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Commissione europea: proposta per facilitare l'applicazione del concetto di paese terzo sicuro

Advocates disrupt transfer of asylum seekers from Villawood
© Kate Ausburn

La Commissione europea ha proposto nuove regole per facilitare l'applicazione da parte degli Stati membri del concetto di Paese terzo sicuro, con l'obiettivo di accelerare le procedure di asilo e ridurre la pressione sui sistemi di asilo, garantendo al contempo le tutele legali e i diritti fondamentali dei richiedenti.

Il concetto di "Paese terzo sicuro" consente agli Stati membri dell'UE di respingere le domande di asilo se il richiedente avrebbe potuto trovare protezione in un altro Paese ritenuto sicuro. Attualmente, il diritto dell'UE richiede un "collegamento" comprovato tra il richiedente asilo e il Paese terzo sicuro designato per l'applicazione di questo concetto.

La revisione del concetto di Paese terzo sicuro entro il 12 giugno 2025 era un requisito previsto dal regolamento sulla procedura d'asilo, che la Commissione sta rispettando oggi. Le modifiche mirate al concetto proposte dalla Commissione fanno seguito a consultazioni con gli Stati membri, il Parlamento europeo, l'UNHCR e la società civile. La revisione mira a semplificare l'applicazione del concetto per gli Stati membri e la Commissione ne esaminerà l'uso nell'ambito del regolamento sulle procedure di asilo alla luce del diritto internazionale e dell'UE, compresa la Carta dei diritti fondamentali.

La recente proposta della Commissione europea introduce sostanziali revisioni ai criteri per il trasferimento dei richiedenti asilo nei Paesi terzi. In particolare, elimina la necessità di un collegamento tra il richiedente asilo e il Paese terzo, sostituendola con criteri quali il semplice transito o l'esistenza di un accordo o di una convenzione interstatale. Inoltre, la proposta elimina l'effetto sospensivo intrinseco dei ricorsi, consentendo così trasferimenti forzati prima della decisione di tali ricorsi.

Per garantire la conformità al diritto dell'UE, gli Stati membri sono tenuti a informare la Commissione e gli altri Stati membri prima di concludere accordi o intese con Paesi terzi sicuri. Questo processo di notifica mira a verificare che tali accordi rispettino i principi fondamentali del diritto dell'UE, in particolare per quanto riguarda la protezione contro il respingimento. Garantisce inoltre che gli accordi osservino l'assenza di rischi di danni gravi e di minacce alla vita e alla libertà basate su razza, religione, nazionalità, gruppo sociale o opinione politica. Inoltre, questo processo deve confermare che gli accordi offrono alle persone la possibilità di cercare e ricevere una protezione efficace nei Paesi terzi sicuri designati.

I limiti di questa condizione risiedono nell'incapacità dell'UE di monitorare e sostenere il rispetto dei diritti umani nei Paesi partner.

Queste riforme, soprattutto se considerate insieme alla proposta di regolamento sui rimpatri, suggeriscono un tentativo strategico di esternalizzare i processi di protezione dei rifugiati e di controllo della migrazione al di fuori dei confini geografici dell'Europa.

Il Parlamento europeo e il Consiglio si devono esprimere su questa proposta. La preoccupazione che questa proposta suscita è che indebolisca ulteriormente l'accesso all'asilo in Europa e aumenti il rischio di respingimento e di detenzione arbitraria diffusa in Paesi terzi. Inviare i richiedenti asilo in Paesi con meno risorse e meno capacità di offrire una protezione duratura, dove non hanno legami, né sostegno, né prospettive, avrà un enorme impatto umanitario.

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