Il Centro Diritti Umani dell’Università di Padova alle Nazioni Unite per il riconoscimento della pace come diritto umano fondamentale
La campagna per il riconoscimento internazionale del diritto umano alla pace, promossa per iniziativa del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, del Centro di Ateneo per i Diritti Umani e della Cattedra UNESCO Diritti Umani, Democrazia e Pace, Università di Padova, è giunta all’Onu il 23 giugno 2014.
Una delegazione di amministratori locali, comprendente anche i professori Antonio Papisca e Marco Mascia, il Presidente e il Direttore del citato Coordinamento Nazionale, Andrea Ferrari e Flavio Lotti, e Padre Egidio Canil, 'ministro degli esteri' del Sacro Convento di San Francesco di Assisi, ha incontrato a Givevra, al Palais des Nations, l’Ambasciatore Christian Guillermet Fernandez, Presidente del Gruppo di lavoro intergovernativo del Consiglio Diritti Umani incaricato di preparare una Dichiarazione delle Nazioni Unite sul diritto alla pace, l’Ambasciatore Maurizio Enrico Serra, Rappresentante permanente d’Italia alle Nazioni Unite, Gianni Magazzeni dell’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, e Mons. Silvano M. Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite.
Per il Veneto hanno fatto parte della delegazione Enrico Rinuncini, Sindaco di Ponte San Nicolò, e Rosa Rizzato, Presidente del Consiglio del Comune di Este.
Un momento molto significativo di questa missione di società civile, condotta all’insegna del principio di sussidiarietà, è stata la consegna ufficiale degli Ordini del giorno per il riconoscimento internazionale del diritto umano alla pace finora approvati da 100 Consigli comunali, provinciali e regionali. I Sindaci indossavano la fascia tricolore.
In particolare dal Rappresentante della Santa Sede e dall’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani è venuto l’incoraggiamento ad estendere a livello europeo e internazionale la mobilitazione avviata in Italia per denunciare la persistente opposizione che alcuni paesi, tra i quali il Regno Unito, gli Stati Uniti e membri dell’Unione Europea, stanno esercitando a che si riconosca la pace come diritto fondamentale della persona e dei popoli. Dietro questa scandalosa presa di posizione si cela la nefasta cultura della pace negativa, intesa come parentesi tra una guerra e l’altra, all’insegna di ‘se vuoi la pace prepara la guerra’ (si vis pacem para bellum).
Insomma si vuole mantenere il tema della pace dentro l’abbraccio mortale del diritto di fare la guerra (ius ad bellum).
Guerra e pena di morte, in quanto negazione della dignità umana - madre del Diritto -, sono negazione del Diritto oltre che della vita in cui la dignità si incarna.
Occorre che in sede di Nazioni Unite si compia un significativo passo avanti rispetto ad analoghe generiche risoluzioni del passato, con un documento ‘giuridico’ che:
- contenga un chiaro e perentorio ripudio della guerra (di qualsiasi guerra),
- riconosca espressamente la pace come diritto fondamentale della persona e dei popoli,
- incardini il tema ‘pace’ nell’area dei diritti umani partendo dal supremo diritto alla vita,
- parta da questo per stabilire che ogni essere umano ha diritto a vivere nella pace quale precondizione per il godimento di tutti i diritti umani,
- liberi il diritto alla pace dal pernicioso abbraccio dello ius ad bellum,
- indichi precisi obblighi in capo agli stati,
- sottolinei l’interdipendenza fra pace e sicurezza-diritti umani-sviluppo umano (i tre ‘pilastri’ delle Nazioni Unite e dell’ordine mondiale),
- faccia riferimento al fondamentale ruolo degli enti di governo locale e al principio di sussidiarietà per la costruzione della pace positiva in un’architettura su più livelli dell’ordine mondiale proclamato dall’articolo 28 della Dichiarazione universale dei diritti umani.
Avendo dalla sua parte le ragioni (sostanziali e formali) del Diritto, il movimento di società civile globale e degli enti di governo locale, facendo proprio l’approccio che incardina la pace nel paradigma di tutti i diritti umani di tutti, in particolare nel diritto alla vita, e non nella sovranità del singolo stato, sta ora lottando affinché il gioco diplomatico al Consiglio Diritti Umani non sia ad un vergognoso ribasso.