Iniziative in relazione all'attacco terroristico avvenuto ad Alessandria d'Egitto il 31 dicembre 2010
Il Centro diritti umani dell'Università di Padova, membro del network di organizzazioni di società civile che costituiscono la Fondazione Anna Lindh, sottoscrive ed appoggia la Dichiarazione rilasciata dalla Fondazione in seguito all'attentato terroristico di Alessandria d'Egitto del 31 dicembre 2010, della quale viene riproposta, a seguire, la traduzione in italiano.
La Fondazione euromediterranea Anna Lindh per il dialogo tra le culture, che ha la propria sede internazionale ad Alessandria (Egitto), esprime la sua profonda tristezza e il suo profondo dolore in relazione all'attentato terroristico che ha colpito la città la notte del 31 dicembre. Il Presidente della Fondazione, André Azoulay e tutto lo staff desiderano esprimere la loro solidarietà con le vittime, le loro famiglie e il popolo egiziano.
In risposta a questo atto di violenza, la Fondazione Anna Lindh intensificherà i propri sforzi a favore del dialogo nella regione euromediterranea coinvolgendo e impegnando in questa missione tutti quelli che condividono la necessità di sradicare la cultura dell'odio e di costruire società basate sul rispetto reciproco tra persone di diverse origini, tradizioni e credenze.
Commesso contro un chiesa copta ad Alessandria, l'attacco è stato finalizzato a provocare tensioni settarie tra le diverse comunità religiose che hanno vissuto in pace in Egitto per secoli. Questo crimine, condotto contro civili che stavano praticando la propria fede assieme, richiede la mobilitazione di tutti quelli che promuovono il diritto di praticare liberamente le proprie credenze religiose. La Fondazione Anna Lindh condanna qualsiasi pretesa di sfruttare le religioni e di renderle ostaggio allo scopo di alimentare comportamenti violenti e terrorismo, mentre queste portano un messaggio di pace e fratellanza per la stragrande maggioranza dei credenti.
La Fondazione Anna Lindh ha avuto ad Alessandria l'opportunità di osservare in modo consistente come la coesistenza tra musulmani e cristiani, che è parte della vita quotidiana in Egitto, sia un bene di considerevole importanza per le relazioni pacifiche tra le diverse comunità religiose che esistono nelle società mediorientali, dalle quali hanno avuto origine. In seguito all'attacco brutale che la gente di Alessandria ha subito, la Fondazione Anna Lindh si sente più vicina che mai al popolo egiziano e alle sue Istituzioni e ha l'intenzione di preservare il patrimonio della diversità che è essenziale per costruire uno spazio euromediterraneo di pace e libertà.
Traduzione dall'inglese a cura del Centro diritti umani
Sempre in relazione all'attacco terroristico del 31 dicembre si riporta la lettera aperta, indirizzata dall'organizzazione umanitaria INTERSOS alle Comunità Islamiche d'Italia.
Cristiani in pericolo
Lettera aperta di INTERSOS alle Comunità Islamiche d'Italia
(testo della lettera)
COMUNICATO STAMPA - Roma, 3 Gennaio 2011
"Oggi vi scrivo per chiedervi di far sentire al mondo intero la vostra voce di musulmani italiani e di musulmani in Italia, ancor più di quanto già lo stiate facendo”. E’ l’invito che Nino Sergi, presidente di Intersos, rivolge alle comunità islamiche d’Italia di fronte all’ondata di crescente terrore contro le minoranze cristiane. “Una voce che mobiliti tutte le altre comunità musulmane in Europa, che susciti una reazione di indignazione comune, forte e perseverante, indirizzata alle comunità e alle autorità religiose dei paesi coinvolti, con l’imperativa richiesta di reagire decisamente e duramente di fronte a chiunque voglia usare la religione come strumento di divisione e di odio. La vostra voce avrà probabilmente più impatto e più possibilità di essere ascoltata della nostra e di quella delle nostre Istituzioni”.
“Con molti altri, mi sono sempre sentito vicino a voi - scrive Sergi - condividendo il vostro diritto di professare pienamente la vostra fede, riconosciuti e rispettati, di godere in Italia di idonei luoghi di culto, di rendere visibile la vostra presenza; non vi ho mai considerato ‘estranei’ e non ho mai pensato che l’Islam sia incompatibile con i valori che hanno costruito l’Italia e l’Europa”.
Di fronte a quanto succede in Iraq, Indonesia, Pakistan, Filippine, Nigeria, fino all’ultima strage di Alessandria d’Egitto, “occorre che nessuno ceda alla semplificazione, altrettanto dannosa, dello scontro tra religioni. Il nostro lavoro quotidiano di operatori umanitari in molti paesi con presenze etniche e religiose minoritarie - continua il presidente di Intersos - ci ha piuttosto insegnato che la coesistenza e il reciproco rispetto sono la normalità e che negli anni le comunità sono riuscite a stabilire regole di convivenza e di risoluzione dei conflitti, a reciproca garanzia di pace e prosperità. Questo desiderio di pace viene spesso annullato da scelte insensate e traumatiche, che provocano reazioni altrettanto traumatiche, da giochi politici dettati da ambizioni di potere, da osceni interessi particolari, dalla volontà di sopraffazione. La religione viene spesso usata, con l’inganno e la manipolazione, come pretesto per accendere lo scontro, mantenerlo vivo e interiorizzarlo nelle singole persone, creando divisione dove c’era concordia, odio dove c’era comprensione e concordia, spesso da molti secoli”. “Sempre più spesso - annota Sergi - la visione di una società pluralista ad essere messa in discussione e di cui le minoranze cristiane diventano l’obiettivo da colpire, come ogni altra minoranza con idee e aspirazioni proprie”.
Riprendendo le parole di condanna pronunciate dalle stesse comunità islamiche d’Italia, Sergi invita a non fermarsi. “La sfida è tanto difficile quanto immane e richiede molto di più anche da parte vostra. Occorrerà anche far conoscere questo vostro impegno, diffondere le vostre prese di posizione e i vostri messaggi di pace. Un contemporaneo appello va quindi ai Media, ai giornalisti italiani e a quelli delle testate internazionali presenti in Italia e in Europa, perché facciano conoscere ogni vostra iniziativa in tal senso”.