genocidio, crimini contro l'umanità

Il Tribunale penale internazionale per il Ruanda condanna a 30 anni di carcere Gaspard Kanyarukiga, ex-uomo d’affari ritenuto colpevole di genocidio e crimini contro l’umanità

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© United Nations

Lo scorso 1 novembre il Tribunale penale internazionale per il Ruanda (ICTR) – istituito nel 1994 dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per giudicare le atrocità commesse durante il massacro dei Tutsi e degli Hutu moderati in Ruanda – ha condannato ad una pena detentiva di 30 anni Gaspard Kanyarukiga, ex-uomo d’affari ruandese, ritenuto colpevole del crimine di genocidio e di crimini contro l’umanità, nel caso specifico di sterminio.

Gaspard Kanyarukiga, arrestato in Sud Africa nel luglio del 2004, era accusato di aver supervisionato il massacro di circa 2.000 civili ruandesi di etnia Tutsi rifugiatisi nella Chiesa di Nyange, nel Ruanda occidentale.

Ai sensi dell’atto d’accusa presentato dal Procuratore del Tribunale di Arusha, nel 1994, Kanyarukiga condusse alla chiesa le forze di polizia e i membri della tristemente nota milizia Interahamwe. Questi ultimi cosparsero di benzina il tetto dell’edificio, appiccarono il fuoco e successivamente utilizzarono fucili e granate per uccidere coloro che vi si rifugiavano. L’imputato, oltre ad aver supervisionato tali azioni, avrebbe in un secondo momento ordinato la rimozione dei corpi e la distruzione della chiesa.

Al momento di rendere la sentenza, la Camera di primo grado si è dichiarata persuasa oltre ogni ragionevole dubbio della colpevolezza di Kanyarukiga, resosi responsabile, ai sensi dell’articolo 6 (1) dello Statuto del Tribunale, del crimine di genocidio, avendo infatti pianificato l’uccisione di membri del gruppo etnico Tutsi. Allo stesso modo, la Camera ha constatato come Kanyarukiga abbia intenzionalmente partecipato allo sterminio di civili Tutsi, consapevole del quadro di violenza su larga scala in atto contro la popolazione di quel gruppo etnico.

Per la stessa vicenda era già stato condannato anche padre Athanase Seromba, il sacerdote cattolico che aveva attirato all’interno della chiesa di Nyange migliaia di Tutsi in cerca di un rifugio. Condannato in primo grado nel 2006 ad una pena detentiva di 15 anni per aver aiutato e sostenuto gli esecutori materiali del massacro di civili Tutsi, nel 2008 la Corte d’appello del tribunale internazionale per il Ruanda gli attribuisce responsabilità più pesanti, quali l’aver direttamente commesso atti genocidari e crimini contro l’umanità. Seromba, che a tutt'oggi proclama la propria innocenza, sta attualmente scontando l’ergastolo in Benin.

Almeno 800.000 persone, per la maggior parte Tutsi e Hutu moderati, sono state uccise nel corso delle violenze del 1994.

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