Intersos: cosa pensano gli Afghani delle truppe internazionali?
Il 7 febbraio 2012, a Roma, si tiene la presentazione della prima ricerca sulle percezioni degli afghani sulle truppe internazionali. La ricerca Le truppe straniere agli occhi degli afghani. Opinioni, percezioni e rumors a Herat, Farah e Badghis è promossa dall'organizzazione umanitaria Intersos e realizzata da Giuliano Battiston, giornalista e ricercatore; si basa su una serie di interviste fatte nel 2011 nelle tre province citate che si trovano nell'area del comando regionale occidentale Isaf-Nato, sotto responsabilità italiana.
Gli interlocutori intervistati sono 72: governatori, autorità tradizionali (Shura), commercianti, insegnanti, giornalisti, religiosi, imprenditori, funzionari governativi, magistrati, operatori sociali e sindacali, gente comune. Le interviste raccolgono opinioni e giudizi interessanti e talvolta sorprendenti sulla presenza dei contingenti internazionali e sulle attività integrate civili-militari dei PRT (Provincial Reconstruction Teams).
Questa ricerca rappresenta un utile strumento di analisi a chi sia interessato a conoscere le idee degli afghani e a quanti hanno il compito istituzionale di delineare il contributo che l'Italia può portare alla soluzione del conflitto. Come ha spiegato Nino Sergi, presidente di Intersos, la ricerca nasce, infatti, dalla convinzione che ogni ipotesi futura sia destinata a rimanere fragile se non si tiene conto dei giudizi, delle percezioni e delle volontà degli afghani che, a dispetto delle tante dichiarazioni di principio in senso contrario, sono stati a lungo relegati ai margini del dibattito politico.
L'autore della ricerca, Giuliano Battiston, ha spiegato l'importanza di considerare adeguatamente le opinioni emerse per quanto possano contraddire le aspettative dei policy-makers o dell'opinione pubblica occidentale. Esse, infatti, sono diffuse e hanno un impatto, diretto o indiretto, esplicito o implicito, sul modo in cui gli Afghani percepiscono e si rapportano alla comunità internazionale. Sottovalutarle, continua Battiston, potrebbe significare perdere l'occasione, forse l'ultima, che la transizione offre alla comunità internazionale per rimediare agli errori del passato e sintonizzare i propri obiettivi con quelli della popolazione afghana.
È, quindi, importante che tali opinioni, giudizi e percezioni della popolazione siano conosciute per poi diventare materia di elaborazione politico-strategica, evitando che la formulazione delle politiche che riguardano l'Afghanistan sia appannaggio soprattutto dei policy-makers occidentali.