Il Premio Nobel per la Pace Leymah Gbowee al Centro di Ateneo per i Diritti Umani "Antonio Papisca"
Il Premio Nobel per la Pace 2011 Leymah Gbowee ha incontrato giovedì 16 novembre 2017 al Centro Diritti Umani dell'Università di Padova dottorandi, studenti e professori dell'International Joint PhD Programme in Human Rights, Society, and Multi-level Governance e della Laurea Magistrale in Human Rights and Multi-level Governance. Accompagnata dalla prof.ssa Annalisa Oboe, Prorettore alle relazioni culturali, sociali e di genere, la Nobel è stata accolta dal Direttore del Centro prof. Marco Mascia e dal V.Direttore prof. Roberto De Vogli.
Moglie di un marito violento, la signora Gbowee ha deciso di impegnarsi in prima persona a favore della pace e dei diritti umani delle donne in Liberia. Ha fondato l’associazione Women in Peacebuilding Network (Wipnet) e nel 2003, nel momento più drammatico della guerra civile liberiana, ha istituito e diretto la Women of Liberia Mass Action for Peace, un’associazione di cristiane e musulmane, che ha messo in atto una serie di iniziative nonviolente contro l'allora Presidente Charles Taylor, sanguinario signore della guerra. Il movimento guidato da Gbowee è stato determinante nel porre fine al conflitto e aprire la strada all’elezione della prima donna Presidente della Liberia, Ellen Johnson Sirleaf. Il movimento si caratterizzava per gli abiti bianchi indossati da tutte le attiviste. Le “donne in bianco” organizzavano incontri di preghiera, sit-in, manifestazioni pubbiche per fare pressione su Charles Taylor e sulle fazioni in conflitto allo scopo di trovare una soluzione pacifica alla guerra in atto. Leymah Gbowee ha ricevuto il Premio Nobel "per la battaglia nonviolenta a favore della sicurezza delle donne e del loro diritto alla piena partecipazione nell'opera di costruzione della pace".
I dottorandi in diritti umani hanno presentato al Premio Nobel i loro progetti di ricerca i cui temi spaziano dal diritto penale internazionale al diritto internazionale umanitario, dalla violenza contro le donne come violazione dei diritti umani all'educazione ai diritti umani, dalla governance partecipativa sulla sostenibilità culturale con riferimento alle capitali europee della cultura alla regolazione dei paesaggi urbani e al diritto urbano nelle società democratiche, dall'ortodossia cristiana e diritti umani ai diritti umani in una cornice biopolitica, dall'implementazione dei diritti economici e sociali con particolare attenzione al diritto alla salute nell'Unione Europea alla promozione della giustizia nei balcani occidentali, dai diritti umani delle persone intersessuali ai sistemi di garanzia non-giurisdizionali dei diritti sociali ed economici in Africa con riferimento al ruolo delle istituzioni nazionali per i diritti umani, dall'impatto psicosociale del traffico di manodopera in Asia alla micorofinanza come strumento di coesione e di cambiamento sociale.
Nel suo intervento il Premio Nobel per la Pace Leymah Gbowee ha sottolineato l'importanza della collaborazione tra mondo accademico e attivismo in diritti umani e costruzione della pace. Questi due ambiti hanno lavorato per troppo tempo in silenzio e separatamente. È arrivato il momento di collegare società civile e ricerca così da trovare una strategia comune per plasmare un mondo dove tutti i diritti umani e civili siano collegati e intrecciati tra loro a più livelli. L'attivismo aiuta il mondo accademico a tradurre le proprie ricerche in cambiamenti effettivi a livello locale. Tutti e due hanno da imparare gli uni dagli altri ma l'obbiettivo principale deve essere quello di diffondere le proprie scoperte e raggiungere tutti i tipi di audience in modo trasversale per favorire una cultura di pace e diritti umani.
Leymah Gbowee, considerati i passati 35 anni di ricerca nel campo dei diritti umani del Centro di Ateneo per i Diritti Umani, ha auspicato come obiettivo per i prossimi 35 anni una ricerca accessibile, che si adatta ai giovani, traducibile in libri per bambini, una ricerca attivista, educatrice. Perché i diritti umani vengano insegnati ed appresi dalla prima infanzia, i ricercatori devono essere in stretto contatto con le comunità, fondersi con esse, con il territorio e con i suoi problemi specifici. Nell’idea di Leymah Gbowee, il Centro diventerà uno spazio dove si celebrerà la nuova generazione di attivisti per i diritti umani.