hobbies e creatività come strumenti di connessione
- Educazione, lavoro e il peso dell’indipendenza
- Casa e stabilità
- Dare voce ai giovani: l’importanza di spazi sicuri e partecipativi
- Guardando avanti
Sin dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, gli Stati europei si sono attivati prontamente per sostenere la popolazione colpita, attuando una risposta senza precedenti per rapidità e ampiezza. Dal marzo 2022, milioni di cittadini ucraini hanno trovato accoglienza in diversi Paesi dell’Unione Europea, che hanno introdotto misure straordinarie di protezione temporanea, percorsi di integrazione scolastica e universitaria, e programmi di sostegno economico e psicologico. Tuttavia, a tre anni e mezzo dall’inizio del conflitto, il quadro appare radicalmente mutato. L’emergenza si è trasformata in quotidianità, e l’attenzione mediatica e politica si è gradualmente spostata altrove. Ma cosa accade oggi a chi, giovane, ha lasciato tutto alle spalle? Quali forme assume l’inclusione quando l’urgenza cede il passo alla stanchezza, e la solidarietà iniziale rischia di svanire? Il forte sentimento di accoglienza che aveva attraversato l’Europa nel febbraio 2022 è ancora vivo, o si è affievolito, lasciando spazio alla disillusione e alla fatica di una convivenza prolungata?
È in questo contesto che nasce YoU Decide (Supporting Youth of Ukraine Making Informed Decisions), un’iniziativa che non si limita ad assistere i giovani ucraini rifugiati, ma si propone di ascoltarli, coinvolgerli e restituire loro la possibilità di orientare le proprie scelte in modo consapevole.
Il progetto YoU Decide
YoU Decide è un progetto di innovazione sociale finanziato dall’Unione Europea e coordinato da Missing Children Europe, in collaborazione con Terre des Hommes Ungheria, OPU – Organisation for Aid to Refugees nella Repubblica Ceca, Fundacja ITAKA in Polonia e il team di ricerca Heartwarmingly Research Consultancy.
Il progetto, attivo da maggio 2025 a ottobre 2026, nasce con l’obiettivo di sostenere i giovani provenienti dall’Ucraina che sono stati sfollati a causa della guerra. Sebbene nei Paesi ospitanti esistano diversi servizi di supporto, molti ragazzi e ragazze incontrano difficoltà ad accedere a informazioni e assistenza che siano realmente adatte a loro, coordinate e pensate con uno sguardo giovanile. Le barriere linguistiche, la frammentazione istituzionale e la scarsità di strumenti di orientamento personalizzati rendono spesso difficile prendere decisioni cruciali in ambiti come l’istruzione, lo status legale, la salute mentale e l’autonomia economica.
YoU Decide intende colmare questo divario creando reti di sostegno accessibili e centrate sui giovani, capaci di valorizzarne la partecipazione attiva e di trasformare la loro esperienza in conoscenza utile per le politiche pubbliche.
L’importanza dell’ascolto e della partecipazione
Elemento cardine del progetto è la partecipazione giovanile. Non si tratta semplicemente di progettare interventi per i giovani, ma di costruirli insieme a loro. In questa prospettiva è stato istituito uno Youth Advisory Board (YAB), composto da otto partecipanti tra i 16 e i 20 anni che contribuiscono in modo continuativo alla definizione delle attività, fornendo suggerimenti, condividendo esperienze e proponendo soluzioni.
Attraverso la metodologia trauma-informed, che tiene conto delle ferite invisibili lasciate dal conflitto e dallo sradicamento, il team di Heartwarmingly Research ha formato sia i partner sia i giovani membri del YAB, molti dei quali hanno assunto il ruolo di co-facilitatori nei focus group realizzati a Praga, Budapest e Varsavia.
Questa impostazione ha permesso di creare spazi di ascolto autentico, dove la distanza tra ricercatori e partecipanti si riduce fino quasi a scomparire, e il racconto dell’esperienza diventa un processo collettivo di comprensione e rielaborazione.
Identità, adattamento e il significato dell’appartenenza
Dalle discussioni nei tre Paesi sono emersi temi ricorrenti e profondamente intrecciati: il senso di appartenenza, la costruzione di nuove identità, la ricerca di stabilità emotiva e la necessità di relazioni significative.
In Repubblica Ceca, molti giovani hanno raccontato la difficoltà di trovare gruppi sociali adatti alla propria età, di inserirsi in reti di pari o di partecipare ad attività comunitarie. Tuttavia, da queste stesse difficoltà sono nate forme di resilienza creativa: una giovane partecipante, ad esempio, ha descritto il sogno di trasformare la passione per la maglia in una piccola impresa artigianale, segno di come la creatività possa diventare un ponte tra fragilità e futuro.
In Ungheria, il tema dominante è stato quello degli spazi: la scarsità di luoghi ricreativi accessibili ha spinto molti ragazzi a costruirsi spazi simbolici attraverso hobby, fotografia o attività digitali. Questi interessi personali diventano modi per ridefinire sé stessi e sentirsi parte di un contesto, anche quando l’ambiente circostante resta distante.
In Polonia, le testimonianze hanno rivelato un equilibrio delicato tra adattamento e aspirazione. Diversi giovani hanno parlato del difficile bilanciamento tra scuola e lavoro part-time, della fatica di mantenere le relazioni con la famiglia rimasta in Ucraina e di episodi di discriminazione nei contesti educativi. Nonostante ciò, emergono storie di tenacia: una ragazza ha raccontato di aver trovato un nuovo senso di appartenenza iscrivendosi a un club di nuoto locale; un altro giovane ha spiegato come la fotografia lo aiuti a “vedere la vita con occhi nuovi”.
Hobbies e creatività come strumenti di connessione
Un filo rosso che attraversa tutti i focus group riguarda il ruolo degli hobby nella ricostruzione di sé. Dopo la fuga, molti giovani hanno abbandonato le attività collettive (danza, sport di squadra, teatro), per dedicarsi a passioni più individuali quali il disegno, la musica o la corsa.
Questo spostamento rispecchia una doppia dinamica: da un lato l’isolamento e le barriere linguistiche; dall’altro, la ricerca di spazi di autonomia e continuità. In contesti dove tutto cambia - casa, scuola, lingua, relazioni - la creatività diventa un punto fermo, una forma di resistenza silenziosa attraverso cui riaffermare la propria identità.
In Ungheria, diversi giovani hanno raccontato come la fotografia o la scrittura siano diventate strategie per gestire l’ansia e sentirsi ancora “autori della propria storia”.
In Polonia, le attività artistiche sono state descritte come strumenti di guarigione, ma anche come linguaggi universali capaci di superare le barriere linguistiche.
In Repubblica Ceca, i facilitatori hanno osservato che la pratica di hobby individuali favorisce l’introspezione e rafforza la capacità di prendere decisioni autonome.
Gli hobby, dunque, non sono semplici passatempi: rappresentano spazi di libertà dove i giovani possono sperimentare, immaginare e ridefinire la propria vita al di là delle condizioni imposte dallo sradicamento.
Educazione, lavoro e il peso dell’indipendenza
Un altro tema ricorrente riguarda il rapporto tra formazione, lavoro e indipendenza economica. Molti giovani rifugiati si trovano a dover sostenere sé stessi o la propria famiglia, affrontando lavori precari, spesso privi di contratto o in condizioni irregolari.
In Ungheria e Polonia, il peso di questa responsabilità incide profondamente sulla possibilità di proseguire gli studi. Alcuni ragazzi hanno abbandonato la scuola o l’università per dedicarsi a lavori temporanei, altri cercano di conciliare entrambe le cose, sacrificando il tempo libero e il benessere mentale. In Repubblica Ceca, la flessibilità del sistema scolastico facilita la frequenza discontinua, ma non sempre garantisce un reale percorso di integrazione.
Le difficoltà non riguardano solo l’accesso all’istruzione, ma anche la mancanza di reti di orientamento e supporto psicologico. In Polonia, ad esempio, è stato segnalato il numero limitato di professionisti in grado di comunicare in ucraino. Tuttavia, emergono anche esempi di buona pratica: un’insegnante che dedica tempo extra per seguire una studentessa, un datore di lavoro che aiuta un giovane apprendista a migliorare la lingua. Questi piccoli gesti diventano leve potenti di inclusione e fiducia.
Casa e stabilità
La questione abitativa rappresenta uno dei nodi più delicati per i giovani ucraini in Europa centrale. Molti vivono in spazi condivisi o temporanei, passando da rifugi collettivi a soluzioni di social housing o a stanze in affitto con altri rifugiati.
In Repubblica Ceca e in Polonia prevale un sentimento ambivalente: da un lato gratitudine per la sicurezza e la protezione offerte; dall’altro, la consapevolezza dell’instabilità che deriva dal non poter pianificare il futuro. In Ungheria, la discriminazione nel mercato degli affitti è un ostacolo significativo, che alimenta il senso di esclusione sociale.
Un facilitatore ha osservato che, anche in assenza di stabilità fisica, i giovani riescono spesso a costruire un senso di “casa interiore”; attraverso oggetti, relazioni e routine quotidiane, danno forma a un proprio spazio simbolico di appartenenza: “Anche quando le mura cambiano di continuo, costruiscono casa attraverso ciò che creano”.
Dare voce ai giovani: l’importanza di spazi sicuri e partecipativi
Uno degli elementi più innovativi di YoU Decide è la scelta di coinvolgere i giovani come co-facilitatori della ricerca. In questo modo si abbattono le gerarchie tradizionali tra ricercatori e partecipanti, e la produzione di conoscenza diventa un processo condiviso.
Le sessioni di debriefing hanno mostrato quanto la documentazione empatica e la partecipazione attiva rafforzino la fiducia e la consapevolezza dei giovani. Sentirsi ascoltati, senza essere giudicati o interpretati, è di per sé un atto di riconoscimento. Per molti, parlare della propria esperienza all’interno di un gruppo di pari ha rappresentato la prima occasione per rielaborare ciò che hanno vissuto.
Il metodo adottato da Heartwarmingly Research dimostra che la partecipazione non è solo una questione etica, ma anche epistemologica: ascoltare cambia il modo di conoscere.
Guardando avanti
Il progetto YoU Decide continuerà nei prossimi mesi con nuove attività di ricerca, formazione e advocacy. Le evidenze raccolte nei focus group rappresentano un punto di partenza essenziale per costruire politiche pubbliche più inclusive e pratiche di intervento realmente centrate sui giovani.
L’approccio partecipativo e trauma-informed del progetto offre un modello replicabile per altri contesti di migrazione e crisi, ricordando che la resilienza dei giovani non è infinita: va sostenuta con strumenti concreti, continuità e spazi di ascolto.
Come ha osservato uno dei ricercatori: “Non si tratta solo di raccogliere storie, ma di assicurarsi che quelle storie generino comprensione e cambiamento reale”.
In un’Europa che affronta nuove crisi e tensioni, ascoltare oltre le parole significa riconoscere il valore politico e umano delle voci giovani: quelle che, anche nel silenzio della guerra, continuano a immaginare il futuro.