COP26: storia e obiettivi della 26esima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici
Da quasi tre decenni l’ONU riunisce annualmente quasi tutti i paesi del mondo per partecipare alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, denominata COP – ovvero “Conferenza delle Parti”. Da allora il cambiamento climatico è passato dall’essere una questione marginale a diventare una priorità globale.
Quest’anno si terrà il 26eismo vertice annuale, di qui il nome COP26. La COP26 sarà presieduta dal Regno Unito che la ospiterà dal 31 ottobre al 12 novembre presso lo Scottish Event Campus (SEC) a Glasgow, nel Regno Unito.
In Scozia sono attesi molti leader mondiali, ai quali si uniranno decine di migliaia di negoziatori, rappresentanti di governo, imprese e cittadini.
La maggior parte degli esperti è concorde nel sottolineare il carattere straordinario e urgente della COP26. Infatti, durante la COP21, tenutasi a Parigi nel 2015, per la prima volta tutti i paesi accettarono di collaborare per limitare l’aumento della temperatura globale ed a mobilitare i fondi necessari per raggiungere questi obiettivi, ed hanno concordato che ogni cinque anni si sarebbero confrontati con un piano aggiornato che riflettesse la loro più alta ambizione possibile in quel momento.
ll programma generale della COP26 è denso di conferenze e di incontri, e verte su quattro obiettivi fondamentali.
Ad aprire la lista, vi è la richiesta urgente, rivolta a tutti gli stati, di ridurre le emissioni entro il 2030 al fine di raggiungere un sistema a zero emissioni nette entro la metà del secolo. Per raggiungere questi obiettivi ambiziosi, ciascun Paese dovrà accelerare il processo di fuoriuscita dal carbone, impegnarsi a ridurre la deforestazione, accelerare la transizione verso i veicoli elettrici ed incoraggiare gli investimenti nelle energie rinnovabili.
Il secondo obiettivo verte intorno alla salvaguardia delle comunità e degli habitat naturali. La COP26 si impegna al fine di sostenere i Paesi colpiti dai cambiamenti climatici e metterli in condizioni di proteggere e ripristinare gli ecosistemi e di costruire sistemi di difesa e di allerta, ma anche infrastrutture ed agricolture più resilienti per contrastare la perdita di abitazioni, mezzi di sussistenza e persino di vite umane.
Come terzo punto si conferma la necessità di mobilitare i finanziamenti per riuscire a raggiungere i primi due obiettivi. I Paesi sviluppati devono mantenere la loro promessa di mobilitare almeno 100 miliardi di dollari l’anno in finanziamenti per il clima entro il 2020.
Come ultimo obiettivo si insiste sulla necessità di instaurare una forte collaborazione tra governi, imprese e società civile, per riuscire ad affrontare a livello globale le sfide della crisi climatica.