Il lavoro minorile in Italia: Documento sulle strategie condivise

 

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Il Coordinamento PIDIDA / per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza è un libero tavolo di confronto e coordinamento aperto a tutte le Associazioni, ONG - Organizzazioni Non Governative, e in generale alle realtà del Terzo Settore che operano per la promozione e tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia e nel mondo.

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Uno dei temi affrontati di recente è stato quello relativo al lavoro minorile, approfondimento che si è concretizzato in un documento che è stato presentato al recente Seminario Nazionale sul lavoro minorile a Roma il 16 aprile 2008 presso l’Auditorium UNICEF-Italia.

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Si ricorda che Il PIDIDA è stato chiamato a far parte del Tavolo di coordinamento contro lo sfruttamento del Lavoro minorile, istituito congiuntamente dai Ministeri della Solidarietà Sociale e del Lavoro e della Previdenza Sociale.

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Il Documento, partendo dalla normativa internazionale e nazionale riguardante i diritti dei minori, quindi prima di tutto la Convenzione Internazionale sui diritti dell’infanzia del 1989, art.32, e la Costituzione Italiana, art.37 ricorda l’età minima di ammissione all’impiego secondo la Convenzione ILO n. 138 del 1973 e della relativa Raccomandazione n. 146, ma riprende anche la proibizione ed eliminazione delle forme peggiori di lavoro minorile secondo la Convenzione ILO n. 182 del 1999 e della relativa Raccomandazione n.190.

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Il Documento mette in rilievo la complessità della tematica inerente il lavoro minorile che rende necessario un chiarimento semantico. Infatti il termine “lavoro minorile” è considerato troppo generico, in quanto si adatta poco alle molteplici sfaccettature che il fenomeno presenta nella realtà. A livello internazionale si riconoscono due accezioni del termine:

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¾       “Child work” - inteso come lavoro “non lesivo” dello sviluppo psicofisico del minore, che non ostacola la sua istruzione, consentendogli di partecipare all’economia familiare;

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¾       “child labour”, inteso come sfruttamento del lavoro minorile.

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Il fenomeno è strettamente collegato al contesto socio economico del Paese in cui il minore vive, ed alla sua situazione familiare e culturale.

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Con queste premesse, il Documento avanza quindi 15 proposte da condividere e che riguardano in particolare e soprattutto:

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-          la piena attuazione delle normative citate, e ratificate dall’Italia;

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-          l’elaborazione quanto prima del previsto Piano d’Azione per eliminare le forme peggiori di lavoro minorile, finanziandolo in maniera adeguata;

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-          il monitoraggio sistematico del fenomeno sul piano nazionale;

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-          la predisposizione di progetti di prevenzione;

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-          la predisposizione di politiche per l’inclusione sociale in Italia: in particolare sulla lotta alla povertà, sul sostegno economico alle famiglie disagiate, sull’educazione, sulla formazione, sui percorsi di alternanza scuola-lavoro, sulle politiche per favorire l'inserimento lavorativo dei giovani

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-          l’informazione degli stessi minori riguardo ai loro diritti e ascoltare la loro voce.