violenza di genere

Progetto “Artemisia”: presentazione dei risultati e nuove “Linee di indirizzo” contro la violenza ai danni di donne e ragazze con disabilità

Locandina Linee Guida Artemisia
© Progetto ARTEMISIA: Reti Antiviolenza Accessibili

Durante il convegno “Nessuna esclusa” tenutosi il 20 maggio a Milano sono stati presentati i risultati del Progetto Artemisia – abbreviazione per “Attraverso Reti TErritoriali eMersione di SItuAzioni di violenza”, iniziativa promossa dalle Fondazioni Somaschi (capofila), ASPHI e Centro per la Famiglia Card. Carlo Maria Martini, insieme alla LEDHA ( Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità che costituisce la componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie) e al CEAS (Centro Ambrosiano di Solidarietà).

Il progetto si è concretizzato in tre anni di lavoro attraverso azioni significative di formazione e sensibilizzazione per far emergere la violenza di genere ai danni delle donne e delle ragazze con disabilità, nonché favorirne la presa in caricoLa Fondazione Somaschi, inoltre, si è impegnata adattando una Casa Rifugio per accogliere anche donne con disabilità fisica, sensoriale e cognitiva.

“La violenza ai danni delle ragazze e delle donne con disabilità – spiegano quindi dalla LEDHA – è un fenomeno sommerso e difficile da far emergere: in alcuni casi perché le vittime stesse non sono consapevoli di essere tali, oppure perché dipendono – fisicamente e per l’assistenza – proprio dalla persona che abusa di loro. Oppure, ancora, perché non vengono credute quando chiedono aiuto. Per questo, la prima cosa da fare è formare le operatrici dei Centri Antiviolenza e quanti lavorano con le persone con disabilità su come riconoscere i campanelli d’allarme. Ebbene, l’attività di formazione messa in campo dal progetto Artemisia ha permesso di raggiungere un primo importante risultato: tra il 2023 e il 2024 c’è stato infatti un aumento significativo (+43%) delle donne con disabilità che si sono rivolte ai Centri Antiviolenza di Milano e dell’hinterland, gestiti dalle Associazioni coinvolte nel progetto.”

Il lavoro svolto nei tre anni è alla fine confluito all’interno di specifiche “Linee di Indirizzo, messe a disposizione di tutte le realtà impegnate in questo àmbito, un documento contenente informazioni utili per rendere accessibili e fruibili gli spazi fisici e per garantire l’accesso alle informazioni, realizzando, ad esempio, testi in formato Easy to Read (“Facili da leggere e da comprendere”) o costruendo siti internet fruibili a chi ha una disabilità sensoriale. Nel corso del progetto, ad esempio, sono state sviluppate tabelle di comunicazione semplificata analogica (attraverso disegni e immagini), inserite poi in tabelle di comunicazione digitali presenti su tablet che le operatrici hanno iniziato a utilizzare. Infine, sempre all’interno delle Linee di Indirizzo è stato inserito un questionario di autovalutazione che può essere utilizzato dalle operatrici del singolo Centro Antiviolenza, per verificare l’accessibilità della struttura registrando la presenza o meno di barriere architettoniche, di segnaletica interna e di bagni accessibili.

“Intervenire su un tema complesso come l’emersione della violenza ai danni delle donne con disabilità – sottolinea dal canto suo Chiara Sainaghi della Fondazione Somaschi – ha richiesto un lavoro complesso e su diversi fronti: dalla formazione delle operatrici al superamento delle barriere ambientali ancora presenti all’interno delle reti antiviolenza. L’esperienza di Artemisia ha dimostrato che è possibile rendere le nostre strutture accessibili, non solo da un punto di vista fisico, ma anche per quanto riguarda l’informazione e la comunicazione. Il nostro auspicio è che altre realtà, in Lombardia ma non solo, intraprendano lo stesso percorso per un’interconnessione sempre più stretta tra le diverse  competenze e i servizi a supporto di tutte le donne. Nessuna esclusa”.

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