INTERSOS: analisi del decreto sulle missioni internazionali
La Camera dei deputati, nella seduta del 1° febbraio 2012, ha approvato, in prima lettura il disegno di legge A.C. 4864, di conversione del decreto legge n. 215 del 2011. Il provvedimento reca una serie di disposizioni volte ad assicurare, per il periodo dal 1° gennaio 2012 al 31 dicembre 2012, la proroga della partecipazione del personale delle Forze armate e di polizia alle missioni internazionali, nonché la prosecuzione degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione. Esso prevede, altresì, disposizioni urgenti per l'Amministrazione della difesa.
L’organizzazione umanitaria INTERSOS ha pubblicato un’analisi delle principali criticità del decreto sulle missioni internazionali.
L’analisi individua alcuni aspetti positivi, tra cui la riduzione del personale militare in alcune missioni, il maggiore impegno nell’area balcanica ed il lieve aumento dei fondi per le attività di cooperazione (un minimo 5,57%). Secondo INTERSOS, tuttavia, il decreto in generale “esprime un’automatica continuità con i precedenti, come se mancassero valutazioni, analisi e strategie sulle singole missioni e quindi sul significato della presenza (italiana e internazionale) nei diversi contesti e nelle mutate condizioni”.
Sono in particolare tre gli aspetti di maggior criticità.
Impiego del corpo militare della Croce Rossa Italiana, introdotto per la prima volta nel decreto. A tal proposito, INTERSOS invoca un serio ragionamento, a partire dal D.Lgs. di riorganizzazione della CRI già all’esame del Parlamento, per allineare l’Italia ai paesi più avanzati in relazione alla necessaria indipendenza di tale istituzione e alla piena applicazione dei principi umanitari.
Definizione delle deleghe al Ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione. La positiva innovazione introdotta con il Ministro per la cooperazione e l’integrazione va ora riempita di contenuti reali ed efficaci: a tal fine, occorre che il Presidente del Consiglio definisca senza ulteriori ritardi le deleghe al Ministro, anche apportando modifiche alle leggi esistenti, per favorire i necessari processi di cambiamento che la realtà internazionale e quella interna dell’immigrazione richiedono.
Missione militare in Afghanistan. La fase attuale rimane alquanto incerta e la presenza internazionale non ha ancora definito una chiara e precisa strategia, sia nella sua dimensione militare che dovrà finire, che in quella civile che deve ripensarsi e rafforzarsi. La lieve riduzione del personale militare italiano da 4200 a 4000 unità sembra confermare una continuità basata su una visione alquanto acritica, che non tiene nel dovuto conto i segnali che giungono dagli afgani e i limiti di una presenza (non solo italiana ma anche internazionale) che non riesce a valutarsi, riconoscere gli errori, modificarsi e riprogrammarsi. L’Italia potrebbe dare un maggiore contributo per delineare tale strategia nel nuovo e diverso contesto afgano e in quello regionale. Secondo INTERSOS, tale strategia dovrebbe iniziare con l’immediato smantellamento della base del PRT nel centro cittadino di Herat, una base militare fortificata osteggiata dalla popolazione e da esponenti sociali e religiosi, e seguire due direttrici: l’ampliamento della formazione del personale della sicurezza afgano, limitando la presenza militare italiana ai soli istruttori e alla loro sicurezza, e un deciso e sostanzioso programma di aiuto allo sviluppo (dieci volte superiore a quanto stabilito dal decreto) che veda gli afgani, le istituzioni ma anche la società civile organizzata, come principali attori e decisori.