Giornata internazionale della tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili

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Il 6 febbraio 2008 si celebra la Giornata internazionale della tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili. Si tratta di un’iniziativa lanciata nel 2003 dal Comitato inter-africano sulle pratiche tradizionali che colpiscono la salute delle donne e dei bambini, un network di organizzazioni non governative che opera in diversi Stati africani attraverso proposte legislative e azioni di sensibilizzazioni delle comunità locali finalizzate ad ottenere la rinuncia pubblica di questa pratica tradizionale. La Sottocommissione delle Nazioni Unite per la promozione e protezione dei diritti umani, con la risoluzione 2003/28, ha successivamente chiesto all’Assemblea Generale di dichiarare il 6 febbraio Giornata internazionale della tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili e contro tutte le pratiche tradizionali che nuocciono alla salute di donne e bambine.

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La Commissione sullo status della donna ha inoltre approvato, il 1 marzo 2007, la Risoluzione “Ending Female Genital Mutilation” (E/CN.6/2007/L.3), riconoscendo che le mutilazioni genitali femminili violano, compromettono e annullano il godimento da parte di donne e bambine dei più fondamentali diritti umani.

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Il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA) stima che sono 130 milioni le donne che hanno subito questa pratica, e che ogni anno sono a rischio circa 2 milioni di bambine: quest’ultimo dato corrisponde a 5500 mutilazioni al giorno. La maggior parte di queste pratiche viene effettuata da personale non medico

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Le mutilazioni genitali femminili (MGF) comportano serie conseguenze per le donne incinte e causano gravi complicazioni durante il parto. Tale pratica è diffusa in particolare in 28 Stati africani, in alcuni Paesi arabi e asiatici e, in parte, tra gli immigrati di origine africana in Europa e negli Stati Uniti. Attualmente, 14 Stati africani hanno promulgato leggi che criminalizzano queste pratiche; molti Stati, tuttavia, pur essendosi dotati di una legislazione che proibisce le MGF, non sono in grado di attuarla adeguatamente, soprattutto nelle zone rurali.

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L’Unione Europea, nell’ambito della sua politica estera, è particolarmente impegnata ad assistere i Paesi terzi nella lotta alle MGF. Un impegno preciso, ad esempio, è contenuto nell’Accordo di Cotonou con 79 Paesi di Africa, Carabi e Pacifico, che impegna la Commissione ad instaurare un dialogo politico con questi Paesi in tema di diritti umani.

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Inoltre, la stessa Commissione ha approvato un progetto di 4 milioni di € per collaborare con l’UNICEF nell’attuazione di politiche anti-MGF in diversi Stati africani. Nell’ambito di questo progetto triennale, l’UNICEF lavorerà insieme ai governi e alla società civile per favorire un cambiamento politico e legislativo, ma anche a livello di mentalità, nei riguardi delle MGF, assistendo gli Stati nell’implementazione degli impegni assunti ai sensi del Protocollo sui diritti delle donne in Africa addizionale alla Carta Africana sui diritti delle persone e dei popoli (2001)

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Statement by

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Benita Ferrero-Waldner, Commissioner for External Relations
and Neighbourhood Policy
and Louis Michel, Commissioner for Development and Humanitarian Aid

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“Violating the rights of women or girls can never be justified on grounds of cultural relativism or in the name of tradition” - said Benita Ferrero-Waldner, EU Commissioner for External relations and Neighbourhood Policy. “[…] The European Union has made quite clear its position on the unacceptability of traditional practices, both within the Union and in third countries. We need to make sure that all countries understand our position, and advocate for these human rights to be respected, including in the context of human rights dialogues and consultations as well as other policy dialogues with third countries”.

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Louis Michel, EU Commissioner for Development and Humanitarian Aid, added: “We condemn the practice of Female Genital Mutilation which still occurs in a number of countries. This practice causes a great deal of suffering and is a serious threat to the health of women and girls. We are encouraged that some partner countries have already introduced legislation against this harmful practice but we would stress that the Commission continues to take every opportunity to convince other partners to do the same”.

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Link

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http://www.iac-ciaf.com/

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